Rischio di narcolessia ed esposizione ad agenti tossici

Buongiorno a tutti .C’entra poco ( o in modo parziale) con la CFS , ma l’ipersonnia è un problema grande di molte persone con CFS. Questo studio, ancora del 2001, mette in relazione il famoso allele del gene HLA DQB1*0602 (quello mutato in una percentuale significativa di persone con narcolessia) e l’esposizione ad agenti tossici .

Un modello eziologico per lo sviluppo della narcolessia propone che un fattore ambientale distrugga selettivamente le cellule che producono ipocretina in individui geneticamente suscettibili, dato che potrebbero essere particolarmente sensibili agli effetti di fattori ambientali non ancora identificati. Guidati da questa impostazione teorica, i ricercatori hanno ristretto la popolazione del loro studio a individui che erano positivi per il gene HLA DQB1*0602. In questo gruppo di persone, i ricercatori hanno individuato il rischio di narcolessia associato con tossine ambientali che potevano esserci in lavori, hobby ed altre attività svolte prima dell’età di 21 anni.

Tra le persone che hanno lavorato all’età di meno di 21 anni in casa o nei dintorni di casa, solo i lavori di pittura hanno mostrato una notevole correlazione con narcolessia. Per altri tipi di lavori o esposizioni al di fuori delle mura domestiche invece il rischio di narcolessia era il doppio più alto per lavori in cui le persone erano esposte ad una varietà di sostanze come cloro, muffa, prodotti di pulizia, cherosene, amianto, fibra di vetro , benzina per aerei, agenti irritanti e fertilizzanti. Il rischio di narcolessia di quasi nove volte superiore è stato riscontrato per lavori con esposizione a metalli pesanti come piombo, mercurio o arsenico, con una correlazione significativa tra esposizione e severità della malattia.

CFS con narcolessia ?

Nella mia CFS potrebbe esserci anche presenza di narcolessia. Questo spiegherebbe sia i sonnellini ristoratori del giorno (quelli che non posso fare, a lavoro, ma che se facessi, mi farebbero vivere meglio) , sia l’aumento di peso (cosa non comune nella CFS), sia il fatto che reagisco in modo miracoloso al Provigil , farmaco di elezione per trattare la sintomatologia della narcolessia .

test latenza sonno bologna
Alcune righe del referto dell’articolato studio del sonno che feci al S. Orsola a Bologna nel 2014 (test MSLT e MWT).

Ho anche appena scoperto, leggendo su wikipedia , che non tutte le forme di narcolessia attaccano improvvisamente il malato impedendogli di continuare la sua attività crollando a terra. (“in alcuni soggetti l’intensità dell’attacco è caratterizzata da una discreta progressività temporale che gli permette di interrompere consciamente le proprie azioni ed appartarsi in un luogo adatto prima di crollare a dormire.”) . Già lo studio del sonno che feci a Bologna nel 2014 diceva che in due prove su tre (MSLT e MWT) mostrava che ero ai limiti tra la normalità ed una latenza del sonno patologica, ma ora sono peggiorato. Molto interessante quello che apprendo da Wikipedia , ovvero che sia alcuni cortisonici che farmaci antiretrovirali (già, proprio gli antivirali) sono l’ambito attuale di ricerca per curare la narcolessia.  Al S. Raffaele avrò gli specialisti migliori . Sono molto fiducioso e positivo. https://it.wikipedia.org/wiki/Narcolessia.

Qui un articolo (in lingua inglese) che spiega la differenza tra CFS e narcolessia . Nello stesso articolo si dice che una significativa minoranza dei malati di CFS/ME beneficia comunque da Provigil e Nuvigil, due farmaci attualmente utilizzati nella narcolessia. Qui invece un altro articolo molto interessante, sempre in inglese :” La sonnolenza in CFS e Fibromialgia potrebbe essere una forma di narcolessia”. Sullo stesso argomento, il recentissimo (febbraio 2016) articolo : “Nuove epidemie: la connessione tra CFS/ME, Narcolessia e PANS“. Qui sotto, il dr. Tirelli del CRO di Aviano parla di cos’è la CFS , come nasce, e come viene compromessa la qualità della vita dei malati.

Prof. Umberto Tirelli – Elisir RAI 3 "Intervista al Prof. Tirelli: CFS – Sindrome da stanchezza cronica" from Umberto Tirelli on Vimeo.

La sindrome da fatica cronica viene finalmente presa sul serio ?

Ringrazio Sara Fumagalli per la traduzione in italiano.

Un tempo respinta da molti medici come malattia psicologica, la ricerca attuale suggerisce che la CFS abbia le sue radici nelle infezioni – e c’è speranza di successo di trattamento.

di David Cox – Lunedi 4 aprile 2016

Jose Montoya era un medico tirocinante, quando il suo supervisore gli disse che se avesse continuato a specializzarsi nel trattamento della sindrome da fatica cronica (CFS), sarebbe finito senza fissa dimora. “Circa 15 anni fa, ho iniziato a lavorare con 10 pazienti che avevano avuto le loro vite devastate da questa malattia”, dice Montoya, ora professore alla Stanford University e uno dei maggiori esperti mondiali sulla malattia. “Sono stato in grado di aiutarli, così ho portato i miei risultati al mio mentore accademico e lui mi ha detto: ‘Sta commettendo un suicidio accademico. Sta trasformando la sua carriera in un pasticcio. ‘ “

Mesi dopo, Montoya, stava andando ad una conferenza a Parigi con il suo mentore e l’argomento tornò di nuovo. “C’era un senza tetto sdraiato ubriaco in strada e, indicandolo, mi disse: “Ecco come andrà a finire se continua a studiare la sindrome da fatica cronica.'”

Si stima che la CFS colpisca in tutto 1 milione di americani e circa 250.000 persone nel Regno Unito. Gli effetti possono essere devastanti. “Mio figlio ha CFS ed è solo in grado di alzarsi dal letto per una mezz’ora al giorno”, dice Mary Dimmock, un attivista della CFS che ha lavorato nell’industria farmaceutica per 30 anni. “La malattia non è tanto la stanchezza, è che i pazienti semplicemente crollano se oltrepassano la loro energia disponibile. Queste persone stanno così male che possono avere solo l’energia sufficiente per lavarsi i denti o masticare il loro cibo.”

Eppure, per gran parte degli ultimi tre decenni, la CFS è stata trattata come il proverbiale scheletro nell’armadio del mondo medico. I potenziali ricercatori sono stati spaventati dallo stigma associato alla malattia, e il finanziamento del governo è stato inesistente.

“Quando ero uno studente di medicina negli anni ’90, ci hanno istruito che i pazienti di CFS non potevano essere visti nella nostra clinica”, ricorda Montoya. “E una lettera è stata inviata a quei pazienti dicendo loro di non venire.”

Per capire perché l’industria medica abbia trattato la malattia con tale disprezzo, si deve tornare indietro al 1955, a uno scoppio improvviso di CFS presso il Royal Free Hospital di Londra che aveva colpito circa 300 persone e portato alla chiusura dell’ospedale per tre settimane. Le cause di questa misteriosa epidemia erano sconosciute, ma i risultati clinici suggerivano che qualcosa doveva aver innescato un’infiammazione nel cervello e nel midollo spinale, ma senza una causa obiettiva i funzionari della sanità incaricati di indagare l’epidemia due decenni più tardi conclusero che si fosse trattato di un caso di isteria di massa. Nel 1980, psichiatri negli Stati Uniti e nel Regno Unito coinvolti nelle indagini di un simile caso di epidemia di CFS in Nevada hanno deciso che la malattia fosse in gran parte psicogena, il risultato di pazienti che credevano di essere veramente malati e consentivano a se stessi di decondizionarsi. Si tratta di un marchio che è rimasto fino ad oggi. Nel 2011, il Trial Pace – uno studio di cinque anni sulla CFS finanziato dal governo del Regno Unito – ha raccomandato la terapia cognitivo-comportamentale e un regime di esercizio fisico graduale come trattamenti per la malattia.

Nel corso degli ultimi 20 anni, però, una manciata di scienziati ha sfidato le convenzioni, studiando più in profondità la malattia rispetto al passato, a volte su ispirazione di eventi casuali.

Il professor Garth Nicolson, fondatore dell’Istituto di Medicina Molecolare in California, ha notato un’ondata di CFS nei soldati di ritorno dalla guerra del Golfo del 1990-91, tra i quali la propria figlia. “Quanto più abbiamo guardato dentro, tanto più abbiamo scoperto che le infezioni sembrano essere la causa principale, che era il motivo per cui alcuni dei pazienti passavano la CFS ai familiari” dice. “Le infezioni non sono una causa universale, ma sono sicuramente uno dei principali fattori che contribuiscono alla malattia.”

Nicolson e altri credono che, come con tante malattie complesse, CFS sia in realtà un termine generico per tutta una varietà di malattie sottostanti – alcune psicologiche o dovute ad ansia correlata a intolleranza all’esercizio, ma molte altre che vanno fino a danni neurologici, insufficienza di produzione di energia o anche disfunzioni autoimmuni.

“Abbiamo preso malattie che non sono nemmeno collegate le une alle altre, ma poiché la fatica è il sintomo unificante, le abbiamo gettate tutte nello stesso calderone e trattate allo stesso modo”, dice Dimmock. “Se si prescrive un regime di esercizio graduale ad un paziente di CFS con una menomazione nella produzione di energia, si può fare un sacco di danni. Sarebbe come se tu mettessi tutti insieme i pazienti che soffrono di mancanza di respiro, pur avendo alla radice cause diverse che vanno dall’asma all’angina. Non li tratteresti mai come uno stesso gruppo di pazienti”.

Montoya ritiene che circa l’80% dei pazienti con CFS che ha in trattamento abbiano sviluppato la loro condizione a causa di un’infezione. Ma poichè alcuni di loro arrivano a vedere uno specialista solo quando sono malati da molti mesi o addirittura anni, i batteri o i virus responsabili si sono nascosti da lungo tempo all’interno delle cellule del corpo, il che significa che molti esami standard del sangue sembrano mostrare che non ci sia nulla di sbagliato. “Questo è il motivo per cui molti medici hanno liquidato la CFS come psicologica in passato”, dice.

Presso la Columbia University, la professoressa Mads Hornig studia le varie cause e possibili trattamenti per la CFS. “La gamma di sintomi nei pazienti con CFS è estremamente varia” dice. “In alcuni casi, c’è qualcosa che ha danneggiato i mitocondri che forniscono energia alle cellule del sistema immunitario, alle cellule del cervello e alle cellule muscolari, e tali pazienti possono migliorare molto da trattamenti come la sostituzione dei lipidi di membrana. Per altri, virus o batteri sembrano avere indotto anticorpi che possono reagire contro parti di organi, compresi il cervello e i tessuti muscolari, causando disturbi. C’è un gruppo in Norvegia che ha avuto successo con l’immunoterapia nel trattamento di alcuni pazienti con CFS”.

Ma mentre questi scienziati hanno combattuto una battaglia solitaria per molti anni, l’onda del cambiamento sembra finalmente attraversare la comunità medica.

L’anno scorso, l’Istituto di Medicina degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto che descrive la CFS come una “malattia grave, cronica, complessa e sistemica”.

Molti sperano che questo porterà a nuovi investimenti e a nuovi trattamenti. “Le aziende farmaceutiche non sono state in grado di investire nella malattia in passato poichè ci sono stati pochi finanziamenti per la ricerca accademica”, dice Dimmock. “Le aziende hanno bisogno di questa conoscenza per cercare di sviluppare farmaci.”

Montoya e Hornig hanno entrambi ricevuto assegnazioni dal National Institute of Health per identificare con maggiore precisione i sottogruppi di pazienti all’interno della CFS. “Dobbiamo cercare di sviluppare biomarcatori per la CFS che individuino quali sono le cause di fondo”, dice Hornig. “Per alcune persone può essere una flora batterica intestinale anomala che può danneggiare la funzione del sistema immunitario e il trattamento probiotico potrebbe aiutare. Altri possono avere più nebbia del cervello, disturbi del sonno che potrebbero essere dovuti a un’infezione emigrata nel loro liquido spinale, quindi hanno bisogno di un trattamento antibiotico o antivirale “.

Ma, in ultima analisi, il Santo Graal per tutti i ricercatori della CFS è quello di capire il motivo per cui alcune persone sono sensibili alla malattia, mentre altre possono essere esposte alle stesse infezioni o cause e tuttavia provare solo un piccolo cambiamento. “Questa è davvero la grande domanda”, dice Montoya. “Se si prende il virus di Epstein-Barr, che provoca la febbre ghiandolare, solo il 10-15% circa delle persone tende a continuare ad avere un prolungato caso della malattia che conduce alla CFS. Ma perché questo insieme di individui ha questo tipo di risposta a determinati virus, mentre altri no? Ci sono fattori genetici o c’è proprio un agente patogeno del tutto diverso che non abbiamo ancora scoperto? Non lo sappiamo, ma con le maggiori risorse finanziarie stanziate e con gli istituti di ricerca nel mondo arrivati alla conclusione che questa è una malattia che richiede ricerca e attenzione serie, credo che sapremo la risposta ne prossimi 5, 10 anni”.

© 2016 Guardian News and Media Limited o delle sue società affiliate.

La crisi economica é colpa di manager (e politici) psicopatici

Merita la lettura un recentissimo articolo de L’Espresso che prende in rassegna un libro che analizza i comportamenti di manager e politici che conducono al fallimento sociale ed economico delle realtà dove operano.

Sì, c’è una dimensione individuale che può essere studiata e che andrebbe studiata prima di affidare incarichi di potere in ruoli delicati ed importanti. Isabella Merzagora, Guido Travaini, Ambrogio Pennati (una psicologa, un giurista, uno psichiatra esperti di criminologia), hanno dato alle stampe un libro dal titolo che già dice molto: Colpevoli della crisi? Psicologia e psicopatologia del criminale del colletto bianco (Franco Angeli). Secondo gli autori, una delle ragioni della crisi risiederebbe nel fatto che ai vertici di molte grandi aziende, e in particolare quelle finanziarie, vi fossero persone egocentriche, prive di capacità empatiche e di identificazione negli altri, spregiudicate, manipolatorie, machiavelliche, incapaci di rimorso, narcisiste, menzognere: in pratica veri e propri psicopatici.  Quoto direttamente dall’interessante articolo de L’Espresso :

Ma quali sono le caratteristiche dei criminali finanziari che portano al disastro le aziende e in certi casi lo Stato? Difficile elencarli tutti: gli autori parlano anzitutto della cosiddetta Triade Oscura, cioè il narcisismo, la psicopatia, il machiavellismo (l’idea che il fine giustifichi i mezzi e che si possano utilizzare gli altri come strumenti per raggiungere i propri scopi). Altri, e altrettanto salienti, aspetti sono l’assenza di rimorso, la freddezza emotiva, l’egocentrismo, la manipolazione, la mancanza di empatia (il non sapersi identificare nelle sofferenze altrui). Ma ci sono anche un atteggiamento interessato al qui e ora, l’instabilità nei rapporti sentimentali, l’indifferenza, la tendenza alla gratificazione immediata, la scarsa tolleranza alle frustrazioni, la prepotenza, la paura dell’insuccesso, la mancanza di coscienza sociale, l’irresponsabilità, ma anche insicurezza e ansia, ancora la disonestà, l’impulsività, l’incapacità di pianificare, un anticonformismo ribelle, l’esternalizzazione della colpa.
Molto interessante è anche vedere i meccanismi giustificativi che vengono addotti in caso di scoperta: si minimizza il danno provocato, si nega che la vittima sia tale, si condannano coloro che condannano, ci si richiama a ideali più alti, si diluiscono le responsabilità, si adottano frasi come “Nessuno è stato danneggiato o non volevamo danneggiare nessuno”, “È come nella giungla o divori o sei divorati”, “Non sapevo fosse illegale”, “Se non lo avessi fatto io l’avrebbe fatto qualcun altro, “Il mondo è un mercato e ognuno ha un suo prezzo”, “non stavamo proprio mentendo, solo non abbiamo detto tutta la verità”, “Lo facevano tutti”, “ho fatto quello che mi hanno ordinato di fare”.
Il ricorso a queste forme di razionalizzazione (“Che sono le stesse utilizzate anche in chi è accusato di abusi sessuali”, spiega Isabella Merzagora) sono evidenti in tutti i casi presi in considerazione dagli autori: tra gli altri, quelli della Clinica Santa Rita, il caso Moses e il crac della Parmalat. Gli autori notano anche che non c’è categoria immune dalla caduta del crimine (e non lo siamo neppure noi), semplicemente il danno causato dai manager è maggiore perché chi è più in alto può provocare autentiche catastrofi. Le donne psicopatiche sono in misura nettamente inferiore, anche se va detto che i dati sono legati anche al fatto che ve ne sono poche ai vertici. In generale però, mostrano più facilmente rimorso e più facilmente si accollano la colpa.

Ho già ordinato il libro su Amazon. che ne pensate ?

Renzi ed il caso Tempa Rossa

Non è mia abitudine commentare i fatti di cronaca perché trovo spesso articoli più interessanti che condivido in rete , scritti in modo più articolato e più comprensibile e preferisco condividere quelli. Il caso di Tempa Rossa però mi lascia allibito come pochi altri.

renzi tempa rossa

Renzi continua a ribadire la necessità di “non interrompere” attività come quelle di Tempa Rossa dove gli IMPRENDITORI (occhio, IMPRENDITORI) hanno smaltito (leggi: sversato) rifiuti pericolosi (per la salute e l’ambiente) qualificandoli come pericolosi, hanno REINIETTATO nel sottosuolo rifiuti tossici della lavorazione del petrolio in un paese in cui l’aria è irrespirabile eppure è consentita la coltivazione di ortaggi, frutta, ecc. E Renzi difende a spada tratta questo modo di fare imprenditoria, e di come “il fine” (“sbloccare le opere”) giustifichi tranquillamente i mezzi (il famoso emendamento). Ci troviamo di fronte ad un caso in cui un emendamento è servito per fare opere e premiare società guidate da persone (dirigenti, ecc.) che hanno AVVELENATO l’ambiente, il territorio e le persone. Renzi è in prima linea per difendere questo modo di fare. Certo che dice che è giusto che la magistratura punisca i colpevoli, ma si capisce benissimo che per lui sono “dettagli”. In Economia politica l’inquinamento di mari, terreni, ecc. da parte di industrie ecc. viene chiamato “esternalità negativa”. Costerebbe troppo in termini di competitività (magari con la Cina ?) smaltire e depurare tutto in casa , per cui …. si scarica fuori, ed sce dal conto dell’impresa ed entra in quello di tumori , inquinamento e …spesa pubblica. Sono schifato.

Quando un medico esperto di CFS ti risponde il giorno di Pasqua.

E’ bello ricevere nel giorno di Pasqua una mail di risposta da un medico che si occupa di CFS e che ti dice, in risposta alla tua mail : “buon pomeriggio Fabio,ti ringrazio molto per la tua email. E’ bello sapere che modafinil è stato molto utile per te nella tua malattia e può essere un farmaco candidato da valutare in uno specifico sottogruppo di pazienti con CFS / ME, anche se fino ad oggi i risultati di studi di meta-analisi forniscono incongruenze. Sarà necessario continuare a lavorare sul problema e approfondire i meccanismi della neurobiologia della fatica e l’uso di modafinil.
Inoltre, come si menziona nella tua mail la terapia transcranica sarebbe una terapia utile in questi pazienti, anche se abbiamo molto pochi risultati nei pazienti con CFS / ME. Ne parlerò con il servizio di diagnostica neurologica per immagini del mio ospedale per vedere le possibilità di utilizzo.
Stiamo preparando uno studio di intervento con la supplementazione di vitamina D in 2 gruppi di pazienti con CFS / ME: Gruppo I Deficit di Vit D <25 ng / ml e Gruppo II Deficit di Vit D <10 ng / ml durante il prossimo anno.

L’avrete capito, il medico non è italiano e non mi ha scritto in italiano. Ancora una volta, per l’ennesima volta, grande Barcellona ! Buona Pasqua a tutti/e.

Depressione, tiroide, serotonina e infiammazione

dal post di Patrizia Scriboni che ringrazio.

Siamo da tempo abituati a considerare la depressione e l’instabilità del tono dell’umore come la resultante di uno squilibrio chimico che coinvolge, a livello cerebrale, sostanze come la serotonina.

Siamo stati indotti a ritenere questa una teoria accettabile, visto che la formulazione dei farmaci antidepressivi si basa su questa.

Tuttavia gli studi più avanzati suggeriscono che la depressione può essere causata principalmente da uno stato infiammatorio.

SEROTONINA

Siamo così sicuri che sia questa la sostanza che ci rende più felici?

Al fine di ottenere una prospettiva diversa sulla serotonina è necessario guardare alcuni dei suoi effetti sui tessuti e sui sistemi biologici.

La serotonina è una sostanza, un neurotrasmettitore, sintetizzato a partire da un aminoacido essenziale..il triptofano, è un precursore della melatonina ed è quindi coinvolta nella regolazione del ciclo sonno-veglia e del ritmo circadiano.

Anche la melatonina deriva, dal punto di vista biochimico, dal triptofano, ma quello che è interessante è che la melatonina esplica un’azione sulla ghiandola tiroidea tendendo infatti ad abbassare i livelli di TSH FT3 e FT4.

La Serotonina e il suo derivato, la Melatonina, sono entrambi coinvolti nella biologia del torpore e della ibernazione.

Negli animali in letargo, lo stress derivato dalla mancanza di cibo un declino causa un aumento della di serotonina e di melatonina.

Negli esseri umani e negli animali che non vanno in letargo, lo stress dell’inverno provoca cambiamenti molto simili.

La serotonina abbassa la temperatura, diminuendo il tasso metabolico.

Triptofano e melatonina sono anche ipotermici.

In inverno, sono di solito necessari aumenti (posologici o endogeni) di ormoni tiroidei per mantenere un normale tasso metabolico.

La serotonina (5-idrossitriptamina / 5-HT) è stata trovata a livello intestinale ed è stata inizialmente denominata “enteramina”, in seguito è stata trovata nel sangue e chiamata serotonina, credendo in un primo momento che fossero due sostanze diverse.

La serotonina intestinale rappresenta circa il 95% della serotonina totale nel nostro organismo e la sua funzione di base è quella di stimolare la contrazione intestinale

La serotonina ematica è coinvolta nel processo infiammatorio e la sua azione è strettamente connessa a quella degli estrogeni.

Questa sostanza è di fatto un importante mediatore di stress, shock, e infiammazione e agisce come un vasocostrittore che ostacola la circolazione in una grande varietà di situazioni.

Lo stress altera il metabolismo, e la serotonina sopprime la produzione di energia mitocondriale.

Lo stress e shock tendono ad aumentare l’assorbimento di endotossina batterica nell’intestino e le endotossine provocano il rilascio di serotonina dalle piastrine nel sangue.

L’ipotiroidismo indirettamente aumenta l’attività della serotonina, in quanto aumenta la cosiddetta dominanza estrogenica.

Gli estrogeni inibiscono l’enzima monoamino ossidasi (MAO) che provoca un aumento dell’attività e della concentrazione della serotonina. Il progesterone ha l’effetto opposto sulla MAO.

Gli estrogeni agiscono anche aumentando la triptofano idrossilasi un enzima coinvolto nella sintesi della serotonina (Hiroi et al. 2006).

La serotonina provoca vasospasmo e vasocostrizione e promuove la coagulazione.

Questa sostanza aumenta anche la permeabilità vascolare (Majno e Palade 1961) e causa infiammazione a livello intestinale (Bischoff 2008); l’elevazione dei valori di serotonina è un marker per appendicopatia, (Kalra et al. 1997).

Secondo alcuni studi un aumento della serotonina è presente in alcune condizioni infiammatorie intestinali, tra cui IBS, celiachia e morbo di Crohn (Spiller 2007).

Come detto sopra la presenza di endotossine provoca il rilascio di serotonina (Davis et al. 1961).

Questo non può sorprenderci dato che secondo alcuni studiosi induce infiammazione, edema e leakiness (Sharma et al.1990 ).

la serotonina ha alcuni altri effetti spiacevoli, tra i quali quello di aumentare la glicolisi e quindi la produzione di lattato, provocando perciò l’inibizione della respirazione mitocondriale (Assouline-Cohen et al. 1998), promuovendo la glicolisi si diminuisce la produzione di ATP (Koren-Schwartzer et al. 1994), e (Mahler e Humoller 1968).

Un altro studio ha evidenziato che la serotonina induce edema mitocondriale (Watanabe et al. 1969), questo studio ha anche riscontrato che l’ATP ha invertito questo fenomeno, suggerendo che l’ATP e la serotonina agiscono attraverso opposti meccanismi bioenergici.

L’evidenza suggerisce un possibile ruolo della serotonina in condizioni neurodegenerative; infatti i potenziatori della ricaptazione della serotonina (abbassano la serotonina) contrastano l’atrofia dei dendriti (McEwen et al. 1997).

Vediamo altri studi

La riduzione dei livelli di noradrenalina, serotonina e dopamina non produce depressione negli esseri umani.

Anche se alcuni pazienti depressi hanno bassi livelli di serotonina e noradrenalina, la maggior parte non li hanno. Diversi studi indicano che solo il 25 per cento dei pazienti depressi hanno bassi livelli di questi neurotrasmettitori.

Alcuni pazienti depressi hanno anormalmente alti livelli di serotonina e noradrenalina, e alcuni pazienti senza storia di depressione hanno bassi livelli di queste sostanze.

Allora forse il nocciolo della questione è una alterata produzione endocrina, uno stato infiammatorio, anche a livello intestinale e una alterazione possibilmente conseguente sul sistema immunitario?

LA DEPRESSIONE È FORSE UN SINTOMO? E NON UNA PATOLOGIA INDIPENDENTE?

Secondo le,più recenti ricerche la depressione è un segno, cioè l’espressione di una attivazione cronica del sistema immunitario, cioè un sintomo di infiammazione cronica.

Una grande quantità di ricerca suggerisce che la depressione è associata a una risposta infiammatoria cronica ed è accompagnata da un aumento dello stress ossidativo.

In un articolo pubblicato da Berk et al, gli autori hanno presentato diverse linee di prove a sostegno del legame tra depressione e infiammazione

La depressione è spesso presente nelle malattie infiammatorie acute.

Livelli più elevati di infiammazione aumentano il rischio di sviluppare depressione.

La somministrazione di endotossine che provocano sintomi di infiammazione in persone sane provocano sintomi depressivi.

Un quarto dei pazienti che assumono l’interferone, un farmaco usato per trattare l’epatite C e che causa uno stato infiammatorio, sviluppano depressione maggiore.

La remissione della depressione clinica è spesso associata a una normalizzazione dei marker infiammatori.

Durante una reazione infiammatoria si formano sostanze chimiche chiamate “citochine”, queste includono il fattore di necrosi tumorale (TNF), interleuchina (IL) -1, e interferone (IFN) ?.

Già dai primi anni 1980 si sa che le citochine infiammatorie producono una vasta gamma di sintomi psichiatrici e neurologici tipici della depressione.

È interessante notare che gli antidepressivi (soprattutto SSRI) hanno dimostrato di ridurre la produzione di citochine pro-infiammatorie come TNF-?, IL-1, interferone IFN-? e aumentare la produzione di citochine antinfiammatorie.

Questo suggerisce che gli SSRI sono anti-infiammatori, e devono la loro azione antidepressivi alla azione riducente dello stato infiammatorio.

Quindi se la connessione tra infiammazione, squilibrio endocrino, endotossine, alterazione della permeabilita intestinale, sistema immunitario ci convince, cosa dobbiamo fare?

A dirsi è ormai facile…a farsi, forse un po’ meno!

Il nostro stile di vita, le nostre abitudini alimentari, l’inquinamento ambientale, le modificazioni OGM, i pesticidi soprattutto di nuova generazione, gli squilibri endocrini (surreni, tiroide, ipofisi, pineale, pancreas), infezioni croniche, mancanza di sonno, obesità, carenza di Vit D e stress cronico, sono tutti aspetti che devono essere analizzati ed eventualmente affrontati e corretti.

La medicina funzionale ci dà una mano in questo processo di ricostruzione della salute perché è l’unico approccio medico che valuta la persona in tutti questi aspetti.

Buon lavoro di ristrutturazione dello stato di salute a tutti e buona giornata

Oggi è primavera, che la rinascita ci accompagni!

RIFERIMENTI PRINCIPALI

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25439045

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7708925?dopt=Abstract

http://bmcmedicine.biomedcentral.com/…/10.…/1741-7015-11-200

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21037214?dopt=Abstract

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10088138?dopt=Abstract

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22271002?dopt=Abstract

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8243274?dopt=Abstract. Ho preso in prestito da un altro gruppo dove c e una splendida e bravissima donna che pubblica cose molto interessanti

Tre nuovi biomarcatori per la ME/CFS

Tre differenti team di ricerca di Canada, Regno Unito ed Australia hanno recentemente pubblicato le loro scoperte di importanti nuovi bio-marcatori per la ME/CFS (sindrome da fatica cronica/ encefalomielite mialgica). I bio-marcatori sono sostanze biologiche che possono essere ottenute dai pazienti e misurate in laboratorio per indicare la presenza della malattia.

Nella prima ricerca, il team dell’Università di Alberta (Edmonton, Canada) ha trovato alcune molecole immunitarie (citochine IL-1?, 6 and 8) a livelli alterati nei pazienti ME/CFS. I loro risultati preliminari suggeriscono che queste citochine “possono essere utilizzare come validi biomarcatori, indipendentemente dall’età, nel diagnosticare una ME/CFS.

Link allo studio, in lingua inglese: http://bmcimmunol.biomedcentral.com/…/10.…/s12865-016-0142-3

Nel secondo studio, i ricercatori dell’Università St. George di Londra hanno scoperto “una espressione microRNA alterata nel sangue periferico delle cellule mononucleari dei pazienti ME/CFS , che sono potenziali biomarcatori diagnostici”. Hanno trovato il maggiore differenziale di funzionamento microRNA nelle cellule Natural Kiler (un tipo particolare di globuli bianchi) che è compatibile con la disfunzione immunitaria tipicamente trovata nei pazienti ME/CFS.

Articolo integrale in lingua inglese: http://journals.plos.org/plosone/article…

Per ultimo, ma non per questo meno importante, i ricercatori del Centro Nazionale per la Neuroimmunologia e le nuove malattie (NCNED) della Università di Griffith , nel Queensland in Australia, hanno annunciato un nuovo test di diagnosi per ME/CFS e stanno cercando attivamente partner commerciali per sviluppare e rendere disponibile sul mercato il test.

Il comunicato stampa di NCNED  https://app.secure.griffith.edu.au/…/screening-test-for-chr…

Un articolo informativo sul lavoro di NCNED: http://www.abc.net.au/…/chronic-fatigue-syndrome-ne…/7236182

La mia prima visita per la CFS a Pisa dalla dr.ssa Bazzichi

Il 17 marzo sono stato alla visita per CFS presso l’ambulatorio CFS dell’Ospedale S. Chiara di Pisa (visita prenotata otto mesi fa) con la dr.ssa Laura Bazzichi (che vedete intervistata qui sotto nella puntata di Elisir dedicata alla stanchezza e alla fibromialgia ed alla stanchezza cronica dal minuto 20).Probabilmente anche questa volta non migliorerò e guarirò , ma l’attenzione che mi è stata riservata è stata davvero qualcosa di mai visto finora, nemmeno con i medici in regime privato. L’approccio è diverso.  Ah, il costo del ticket senza esenzione per reddito (ce l’avrò dalla prossima visita) più basso di quello in Veneto con esenzione per reddito. Giusto perché siamo i migliori sempre in Veneto (e infatti i regionali per Lombardia e Piemonte si fermano a Verona, dev’essere il “Veneto ai Veneti”) . In pratica dovrò tornare tra circa un mese per una giornata già organizzata da loro (cosa che il davvero pessimo ambulatorio CFS a Bologna non fa, vera inutilità di servizio) con vari tipi di esame.

Io, Simona, mamma e Salvatore accanto alla Torre di Pisa, usciti da poco dall’ambulatorio di Reumatologia dell’ospedale S. Chiara di Pisa, per una brevissima passeggiata. Tempi strettissimi per riprendere il treno per Firenze prima e per Padova dopo, il 17 marzo 2016.

Che sorpresa , che mi sia stato proposto da loro l’esame della calprotectina fecale (!) che si usa anche per vedere la permeabilità intestinale (sono gli unici che hanno dato peso anche alla mia duodenite bulbare che non è andata via nemmeno con cicli di inibitori della pompa protonica) , ma anche il test lattato ammonio che mi suscita grande interesse per la reazione paradossa che ho all’assunzione di L-Ornitina , nota per convertire l’ammoniaca in urea (il ciclo dell’urea è anche dove agisce l’immunomodulatore Viruxan che mi aumenta in modo davvero forte l’astenia, e mancano ancora 9 mesi alla fine…) . Un esito fuori dalla norma del test lattato ammonio potrebbe suggerire un approfondimento mitocondriale (che farei al San Raffaele) e una integrazione con Q10 ecc. con le dosi OPPORTUNE , che potrebbero essere ben più alte di quelle che mi diede il prof. Genovesi a Roma e che non hanno funzionato. Infine, sempre nella stessa giornata, avrò una visita con un nutrizionista. So da sempre che, a maggior ragione nella CFS , una corretta alimentazione è importante ma non speravo che in un ambulatorio integrato CFS pensassero anche a questo, in regime di SSN (160 euro per prima visita di un nutrizionista a Padova non me li posso permettere). Infine, mi ha fatto piacere per una volta vedere un medico (la dr.ssa Bazzichi) sarcastica per la scomparsa del servizio pubblico CFS ad Aviano che diventa solo per chi ha soldi da spendere. Vedere qualcuno che riesce ancora a indignarsi per queste cose mi scalda il cuore. 

Gli esami che eseguirò in regime di Day service con il SSN a Pisa tra circa un mese.
Gli esami che eseguirò in regime di Day service con il SSN a Pisa tra circa un mese.