La beffa dei congiunti

Riporto qui ” a futura memoria” l’articolo scritto sul Corriere della Sera da una brava giornalista che ha saputo interpretare esattamente come sono stato trattato dallo Stato in cui vivo con la scelta del lockdown. Tagliato fuori.

https://www.corriere.it/cronache/20_maggio_03/coronavirus-single-senza-congiunti-beffa-fase-2-0ffd88f2-8d30-11ea-876b-8ec8c59e51b8.shtml

Il tema è stato finora nascosto sotto il tappeto, come si fa per tutti quelli scomodi. Ma la condizione psicologica in cui le persone sole e single, con questo intendendo chi non ha un affetto stabile, hanno dovuto vivere il lockdown, a questo punto non può più essere taciuta. Si è trattato di una condizione traumatica, nella quale alla paura di contrarre il virus, propria di chiunque, si è aggiunta la pena di dover trascorrere due mesi lontani da qualsiasi, non dico abbraccio, ma persino sguardo caro. (Qui tutte le regole in vigore dal 4 maggio e qui la circolare del Viminale su cosa è consentito e cosa no )

A tutti i single la vita è resa possibile dalle amicizie e, quando nemmeno queste ci sono, da quello che io chiamo “cornice sociale”: si può essere anche soli, ma nella vita normale l’umanità intorno è molto più che uno sfondo, è sostanza. Lo è anche quando i più soli si avventurano al cinema, a una mostra, a una camminata all’aperto. Per chi è solo davvero, l’umanità circostante, per quanto sconosciuta, è necessaria come l’aria. Il lockdown ha del tutto annullato questo conforto. Certo, qualcuno si è affacciato alla finestra, i più fortunati al balcone. Dopodiché è stato silenzio, solitudine fitta, a volte paura.

Si può fare finta di niente e considerare solo la sussistenza delle persone, ma noi siamo anche altro che una pancia da sfamare. Se non ci credete, chiedete agli psicologi, chiedete quanto sostegno hanno dovuto fornire in questo periodo. Personalmente, mi è bastato leggere le testimonianze del mio forum sui single, Supplemento singolo, per capirne le difficoltà.

La Fase 2 i single l’hanno aspettata con una trepidazione che non credo sia stata pari a quella di chiunque altro. La possibilità di rivedere gli amici, o anche semplicemente un’umanità più vasta e palpitante di quella in coda a un supermercato, era l’orizzonte la cui vista, in lontananza, rendeva possibile tanta pena. Ed ecco finalmente il decreto del governo, con quella parola “congiunti”, dopo tradotta in “affetti stabili”, che è stata una doccia fredda.

A chi governa vorrei dire che non tutte le persone hanno congiunti, molte hanno congiunti irraggiungibili per via del lockdown. A chi governa vorrei dire che se il principio, concordabilissimo, è quello di non far risalire la curva dei contagi, la regola deve essere quella di vedere meno persone possibili e con tutte le precauzioni. Allora qualcuno deve spiegarci perché da domani ci sarà qualcuno che potrà vedere i parenti e persino gli affini (!) sino al sesto grado (i figli dei cugini per intenderci) e qualcun altro che non potrà vedere nessuno, perché è single e non ha congiunti raggiungibili.

La circolare del Viminale, nel chiedere di applicare il buon senso alle forze dell’ordine, conferma che gli amici sono esclusi dal novero dei congiunti. Ma questo non è buon senso.

Sarebbe facile per chi è solo senza congiunti aggirare la norma, fingendo di incontrare un figlio di un cugino. Ma siamo adulti e responsabili. Personalmente preferisco prendere una multa proclamando che vado a vedere la mia migliore amica, che considero (ed è) un affetto stabile, che prendere in giro chi lavora per la mia sicurezza.

Le persone non sono un gregge, come suggerisce scherzosamente Checco Zalone, hanno una testa. Le norme hanno il dovere di essere razionali per avere, oltre alla mera osservanza, anche il nostro rispetto.