Grazie per gli auguri che ci hai fatto , e scusa perché solo pochi di noi , in questo Paese, hanno pensato al dolore che provavi tu, che sei dovuto andare in Svizzera per lasciare questo dolore.
Autore: fable
Ftalati, parabeni e lo sconvolgimento del sistema endocrino
Nella puntata di Presadiretta del 13 marzo 2017 c’è stato un interessante video , corredato da documentazione medica, che riguarda la “femminilizzazione” di molti nascituri dovuta alla presenza di prodotti che si trovano sia nei cibi (scatolame), addirittura nelle bustine del té, sulle giacche antipioggia , e che vengono assorbiti nella pelle e da lì finiscono in tutto il corpo.

Ho scoperto che ci sono dei siti gratuiti dove sapere se saponi, doccia schiuma ecc. che utilizziamo contengono ingredienti “inaccettabili”, ovvero consentiti in piccola quantità ma che, miscelati agli altri, sono noti per moltiplicare i loro effetti sul sistema endocrino e riproduttivo. C’è un sito che illustra quali prodotti che si possono trovare nei supermercati sono meno dannosi anche se è aggiornato al 2015, mentre c’è un APP “Icea check” che consente di controllare se gli ingredienti di un prodotto sono dannoso.
Ho scoperto per esempio che i prodotti Avené, in vendita nei supermercati come di alta qualità contengono prodotti dannosi per la salute, come pure il mio prodotto che uso da anni, il doccia schiuma Dove.
Per il momento sono passato ai prodotti viiverde Coop, da cui il sapone liquido ed il docciaschiuma, che contengono prodotti INCI non dannosi. Il sito che però ho apprezzato di più è “Biotiful“, dove si possono inserire i nomi dei prodotti cosmetici più diffusi e scoprire se e quanti ingredienti pericolosi per la salute contengono.
Quell’esperimento sulla crescita dei semi vicino ad una rete wi-fi
Mi è capitato di vedere condiviso oggi da amici un articolo interessante su un premio vinto da una classe di studenti danesi che avrebbero mostrato che in presenza di reti wi-fi i semi di alcune piante non nascono o mutano.

Ancora più interessante però è un altro articolo che nutre forti dubbi sulla validità dell’esperimento ed i motivi che porta a supporto delle sue tesi.
E’ l’articolo che ho scelto di tradurre (troverete la traduzione nei prossimi giorni) per questo semestre.
Narcolessia, prima di arrivarci le paure e la disperazione dei genitori.
Troppi brividi hanno percorso il mio corpo mentre leggevo la lunga testimonianza di un papà (e di una mamma) per cercare di capire cosa non andava nel figlio , tra errate diagnosi, sensi di colpa, paure e infine la causa dei crolli del figlio: la narcolessia.
La riforma della Pubblica Amministrazione: solo bastone e niente carota
(da una email di CUB)
Prima del cosiddetto “decreto Brunetta” (D.Lgs 150 del 2009), nella contrattazione nazionale ed aziendale c’era un minimo di riconoscimento all’anzianità di servizio dei pubblici dipendenti, quale elemento di acquisita professionalità.
La spinta esasperata verso una valutazione delle cosiddette “performance”, introdotta dal Decreto Brunetta nel 2009, ha spazzato via l’incidenza dell’anzianità di servizio e dell’esperienza accumulata negli anni da ogni singolo lavoratore nelle progressioni economiche e nei compensi del salario accessorio.
Le valutazioni dei dipendenti della PA sono ad oggi ancorate a giudizi di dirigenti, dell’utenza e di organismi esterni (O.I.V.). Con l’introduzione dell’OIV si è preferito dare soldi a soggetti esterni invece di una giusta retribuzione a oltre tre milioni di lavoratori della PA.
Si tratta di fatto di persone che valutano le performance di chi opera nella P.A., pur non sapendo nulla del soggetto da valutare, delle difficoltà e del contesto in cui esso opera, della carenza o meno d’organico in quel posto di lavoro, di quali strumenti dispone per lavorare.
L’utente/cittadino, invece, si lamenta giustamente per l’assenza o per la scarsità di servizi pubblici in generale … e la prima interfaccia è il pubblico dipendente.
Nella pubblica amministrazione, da almeno vent’anni, si è cercato di togliere salario accessorio certo per tutti i lavoratori, giustificandolo con questo tipo di meritocrazia. Alla soglia degli anni ’90 sono stati aboliti dalla contrattazione nazionale gli scatti biennali di anzianità, pur presenti attualmente in tutti i contratti di lavoro privati, per sostituirli con premi e progressioni legati esclusivamente al merito, quello deciso da dirigenti e organismi esterni; fino al paradosso dell’ex Ministro Brunetta che ha deciso, per legge, che il 25% dei dipendenti fosse un incapace, attribuendo quindi il 50% dei fondi del salario accessorio soltanto ad un 25% di dipendenti “bravi”.
COSA STA METTENDO IN DISCUSSIONE L’ATTUALE GOVERNO?
E’ stato introdotto in modo chiaro ed inequivocabile un inasprimento delle sanzioni e dei procedimenti disciplinari dei dipendenti, quindi un netto peggioramento delle condizioni di lavoro. Si potenziano i meccanismi esterni di valutazione, quindi OIV e utenza, che promuoveranno o bocceranno il lavoratore.
In realtà con la meritocrazia cosi? impostata si è messo in moto un meccanismo contorto che ha il solo scopo di tagliare ulteriori fondi alle pubbliche amministrazioni, spartire le poche risorse rimaste a disposizione, destinandole a pochi lavoratori per “Legge”.
Un meccanismo che ha effetti devastanti tra i pubblici dipendenti che sanno bene che i servizi all’utenza sono resi spesso soltanto grazie al lavoro e alla professionalità degli operatori, nonostante le mille difficoltà e le carenze di ogni tipo!
Contestualmente ai dipendenti pubblici non sono stati rinnovati i contratti di lavoro da 8 anni e si vuole rilanciare un recupero salariale con fondi che ad oggi non sono certi perchè non stanziati da leggi di bilancio.
Il blocco del turn over degli ultimi decenni ha causato tagli lineari del personale con perdite di migliaia di posti di lavoro, ed è stato finalizzato all’esternalizzazione e alla privatizzazione di servizi pubblici sui quali gli affaristi traggono profitto.
Per giustificare tutto questo, si è lanciata una vergognosa campagna contro la figura del pubblico dipendente, alimentata dalla politica che sa bene che i contratti già prevedono misure disciplinari applicabili in modo rapido ed efficace, ma senza contravvenire alle norme che garantiscono il giusto diritto alla difesa (invocato dai politici quando riguarda se stessi, come ancora una volta dimostrato nella vicenda di autoassoluzione reciproca Lotti/Minzolini!)
Investire nella Pubblica Amministrazione significa dotarla del giusto numero di personale, assumendo personale giovane (la carenza d’organico ad oggi è stimata intorno al 30% e l’età media degli assunti è di 54 anni), di retribuirlo adeguatamente (i dipendenti pubblici sono pagati il 20% in meno rispetto ai lavoratori privati), di investire risorse in strumentazioni. Significa semplificare procedure ed intervenire su leggi e disposizioni incomprensibili, che complicano la vita a tutti: cittadini ed operatori.
Constatiamo invece che negli ultimi decenni è aumentata in modo esponenziale soltanto la forbice degli stipendi tra Dirigenza e lavoratori nella PA, senza alcun controllo reale, quello che invece viene imposto a tutti, dipendenti pubblici e privati. Per questo respingiamo la cosiddetta “riforma Madia”: basta con le ipocrisie! Basta con l’attribuire ai lavoratori le responsabilità di una politica attenta soltanto ai propri interessi, elettorali propagandistici e personali.
L’approfondimento sul mio microbiota e ME/CFS fatto da Ken Lassen
Thiene. Sindrome da stanchezza cronica. I genitori di Valerio: “Oltre al dramma anche la beffa di chi rende nostro figlio invisibile’
da http://www.altovicentinonline.it/attualita-2/thiene-sindrome-da-stanchezza-cronica-i-genitori-di-valerio-oltre-al-dramma-anche-la-beffa-di-chi-rende-nostro-figlio-invisibile/
Della CFS, la malattia che 17 anni fa ha reso “invisibile” il loro figlio Valerio, Chiara e Girolamo ne vogliono parlare a più non posso, aiutando gli altri con l’Associazione CFS Veneto di Thiene. La sindrome da fatica cronica (CFS), svuota ed affatica, sia fisicamente che mentalmente, il paziente che spesso si trova di fronte dei muri veri e propri, rendendolo invisibile e non creduto dai medici.

Una famiglia schiaffeggiata dal calvario doloroso e senza fine in cui è finito il proprio figlio, le ansie e le paure di domande che non trovavano risposta, fino all’inesorabile sentenza. Quella fatica cronica ed aggressiva che tutt’oggi si mangia l’esistenza di Valerio prende il nome di CFS (chronic fatigue syndrome), che non senza fatica di fronte alle commissioni per l’invalidità viene riconosciuta, sebbene l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’abbia inserita nella classificazione internazionale delle malattie.
Due genitori, Chiara e Girolamo che di tutto il dolore, le tribolazioni che hanno sconvolto l’esistenza di Valerio, vogliono usarlo a beneficio di altre persone, portandole a conoscenza di cos’è la CFS: “Perché se è conosciuta nella letteratura scientifica è poco riconosciuta soprattutto nell’ambiente medico – spiega il papà Girolamo Carollo presidente dell’Associazione CFS Veneto – La nostra associazione è nata come costola della CFS Pavia, di cui facciamo parte, già attiva dal 2004”.
Una malattia subdola che si manifesta dopo un evento infettivo, come un’influenza o un banale raffreddore, e il sistema immunitario reagisce in maniera anomala manifestando i sintomi della malattia. Sebbene da più di 25 anni se ne sia iniziato a parlare in Italia tramite Umberto Tirelli primario oncologo di Pordenone e specialista in stanchezza cronica, ancora parecchi medici faticano a centrare la diagnosi corretta che finora ha colpito 500 mila italiani.
“Solo con la nostra associazione abbiamo 30 casi in Veneto – continua la mamma Chiara Sacchetto – Di cui 8 nel vicentino. Se riconosciuta precocemente, sotto ai 18 anni, si può avere un’elevata percentuale di miglioramento”.
Per questo l’associazione Cfs Veneto si avvale della preziosa collaborazione di Caterina Zilli pediatra di Albignasego ed esperta in Cfs che visita, al limite della gratuità, i bambini che segnalano i sintomi della malattia nel proprio ambulatorio assieme al dottore Baritussio.
Ma come capire se la fatica quotidiana è una patologia invalidante? “La fatica è malattia quando il paziente presenta la riduzione di almeno il 50% delle attività fisica-mentale- sociale per almeno 6 mesi – spiega Carollo – Per almeno 3 mesi se il paziente è un bambino. Il tutto associato ad un sonno non ristoratore, perdita di memoria e concentrazione, dolori ai muscoli e alle ossa, febbriciola, faringodinia, linfoadenomegalia e cefalea”.
“Il nostro scopo è di informare, diffondere quanto più possibile sulla CFS – spiegano Chiara e Girolamo – Sviluppando una rete sempre più ampia di collaborazioni e contatti con altre associazioni e strutture pubbliche e non, per tutelare i malati di Cfs come nostro figlio”. Perché una malattia come la CFS non permette più una vita normale: tutto ciò che ogni giorno si affronta tranquillamente, sia andare a scuola o al lavoro, per i malati Cfs è ‘concesso’ in via limitata se aggrediti dalla malattia in forma lieve, se grave il loro destino è restare chiusi in casa, tra atroci dolori dovuti ad un minimo sforzo fisico (anche il semplice atto di infilare un paio di calzini), concentrazione mentale sempre più scarsa.
Colpisce soprattutto i giovani e negli ultimi anni i casi pediatrici sono in costante aumento. Con la loro associazione CFS Veneto, Girolamo e Chiara, vogliono essere una presenza sul territorio, portare tutta la conoscenza possibile e soprattutto la forte collaborazione che hanno avviato coi medici di base: “Possiamo dire che qua da noi, nel male che fa vivere questa malattia, c’è un’isola felice – conclude Girolamo- I medici di base e i pediatri della zona hanno interagito subito bene, abbiamo partecipato come relatori esterni a dei corsi per infermieri, in modo che nell’ambiente sanitario sia quanto prima e quanto più riconoscibile la malattia”.
E soprattutto che la burocrazia di una commissione che deve giudicare l’invalidità del paziente affetto da CFS non sia ignorante nel merito.
Paola Viero
La responsabilità etica come forma di prevenzione del crimine .
Ora, o si opera in un sistema finanziario in cui è possibile leggere i bilanci, e allora vi saranno imprenditori e finanzieri veri; o si vive in un paese in cui sui bilanci non si può fare alcun affidamento, e allora vi saranno solo giocatori d’azzardo. Si può decidere di fare un investimento finanziario oculato se si conoscono tutte le carte; ma se si deve tirare a indovinare guardando negli occhi l’interlocutore perché i suoi bilanci non danno alcuna affidabilità, allora si agisce da giocatori di poker.
Non si può prescindere da questo aspetto del problema perché è da qui che deriva la sovraesposizione della magistratura, chiamata a fronteggiare fenomeni di massa da un lato, e dall’altro di qualità talmente alta da investire parte della classe dirigente o talora i suoi vertici.
Questo è potuto accadere perché sono mancati tutti l meccanismi di controllo alternativi a quelli della giustizia penale, lo vorrei vivere in un paese dove l’ordine giudiziario sia il braccio secolare a cui le varie categorie consegnano i reprobi dopo averli allontanati dalle posizioni di responsabilità perché moralmente indegni, dicendo all’autorità giudiziaria: «guardate se per caso hanno commesso anche un delitto», invece succede li contrario. In Italia c’é chi è rimasto inchiodato al proprio posto fino a quando non sono arrivati i carabinieri a schiodarlo, e qualche volta anche dopo, Questo è avvenuto in quanto non hanno funzionato forme di responsabilità diversa, e ciò ha prodotto alcune conseguente devastanti. In primo luogo, facendo coincidere la responsabilità etica, la responsabilità disciplinare, la responsabilità politica e la responsabilità morale in senso lato con la responsabilità penale, si è applicata in modo perverso la presunzione di non colpevolezza. In sostanza, assegnando il compito al giudice si è deciso che, in attesa della pronuncia della sentenza, valga la presunzione di non colpevolezza.
Ma a quel punto la valutazione della condotta di una persona è delegata solo ed esclusivamente al giudice. E sarà il giudice, allora, a decidere della carriera, per esempio, di un uomo politico. Perché altri meccanismi non hanno funzionato.
Poi, per il perverso intreccio dei meccanismi, dobbiamo anche ascoltare il ministro delle Finanze che in Parlamento dice! «Su 89 casi di sentenza di condanna irrevocabile per delitti contro la Pubblica amministrazione di appartenenti all’amministrazione finanziaria, nel settore civile (non abbiamo ancora l dati per quello militare), c’è stato un caso di rimozione», Allora ci si chiede: ma in che paese vivo?
Per poter riportare la situazione alla normalità, per ridurre la sovraesposizione della magistratura, bisogna prima di tutto riportare a un livello fisiologico la devianza utilizzando tutti gli altri strumenti di prevenzione in quanto l’intervento del magistrato è sempre un intervento tardivo. Interviene, infatti, dopo che un delitto è stato commesso.”
dal libro di Piercamillo Davigo “Il sistema della corruzione”.
La scomparsa dell’individuo ci minaccia
da un editoriale del “Mattino di Padova” del 26 luglio 2016
Alla fine di ogni tentativo di spiegazione dei fenomeni c’è lui, violento o pacifico, solare oppure enigmatico, talvolta sublime talaltra illeggibile, ma pur sempre titolare di precise responsabilità, che non può trasferire sulle spalle del suo prossimo. L’individuo. Appesantito dai suoi gravami, dalle sue frustrazioni, dal suo male di esserci, sempre più tiepidamente registrato dai radar di coloro che vanno di corsa, chissà dove. Poi succede qualcosa e cominciano le analisi, ma quelle politiche e sociologiche ignorano l’individuo, lo tengono sullo sfondo fino a considerarlo un semplice accessorio. Prese come sono dai grossi calibri, che fanno audience, si illudono di potere fare a meno di lui.
Piacciono gli scenari planetari, i contesti continentali, i movimenti delle grandi masse. Fondamentali, senza dubbio alcuno, tuttavia il terminale di ogni progetto rimane lui, l’individuo, sulle cui spalle finiscono per agire le fragilità personali e le intenzioni malevole di chi tiene in mano la trama del romanzo, facendo di lui una munizione, micidiale ma inafferrabile. Troppo piccola al cospetto delle pinze macroscopiche degli analisti e dei politologi.
Eppure è lui la misura di tutto, proprio i malintenzionati ne sono maggiormente consapevoli, oramai edotti su vantaggi e complicità che possono reperire nelle pieghe della vita di tutti i giorni, in quella normalità, presunta o reale, che permette al killer di camuffarsi fino a un attimo prima di liberare l’arsenale, fatto anche di armi improprie, come un camion o un’accetta, sorprendendoci. Oggetti che passano facilmente i cancelli dei guardiani, così poco abituati a frugare nei cestini dell’ordinario. Costoro dimenticano che fu un individuo, frustrato da una vita grigia e stagnante, ad accendere la miccia della seconda guerra mondiale.
Le ultime azioni di violenza perpetrate da persone singole oppure da nuclei molto ristretti, ci dicono che la benzina arriva spesso da biografie individuali tormentate, a cui fattori ideologico-religiosi possono fornire un pretesto nobilitante, un finalismo epico. Lo stesso pretesto, tuttavia, faticherebbe a trovare soldati da arruolare se non vi fossero singoli uomini, sufficientemente disperati da decidere che può valere la pena passare dal niente al tutto, anche a costo di immolarsi, lasciando tracce di sé in un mondo che mai avrebbe registrato quelle presenze, condannate ad accomodarsi all’uscita, in assoluto silenzio.
Questo è il punto, per noi occidentali, capire finalmente che società troppo asimmetriche, come accade nei circuiti elettrici a forte differenza di potenziale, saranno incubatori di orrori sempre più sofisticati, proprio perché non abbisognano di armi tradizionali, bastano gli oggetti di uso comune, resi micidiali dall’odio verso chi il suo posto nella vita pare averlo trovato.
Un autorevole politico sostiene che avrebbe dovuto essere la famiglia a fare prevenzione, nel caso dell’omicida di Monaco. Già, ma forse sarebbe meglio domandarsi chi dovrebbe incrementare le competenze di quelle famiglie, considerato che il concetto di welfare sembra una romantica vestigia del passato. Di risorse economiche per riscattare chi non ne possiede di culturali, di morali e di materiali ce ne saranno sempre meno, mentre è sicuro che, specularmente, la violenza aumenterà perché le anime nere del fondamentalismo islamico troveranno manovalanza da esaltare a buon mercato. Bisogna ripensare il rapporto delle istituzioni con la persona, che di esse è la ragione, se vogliamo coltivare qualche speranza di lasciarci alle spalle questo medioevo montante, a meno che non si voglia risolvere il problema incollando un poliziotto ad ogni cittadino.
Si notano interessi complementari tra registi che odiano, in modo aspecifico, tutto ciò che non possono controllare, e individui che la vita aveva messo all’angolo, per mille ragioni. Il ragazzino di Monaco, prima di essere abbattuto, così come il diciassettenne accettatore del treno di Wurzburg, anch’esso perito, si sono messi a urlare la loro rabbia contro il mondo, feriti dall’insignificanza, dal timore di essere niente, lo stesso che mina le sicurezze di ciascuno di noi, nessuno escluso.
I registi rimarrebbero privi di comparse se non avessero scoperto questa nuova benzina, il disagio socio-culturale di persone respinte che, a loro volta, odiano ciò che incrementa i loro sentimenti di inadeguatezza e si consegnano al migliore offerente. Piuttosto che perdere faccio perdere gli altri, tutti coloro che non mi vollero riconoscere. Un ‘tutti’ impersonale, che può contenere persino correligionari che si mischiano agli infedeli, responsabili dell’emarginazione, condividendone i vizi e la gioia di vivere. Il camion assassino di Nizza, al pari dei camion a gas nazisti, si è cimentato in una strage senza capo né coda, spezzando anche vite di piccoli musulmani, a riprova che in questo inferno la logica e la ragione sono andate in quiescenza.
Dal niente al tutto, dicevamo, un’aspirazione che i maestri della radicalizzazione rapida conoscono a meraviglia. Ne individuano i portatori, affondano la lama nel ventre molle delle fragilità, forniscono una risposta semplice al loro stato di emarginazione, presentano (a modo loro) quello che sarà il bersaglio, quindi aspettano che le circostanze siano propizie perché sanno che l’allievo agirà.
Gli eventi di Nizza, più che quelli di Monaco di Baviera, aprono uno scenario del tutto nuovo, perché nella normalità è complicato trovare nessi che consentano di anticipatore il comportamento lesivo dell’impiegato quasi senza macchia o del ragazzino non troppo diverso dai nostri, che sorride cordiale ai vicini. Come in un romanzo di Philip Dick, niente è come appare, l’alieno sembra umano e viceversa, la sorpresa potrebbe giungere in qualsiasi istante.
Qualcuno, con qualche grado di faciloneria, parla di servizi di intelligence presi in contropiede, ma è ingiusto biasimare giacché esplorare la normalità in ogni istante è semplicemente illusorio. Monitorare le intenzioni di un guscio chiuso è impensabile, almeno allo stato dei fatti. Bisogna pensare e spendere nella direzione giusta, quella della redistribuzione e del riscatto sociale, lasciandosi alle spalle l’ossessione del benessere per pochi, alleato fedele della violenza
Michele Bravi .
La sua canzone “Il diario degli errori” con cui si è esibito a Sanremo mi è piaciuta molto, ma al pari mi piacciono : “Cambia”, “Diamanti”, “Pausa”, “Solo per un po’”, “Due secondi (cancellare tutto)”. A conti fatti, mi piacciono tutte le canzoni dell’album tranne due carine ma che non mi prendono tantissimo. Poi, comprato a 4,99 euro su Itunes..😉 . Le sue canzoni hanno molto di Mengoni e di Tiziano Ferro ….
https://www.youtube.com/watch?v=Lawn0nBiYKM
Ed ha anche tanta tanta ironia !!!