Mercoledì 6 gennaio 2016 insieme ad una decina circa di persone attendevo a San Lazzaro (via prima Strada) il bus delle 10.32 diretto a Venezia e poi all’aeroporto di Venezia, dato che dovevo prendere un aereo.
Ho atteso fino alle 11.20 senza che passasse alcun bus e alla fine per non perdere l’aereo ho dovuto chiedere un passaggio in auto ad un parente fino all’aeroporto. Credo sia saltata la corsa. Ho provato (e non solo io) a telefonare al numero di Busitalia scritto nella tabella degli orari alla fermata e dopo aver scelto tutte le opzioni possibili in vari tentativi di telefonata ( 1 per informazioni, 2 per reclami e suggerimenti), una voce rispondeva “il numero è occupato” senza darmi la possibilità di rimanere in attesa e facendo cadere la linea. Ma che servizio di assistenza telefonica agli utenti, è questo ?
Io credo che da un decennio non mi imbattessi in un numero di telefono di un’azienda che svolge un servizio pubblico e che non consente all’utente di non rimanere in attesa per parlare con qualcuno e sapere lo stato di una corsa di un bus.
Per cortesia qualcuno mi sa dire cosa è successo a quella corsa e quali provvedimenti tecnici (banalissimi, immagino) intende prendere Busitalia per far sì che un utente che telefoni e che trovi la linea occupata possa sapere qualcosa ?
Sarebbe una grande occasione per invertire la scelta illogica di Comune di Padova e Busitalia di aumentare le rotture di carico (ovvero i trasbordi che si devono fare per raggiungere da una località un altra, vedi il taglio delle linee 16, 18 per non parlare di quella drammatica avvenuta con il tram per Cadoneghe e Vigodarzere anni fa), quella di ripristinare la linea 16 nel territorio a nord della stazione, facendola proseguire per Cadoneghe / Bragni / Vigodarzere, costituendo un asse che collegherebbe velocemente gli istituti Belzoni-Boaga, Curiel (via Vecellio) e quelli del centro storico per quanto riguarda gli studenti e gli ospedali con la zona nord della città con un percorso diverso e quindi non sovrapposto a quello del tram, ponendo fine alla vera via crucis che devono fare i cittadini dei comuni della cintura nord di Padova per arrivare in città.
Nel “Mattino di Padova” del 16 dicembre è stata data la notizia che la presenza di auto nei parcheggi pubblici cittadini è aumentata del 21% rispetto allo scorso anno. Facile supporre che questo sia dovuto al taglio di intere linee (anche se per metà del percorso) , in particolare quelle che servono gli ospedali e la zona nord della città. L’assessore ai trasporti cittadino si è lasciato andare a dichiarazioni sui giornali quantomeno improvvide, come se non avesse mai usato un bus in vita sua. Ad una popolazione in buona parte anziana ha consigliato di fare qualche centinaio di metri il mattino , in assenza della vecchia linea di bus che una volta serviva il loro quartiere, e di prendere un’altra linea, come se Padova non soffrisse da anni di un sovraffollamento degno di carri bestiame dei bus nelle ore di punta. E ancora, nega il taglio di linee e di frequenze (anche dove i bus sono rimasti, le frequenze sono passate in media da una corsa ogni 15 minuti ad una ogni 20) , anzi , raddoppia : ora gli utenti possono addirittura prendere le linee extraurbane quindi il servizio è migliorato .
Peccato che ci sia un ma: non si possono prendere nelle ore di punta, ovvero il mattino dalle 7 alle 9 e dalle 12.30 alle 14.30, cioè quando servono nel primo caso a studenti e lavoratori, e nel secondo agli studenti, ovvero ai maggiori fruitori del servizio pubblico (i pendolari).
C’è da rimanere sbigottiti di fronte a queste affermazioni ! Si dipinge una realtà contraria a quella attuale !
Purtroppo, attuare delle politiche (votate a Padova da tutti i partiti, dalla Lega al PD, con gli unici voti contrari di Movimento Cinque Stelle e Padova 2020) che comportano dei tagli (espressi in milione di km/ anno) nel servizio di trasporto pubblico hanno una contropartita: un maggior uso dell’automobile. E se stessimo parlando di andare a fare la spesa in un supermercato piuttosto che in un altro, o di andare al mare o in montagna, poco cambierebbe. La questione è che una maggior circolazione delle auto comporta un costo maggiore sanitario sia per l’aumento degli incidenti stradali (e delle lesioni) , sia per l’inquinamento, in una regione, la pianura padana, che da oltre due mesi ha valori di poveri sottili 2,5 volte il massimo consentito, con un danno per la salute di tutti noi (sia in termini di patologie polmonari che di morti premature, come potete leggere in questo articolo).
Siamo senza bus la sera , con un servizio taxi carissimo (con aumenti di tariffe regolarmente approvate dal Comune, come se gli stessi aumenti li avessero avuti i cittadini che di questo servizio dovrebbero poter fruire), e nelle ore di punta è impossibile prendere il bus. La linea 18, che pure nel tragitto che utilizzo io da Ponte di Brenta a Largo Europa non ha avuto tagli – mentre è stata soppressa nell’altra metà) , dalle 7 alle 8 è imprendibile, e nei giorni di pioggia io che abito a San Lazzaro, nella zona del possibile futuro ospedale (auguri!) , rimango a piedi perchè il bus è talmente pieno che non si riesce a salire. E ovviamente, dato che devo essere in ufficio ben prima delle 9, non posso usare il servizio extraurbano. Lascia o raddoppia ? Ecco che anch’io, dopo praticamente 25 anni di uso di moto e bus, ho lasciato il bus per l’auto. E dire che io non dovevo nemmeno cambiare mezzo , come capita agli sfortunati abitanti di Cadoneghe e Vigodarzere, o di Albignasego. Non voglio nemmeno fare il confronto con Bologna, una città in una regione che finanzia molto di più le aziende di trasporto pubblico per ogni km di percorrenza , e che ha attivato nel corso degli ultimi due anni alcune nuove stazioni per il servizio urbano (Bologna Mazzini e San Vitale, solo per ricordare le più recenti) , mentre ha altre linee ferroviarie gestite da Tper che arrivano fino all’ospedale S. Orsola .
Parliamo di Verona, altra città in Veneto. Ad ogni fermata del bus c’è indicato non l’orario di partenza dal capolinea, bensì quello di transito alla fermata. Sul sito internet dell’azienda è possibile vedere l’elenco di tutte le fermata di ogni linea con anche indicati i minuti di percorrenza .
I bus, nelle tratte principali, ci sono anche la sera.
Cos’hanno fatto di male i padovani per essere condannati a spostarsi in una città tutto sommato piccola come Padova esclusivamente in auto ?
Complimenti al vero professionista che ha fotografato alle 8.10 un bus praticamente vuoto alla rotonda della Stanga. Probabilmente, un 9 diretto in via Ippodromo (Mortise), a pochi km dal capolinea finale in un orario in cui tutto il traffico è diretto in direzione opposta (dalle periferie al centro città). Vi dò una dritta: riuscirete anche a fotografare un 18 semivuoto , fotografandolo a S. Lazzaro (rotonda con via Friburgo), anche alle 7.30 del mattino in un giorno di pioggia, se diretto a Ponte di Brenta. Se invece attraversate la strada, e fotografate quello in direzione Stazione / Largo Europa, troverete me ed altre persone che rischiano a rimanere a terra a 5 fermate dal capolinea iniziale da quanto pieno è , stipati come bestie. E questo era l’anno scorso, prima del taglio delle corse. Se lo scopo di questa foto è , come in epoca berlusconiana , dire che “I ristoranti sono pieni”, in versione “Gli autobus sono vuoti”, ci siete riusciti. Ma che tristezza. Se questo è fare documentazione di come vanno le cose….
p.s. stamattina in moto incolonnato nella stretta strada dietro la Fiera, l’unica che posso percorrere per andare a lavoro in centro, dato che la nuova corsia preferenziale di via Tommaseo è interdetta anche alle moto (grandi eh ?). Per vedere quanto sarà stato intelligente deviare il traffico di una arteria a due corsie per senso di marcia su una a una corsia per senso di marcia, non serve aspettare l’inizio delle scuole. Basta il primo giorno di Fiera. Sempre che i fotografi fotografino la corsia giusta….. propongo a tutti gli utenti del dis-servizio pubblico Busitalia Veneto urbano di mettere le foto su twitter con l’hashtag #autobusvuoti#padova
Il taglio di 1 milione di km di corse al trasporto pubblico urbano di Padova. Era già previsto dalla fusione con Busitalia e quindi sarebbe avvenuto anche con la giunta Rossi del PD . In ogni caso, siccome questi dovevano essere meglio…..lo sfacelo.
Qui sotto trovate un esempio , valido per i miei genitori che sfortunatamente abitano a Cadoneghe, della valanga di corse (così le ha chiamate un giornalista del Mattino di Padova) extraurbane di cui essi potrebbero fruire negli orari non di punta, ovvero tra le 9 e le 13 e dopo le 14.30. Una valanga, appunto: due (tra le 9 e le 13) , mentre con l’orario in vigore da domani saliranno a cinque. Più che una valanga, saranno la metà di quelle , già ridotte, del servizio urbano.
Ad ogni modo, come dice l’Assessore alla mobilità, se anche sei senza la tua linea storica dei bus , puoi fare qualche centinaio di metri e prenderne un’altra. Troverai il bus vuoto e …..guarda fuori, c’è il sole. In fondo, Padova è come i Caraibi. #effettofusionesita-aps
Oggi in palestra ho trovato un ragazzo di 22 anni , Alessio, che è stato bravissimo nel seguirmi e nel spiegarmi come fare correttamente gli esercizi. “Sei una persona straordinaria, cioè fuori dall’ordinario ” – gli ho detto – ” una delle poche che spiega il perché le cose vanno fatte in un certo modo”. Gli si vedevano negli occhi la passione per il suo lavoro (laurea in scienze motorie) e per farlo bene. Ero così anche io, finché facevo il lavoro che mi piaceva , gli occhi mi brillavano. Poi arrivarono un concorso dove chi mi interrogava in diritto amministrativo per prima (sì, una donna) ne violava i princìpi (che non vuol dire violare la legge, ma la Costituzione sì). Il resto, è stato un continuo degrado per cui le conoscenze e l’entusiasmo che speravi di portare per migliorare quella che per certi versi è una vocazione, quella del servizio pubblico e gratuito si sono rivelate non solo carta straccia , ma cose da non fare. Ovviamente una via d’uscita c’è: tornare a fare il lavoro che mi piace e per il quale mi sono tanto impegnato in un ambiente in cui venga valorizzato e non negato.