La crisi economica é colpa di manager (e politici) psicopatici

Merita la lettura un recentissimo articolo de L’Espresso che prende in rassegna un libro che analizza i comportamenti di manager e politici che conducono al fallimento sociale ed economico delle realtà dove operano.

Sì, c’è una dimensione individuale che può essere studiata e che andrebbe studiata prima di affidare incarichi di potere in ruoli delicati ed importanti. Isabella Merzagora, Guido Travaini, Ambrogio Pennati (una psicologa, un giurista, uno psichiatra esperti di criminologia), hanno dato alle stampe un libro dal titolo che già dice molto: Colpevoli della crisi? Psicologia e psicopatologia del criminale del colletto bianco (Franco Angeli). Secondo gli autori, una delle ragioni della crisi risiederebbe nel fatto che ai vertici di molte grandi aziende, e in particolare quelle finanziarie, vi fossero persone egocentriche, prive di capacità empatiche e di identificazione negli altri, spregiudicate, manipolatorie, machiavelliche, incapaci di rimorso, narcisiste, menzognere: in pratica veri e propri psicopatici.  Quoto direttamente dall’interessante articolo de L’Espresso :

Ma quali sono le caratteristiche dei criminali finanziari che portano al disastro le aziende e in certi casi lo Stato? Difficile elencarli tutti: gli autori parlano anzitutto della cosiddetta Triade Oscura, cioè il narcisismo, la psicopatia, il machiavellismo (l’idea che il fine giustifichi i mezzi e che si possano utilizzare gli altri come strumenti per raggiungere i propri scopi). Altri, e altrettanto salienti, aspetti sono l’assenza di rimorso, la freddezza emotiva, l’egocentrismo, la manipolazione, la mancanza di empatia (il non sapersi identificare nelle sofferenze altrui). Ma ci sono anche un atteggiamento interessato al qui e ora, l’instabilità nei rapporti sentimentali, l’indifferenza, la tendenza alla gratificazione immediata, la scarsa tolleranza alle frustrazioni, la prepotenza, la paura dell’insuccesso, la mancanza di coscienza sociale, l’irresponsabilità, ma anche insicurezza e ansia, ancora la disonestà, l’impulsività, l’incapacità di pianificare, un anticonformismo ribelle, l’esternalizzazione della colpa.
Molto interessante è anche vedere i meccanismi giustificativi che vengono addotti in caso di scoperta: si minimizza il danno provocato, si nega che la vittima sia tale, si condannano coloro che condannano, ci si richiama a ideali più alti, si diluiscono le responsabilità, si adottano frasi come “Nessuno è stato danneggiato o non volevamo danneggiare nessuno”, “È come nella giungla o divori o sei divorati”, “Non sapevo fosse illegale”, “Se non lo avessi fatto io l’avrebbe fatto qualcun altro, “Il mondo è un mercato e ognuno ha un suo prezzo”, “non stavamo proprio mentendo, solo non abbiamo detto tutta la verità”, “Lo facevano tutti”, “ho fatto quello che mi hanno ordinato di fare”.
Il ricorso a queste forme di razionalizzazione (“Che sono le stesse utilizzate anche in chi è accusato di abusi sessuali”, spiega Isabella Merzagora) sono evidenti in tutti i casi presi in considerazione dagli autori: tra gli altri, quelli della Clinica Santa Rita, il caso Moses e il crac della Parmalat. Gli autori notano anche che non c’è categoria immune dalla caduta del crimine (e non lo siamo neppure noi), semplicemente il danno causato dai manager è maggiore perché chi è più in alto può provocare autentiche catastrofi. Le donne psicopatiche sono in misura nettamente inferiore, anche se va detto che i dati sono legati anche al fatto che ve ne sono poche ai vertici. In generale però, mostrano più facilmente rimorso e più facilmente si accollano la colpa.

Ho già ordinato il libro su Amazon. che ne pensate ?

Lascia un commento