L’indifferenza in bus per le mie stampelle

Ho fiducia in molte delle nuove  generazioni proprio per questo, perché spesso non sono maleducate ma ineducate. Il mio pensiero , leggendo questa bella lettera, va a Moni Zani che stamattina mi ha scritto un bel messaggio e con la quale abbiamo parlato di educazione alle nuove generazioni. Dalla pagina del “Mattino di Padova” di martedì scorso.

“L’indifferenza in bus per le mie stampelle”

Ho 43 anni e da una settimana cammino temporaneamente con le stampelle per un’operazione al ginocchio. Non potendo guidare, utilizzo ogni giorno l’autobus per tornare da fisioterapia. È l’ora di pranzo e l’autobus è spesso pieno di studenti, tra i 14 e i 18 anni, che escono da scuola e tutti i posti a sedere sono occupati. Con piacere ho notato che su ogni autobus c’è un cartello che invita a lasciare il posto a sedere a chi ne ha più bisogno e, ovviamente, ci sono dei sedili (contraddistinti da un adesivo) destinati alle persone con ridotte capacità motorie. In una settimana ho preso 6 autobus in cui non c’era posto a sedere. Una volta un signore di una certa età ha invitato un ragazzo a lasciarmi il sedile e, a seguito di questo invito, un altro ragazzo mi ha aiutato con le stampelle. Quattro volte ho chiesto io a dei ragazzi di cedermi il posto (destinato a persone con ridotte capacità motorie) visto che nessuno aveva fatto cenno di alzarsi. E una volta ho fatto una prova: anziché chiedere il posto, ho aspettato con le stampelle in bella vista. E ho aspettato venti minuti, fino a quando è stata ora di scendere. Il ragazzo che era seduto accanto a me mi ha guardato più volte e… niente, nulla. Devo essere sincero, nei miei viaggi in autobus mi sarei aspettato più trambusto, più vociare di adolescenti, più confusione di ragazzi che escono da scuola. Invece ho trovato tranquillità, chiacchiere a bassa voce, tanti telefonini e cuffiette, nessuna scurrilità. Però non ho trovato attenzione per quello che succede a mezzo metro di distanza, per le persone che potrebbero avere bisogno di quel sedile con il simbolo della persona con il bastone e su cui sta seduto un ragazzo nel pieno delle sue forze. Ho trovato lo stupore nei visi di quei ragazzi a cui ho chiesto di potermi sedere; ho visto disinteresse negli sguardi dei ragazzi che mi vedevano in piedi in autobus con zaino e due stampelle; ho notato sorpresa nel volto della ragazza a cui ho detto “grazie” prima di scendere alla mia fermata. Due ragazze dopo avermi ceduto il posto (su mia richiesta) si sono messe a raccontare davanti a me aneddoti personali di persone anziane (“avrà avuto almeno sessant’anni”) che si erano comportate in maniera ridicola in precedenti viaggi in autobus. L’ho trovata una curiosa associazione di pensieri. Comunque, non ho trovato maleducazione, ho visto ineducazione. Mi hanno guardato tutti come se non capissero, come se nessuno gli avesse mai detto che in autobus si cede sempre il posto a chi ha più bisogno, come se avessi fatto e chiesto qualcosa di strano e che, in fondo, non li riguardava.