Trovato ubriaco al volante, scatta la confisca dell’auto

http://milano.repubblica.it/dettaglio/Trovato-ubriaco-al-volante-scatta-la-confisca-dellauto/1472080

Quando una pattuglia lo ha fermato all´alba mentre guidava in contromano sulla sua Mazda, non pensava a tanto. Certo, in compagnia di un amico era reduce da una serata in cui avevano bevuto. E anche parecchio. Eppure A. R., 22 anni, nato in Ecuador, ma da diversi anni stabilmente a Milano con la famiglia, sarà ricordato per essere la prima vittima del decreto sicurezza entrato in vigore da una settimana. E la sua Mazda serie 3, colore blu scuro, passerà alla storia per la prima automobile sequestrata a un cittadino milanese che, tra qualche giorno, diventerà ufficialmente di proprietà dello Stato.

La “colpa” è quella di essere stato sorpreso alle 6 del mattino a percorrere via dei Tulipani, una traversa di via Lorenteggio, in senso contrario. Una pattuglia di vigili è intervenuta e, visto il suo stato piuttosto alticcio, ha verificato il livello di alcol nel sangue. Al primo controllo, il giovane ha fatto registrare 2,46 grammi di alcol per litro di sangue. Al secondo ha raggiunto i 2,57 (il limite consentito dal codice è di 0,5 per litro). Immediato il sequestro dell´auto, il ritiro della patente e la segnalazione alla magistratura per il reato di “guida in stato di ebbrezza”.

Per il momento, la Mazda 3 si trova nel deposito di via Novara. Se qualcuno sul mezzo fosse stato in grado di guidare, i ghisa, stando alla riforma, potevano lasciarne a loro la custodia. Ipotesi remota. In via dei Tulipani, nessuno dei due era lucido. Ora, nel giro di poche ore, il pm Tiziana Siciliano metterà la firma al decreto penale di condanna e per il ventiduenne inizieranno i guai. Dal punto di vista economico, l´aver alzato troppo il gomito dovrebbe costare una cifra leggermente superiore ai 6.700 euro. Inoltre, il malcapitato A. R., dovrà sborsare il costo quotidiano del deposito fino al giorno in cui la condanna sarà definitiva. A quel punto, la Mazda se la potrà tranquillamente scordare (leggi qui i dettagli , NdR). Sarà probabilmente venduta all´asta, ma le procedure non sono ancora chiare, essendo il primo caso da quando è entrato in vigore il pacchetto sicurezza.

A parte, infine, sono le conseguenze dal punto di vista amministrativo. Visto il livello alcolico, oltre alla macchina, anche la patente gli è stata già praticamente stracciata. Qualche consolazione? Una, piuttosto magra: per il passaggio allo Stato della sua auto non sono previste le spese di rogito.

Quel bonifico estero con Friuladria

Questa mattina sono stato nella filiale della banca più vicina al posto dove lavoro ( ci sono solo due filiali Friuladria nel comune di Padova!!) per fare un bonifico di 90 euro come caparra dell’hotel a Ibiza.
Mi presento allo sportello e il tipo mi fa:” sa, dobbiamo mandarlo ad un’altra agenzia perchè non trattiamo con l’estero”. Per un momento ho pensato di essere finito in una casa di riposo e non in una banca. Chiedo allora come posso avere una ricevuta del bonifico, da far avere all’hotel, e mi dicono che “mi arriverà a casa per posta”. Sì – dico io – col cavolo, come posso aspettare oltre una settimana ?
Così ho scritto in calce al modulo se per cortesia potevano spedirmi via fax copia della ricevuta del bonifico; ho chiesto anche al tipo – sui 25 anni, sudato- se poteva abilitarmi ai bonifici esteri (come mi diceva l’applicazione di home banking, “rivolgiti alla tua filiale”) e , colto dal panico, mi ha risposto:”eh ma dovrebbe rivolgersi al gestore…” io lo guardo pensando se dovevo chiamare vodafone o chi….poi chiedo “scusi ma chi sarebbe il gestore ? ” e lui :” no perchè io dallo sportello non lo posso fare”… “si, e quindi ?” “eh, dovrebbe rivolgersi al gestore”….
Poi, grande strategia, cambio frase:” ma allora devo andare alla mia filiale ?” “no no parli qui davanti con il gestore, all’ufficio accanto”. Il gestore sarebbe il consulente, quello che ti vende le magiche polizze e obbligazioni ….
“Aspetti, le evito un giro a vuoto, chiamo io la mia collega” (che era di fronte a lui dentro un ufficetto trasparente) …”guardi, dovremmo aprire una partita estero (ho pensato, siamo in fase di campionati….) , poi chiamare comunque un altro ufficio, è davvero complicato..”

“vogliamo meritare di essere la tua banca” recitava lo slogan di quando quella filiale era ancora Intesa (i dipendenti però sono gli stessi) . Per fortuna non c’è nessuno in Camera di Commercio, agli sportelli, che tratta così la gente.

Spainsat non serve solo a questo , ma…

La fonte è tutt’altro che attendibile (“Il Giornale“), ma l’articolo mi sembra interessante.

A 36mila chilometri di altezza sulla penisola iberica, dove nessun sin papel lo possa vedere o anche solamente immaginare. Lì il ministero della Difesa spagnolo ha piazzato «Spainsat», un satellite «spia» di quasi quattro tonnellate di peso che diventerà presto il centro di coordinamento del già avanzatissimo sistema spagnolo per la lotta all’immigrazione clandestina.
Secondo El País il gioiello tecnologico alla corona della intelligenza iberica entrerà in funzione prima della fine di quest’anno, garantendo a Zapatero un nuovo strumento per la sua politica di serrato controllo dell’immigrazione clandestina oltre che del traffico di droga.
Una volta acceso, «Spainsat» diventerà una specie di messaggero zelante in grado di mettere in collegamento tutte le forze impegnate nella lotta all’immigrazione. Il satellite sarà infatti il cuore di una rete cifrata chiamata Sea Horse Network alla quale parteciperanno anche altri quattro Paesi direttamente interessati dal fenomeno immigrazione: Capo Verde, Senegal, Mauritania e Portogallo. La base di controllo è stata fissata nelle isole Canarie, a Las Palmas. A lei si affiancheranno due centri in Mauritania, uno in Senegal, uno a Capo Verde ed uno a Lisbona. Secondo fonti del ministero della Difesa non è stato possibile aprire basi anche in Marocco perché il Governo marocchino non ha voluto partecipare al progetto.
A Las Palmas – ma è previsto un centro di emergenza a Madrid – arriveranno anche tutte le informazioni trasmesse dagli agenti segreti del Cni sparsi per l’Africa e quelle inviate dalla cosiddetta barriera elettronica Sive. Il Sistema Integrato di Vigilanza Esterna è uno dei più avanzati dispositivi di monitoraggio esistenti al mondo ed è in uso in Spagna dal 2001. Il sistema impiega telecamere ad alta definizione affiancate a dispositivi all’infrarosso, sensori acustici e radar capaci di individuare una barca di legno a 20 chilometri di distanza, un gommone a 34 o una nave da trasporto a 130.
Dopo averlo provato per la prima volta sullo stretto di Gibilterra ed aver visto i risultati, la Spagna ha seminato le sue coste meridionali e quelle orientali delle Isole Canarie con questi dispositivi tanto che oggi sono almeno 30 i punti Sive attivi ed il Governo sta pensando di aumentarne presto il numero. Ai punti fissi si sono poi affiancati quelli montati sulle motovedette e sui furgoni della Guardia Civil che si muovono lungo le coste quando è necessario.
Con l’arrivo di Spainsat tutti gli sforzi dovrebbero essere allo stesso tempo facilitati e coordinati in totale segretezza. L’idea è che se una patera – così si chiamano in spagnolo le carrette del mare – parte dalle coste del Senegal o della Guinea Bissau, l’allarme venga già lanciato dagli agenti segreti presenti sul posto o quando la barca sospetta passa vicino a Capo Verde. In questo modo le motovedette della Marina possono andare incontro alla barca prima ancora che questa raggiunga le Canarie. Lo stesso discorso è valido per le carrette del mare che partono dal Marocco e che devono essere individuate in tempi ancora minori per impedire che arrivino sulle coste dell’Andalusia o di Murcia.
Entro quest’anno, il governo Zapatero potrà quindi contare su un alleato in orbita per continuare ad applicare la mano dura che iniziò ad usare contro gli immigrati illegali nel 2005. Nel settembre di quell’anno a Ceuta e Melilla – le due enclave spagnole sulle coste del Marocco – migliaia di clandestini provarono a scavalcare le recinzioni per entrare in territorio spagnolo.

Morirono vari immigrati durante gli assalti che terminarono solo quando Zapatero utilizzò l’esercito ed alzò le barriere sino a sei metri. Da allora la Spagna è stata sommersa dagli arrivi via mare (quasi 2.000 imbarcazioni nel 2006 e 2007) a cui il Governo ha risposto con un serrato controllo e con una politica di espulsioni che ha già rispedito al mittente circa 370.000 extracomunitari in quattro anni.

p.s. L’ultimo scoop che ho avuto il fegato di leggere su “Il Giornale” riguardava la falsa laurea di Di Pietro, poi risultata vera. Il parlamentare però è dovuto scendere in piazza per mostrarne una fotocopia, per essere creduto. Potenza dei media (e creduloneria di troppa gente).

Telenovela indecente

da “Repubblica” di oggi

NON è sempre vero che il lupo perde il pelo, ma non il vizio, come si affannano a protestare ora gli esponenti dell’opposizione per contestare l’emendamento con cui il governo Berlusconi punta a bloccare la procedura d’infrazione della Corte europea contro l’Italia sul sistema televisivo e quindi a proteggere ancora una volta Retequattro.

Il fatto è che in questo caso il lupo rimane lupo e il pelo non lo perde affatto. E non è neppure vero che i rappresentanti del centrosinistra sono assimilabili ad agnelli, dal momento che è anche colpa loro – del governo Prodi e della traballante maggioranza che lo sosteneva – se oggi ci ritroviamo di nuovo in questa incresciosa situazione.

La telenovela di Retequattro dura ormai da dieci anni, da quando fu approvato nel ’99 l’ultimo piano delle frequenze e in forza della normativa anti-trust la terza rete di Mediaset avrebbe dovuto trasferirsi sul satellite. Non chiudere o essere oscurata, si badi bene.

Ma continuare a trasmettere su un’altra piattaforma, non più in chiaro, a beneficio di Europa 7 che s’era aggiudicata regolarmente una concessione nazionale e da allora non ha mai ricevuto materialmente le frequenze a cui avrebbe avuto diritto. Un sopruso, una prevaricazione, un’occupazione praticamente abusiva, legittimata a posteriori da una compiacente autorizzazione ministeriale che – in via transitoria – ha consentito a Retequattro di continuare indisturbata.

C’era già stato nel dicembre del 2003 un decreto-legge del precedente governo Berlusconi, denominato appunto salva-reti. A cui seguì l’approvazione della famigerata legge Gasparri, prima bocciata dal presidente Ciampi e poi censurata dall’Europa.

E adesso ci risiamo: appena tornato al governo, Berlusconi non si smentisce e ripropone coerentemente un altro decreto per il quale non ricorre alcuna giustificazione di necessità e urgenza, se non riferita strettamente alle casse della sua azienda. Altro che conflitto d’interessi: questa è piuttosto una convergenza di interessi, per dire un’oggettiva collusione tra funzioni pubbliche e affari privati.

Nel merito, l’emendamento presentato di soppiatto dal governo non rispetta la sentenza della Corte di giustizia europea e verosimilmente non sarà sufficiente a evitare la procedura d’infrazione, con la minaccia di una maxi-multa che potrebbe arrivare fino a 300-400 mila euro al giorno per ogni giorno di ritardo. Naturalmente, a carico dello Stato italiano, cioè di tutti noi cittadini.

La “proposta indecente” di rinviare la questione all’avvento del sistema digitale terrestre, previsto entro il 2012 e destinato probabilmente a slittare fino al 2015, è tanto maldestra quanto illegittima: per il semplice motivo che in nome del pluralismo e della libera concorrenza la Corte ha già sanzionato retrospettivamente l’assetto della televisione italiana, risalendo addirittura al 1997 (legge Maccanico), con una sentenza che avrebbe già dovuto provocare la disapplicazione delle norme censurate. E per di più, ha esplicitamente escluso che gli operatori privi di una concessione analogica – com’è Retequattro – possano continuare a trasmettere fino alla data dello switch-off.

Ma è soprattutto sul piano politico che il “colpo di mano” del governo – come giustamente lo definisce il ministro-ombra della Comunicazione, Giovanna Melandri – rischia di provocare gli effetti più rovinosi. Non solo perché interrompe il “fair play” tra maggioranza e opposizione che dovrebbe favorire un auspicabile confronto sulle riforme istituzionali. Ma ancor più perché elimina ogni possibilità di dialogo in Parlamento, alla luce del sole, riproponendo l’anomalia del conflitto d’interessi come un’ipoteca sulla vita nostra vita democratica.

Sarà pur vero che le ultime elezioni hanno convalidato per la terza volta in quindici anni una tale aberrazione, come sostengono adesso anche gli esponenti di Alleanza nazionale che fino a qualche mese fa protestavano per l’invasione delle reti Mediaset nella vita privata di Gianfranco Fini, a scopo intimidatorio. E sarà anche vero che oggi alla maggioranza degli italiani interessa di più l’allarme sicurezza, amplificato ad arte dai tg del Biscione e purtroppo anche da quelli della Rai. Ma all’altra metà del Paese la questione televisiva non preme certamente di meno, visto che la tv determina l’agenda nazionale, condiziona gli umori popolari e continua a influire pesantemente anche sulle scelte politiche.

Forse, l’unico aspetto positivo di questo torbido passaggio sta nel fatto che Walter Veltroni, scuotendosi dal suo torpore post-elettorale, annuncia adesso una “opposizione dura”. Dopo aver sopravvalutato le piazze piene di gente, come ha ammesso onestamente lui stesso nei giorni scorsi a “Ballarò”, c’è da sperare che il leader del Pd si liberi dal sortilegio mediatico delle piazze virtuali. E sfidi apertamente la maggioranza sul suo terreno.
Il “fair play” parlamentare va bene. Il confronto istituzionale è opportuno e necessario. Ma un inciucio televisivo, rovesciando l’invito rivolto da Berlusconi a Veltroni, proprio “nun se po’ fa’”.

E la Thyssen denuncia l’unico superstite

http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200801articoli/5665girata.asp
ALBERTO GAINO
TORINO
Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto della squadra arsa viva alla ThyssenKrupp di Torino, è nel mirino dell’azienda. In un documento sequestrato dalla Finanza all’amministratore delegato del gruppo italiano, il tedesco Harald Espenhahn, si scrive con nettezza che l’operaio «va fermato con azioni legali». Perché, in tv, sostiene accuse sempre più pesanti nei confronti della Thyssen.

«Pesanti e false» per l’autore della nota (non firmata) che sostiene che la colpa dell’incendio è da attribursi agli operai, i 7 morti e il superstite: «Si erano distratti». Il documento doveva rimanere riservato e servire al vertice aziendale come memorandum sul da farsi, a partire dalla «difficile situazione ambientale» torinese annunciata all’inizio della scorsa estate sul giornale interno («Inside») come una delle ragioni per cui ThyssenKrupp aveva deciso di chiudere l’impianto.

Il documento è una lista dei cattivi: va dalla magistratura torinese rompiscatole, Guariniello in primis, con le sue inchieste «impossibili » (lo è pure questa?), al ministro del Lavoro, il torinese Cesare Damiano. Il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello non era uno sconosciuto per i manager Thyssen. Nel 2004, in seguito a un disastroso incendio nello stabilimento torinese, per fortuna senza vittime, era riuscito a far affermare in tribunale la responsabilità colposa di 5 dirigenti tra cui il predecessore italiano di Espenhahn (primo dei nuovi indagati).

Anche se l’anonimo notista, con qualche fonte torinese, ora sembra vendicarsi e scrive di lui che le sue inchieste «non vanno da nessuna parte». Il riferimento al ministro del Lavoro è lapidario: non si può far pressione sul governo italiano perché c’è lui, visto malissimo per essere schierato apertamente dalla parte dei lavoratori (nota mia: nessun problema, ora il governo è cambiato). Adesso si capisce che cosa intendesse l’azienda per «difficile situazione ambientale torinese». Tanto più dopo la strage del 6 dicembre, con quell’unico sopravvissuto e testimone oculare finito in cima alla lista dei cattivi.

«Ma non lo si può attaccare pubblicamente », precisa l’autore delle 7 pagine: l’operaio è diventato un simbolo, circondato da simpatia e solidarietà in una città in cui i comunisti e i sindacati «sono più organizzati e forti» che altrove. Incredulo Boccuzzi riempie d’incredulità la prima reazione: «Ci mancava pure questa». Si prende una breve pausa e aggiunge: «Ho semplicemente raccontato le cose per come erano andate, senza acrimonia. Ero choccato, lo sono ancora, può immaginare come va avanti la mia vita». L’accusano di divismo televisivo, in realtà di essere diventato con la sua faccia il simbolo di questa strage annunciata da troppi segnali.

«Mettendola così, capisco che possano prendersela con me. Se vado in tv e sono disponibile con voi giornalisti è per testimoniare come ho visto morire i miei compagni, e delle volte che avevamo minacciato di bloccare la linea 5 perché facessero lavori per la sicurezza ». Boccuzzi va avanti di slancio: «Sono diventato scomodo. Se fossi morto assieme ai miei compagni non avrei potuto raccontare del telefono interno che non funzionava e di come non si potè dare immediatamente l’allarme, né degli estintori vuoti…». Nel documento si ribalta la responsabilità dell’incendio sugli operai. La difesa della multinazionale potrebbe davvero diventare questa?
In una nota pubblicata sul sito di ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni il 12 luglio 2007 si magnifica l’attenzione del gruppo per la sicurezza, partendo da una considerazione che ora pare interessare la magistratura: «L’incendio, che nel 2006 ha gravemente danneggiato alcuni impianti dello stabilimento di Krefeld della ThyssenKrupp Nirosta, dimostra quanto serio sia il rischio di simili eventi all’interno di realtà come le nostre, dove le potenziali cause d’incendio sono moltissime». Il documento le elenca: «Da quelle elettriche alle esplosioni, sino alla distrazione umana ». Qui scatta il possibile aggancio col memorandum segreto: «Gli operai si sono distratti ».

Ero astensionista

dal “Manifesto”

Caro Parlato, come ogni persona di sinistra, ho vissuto con estremo sconforto quest’amara sconfitta. Per queste elezioni sono stato un forte sostenitore del non voto, ma non fino all’ultimo. La tua Votare necesse est, domenica scorsa, mi ha convinto e la mia coscienza civile ha avuto il sopravvento sulla mia coscienza morale individuale…ma fino a un certo punto e mi spiego. La Sinistra Arcobaleno ha innanzitutto sbagliato la scelta del leader: Bertinotti e la sua retorica. Persona di rilievo intellettuale ma oramai incapace di assumere una guida senza, appunto, ricorrere a fraseggi trapassati e retorici. In secondo luogo ha candidato due condannati e un indagato: Francesco Caruso, Daniele Farina e Alfonso Pecoraro Scanio (che pure apprezzavo). Ora, per il solo fatto di averli candidati ha offeso la mia dignità civile prima di tutto. Se perciò era la coscienza civile a spingermi al voto, la stessa coscienza civile doveva guidarmi nella scelta. Doveva essere una scelta netta, chiara. Sono perciò andato a votare con un’idea chiara: dare un segnale alla politica italiana e alla sinistra in particolare. Il Pdl ha candidato 56 tra condannati e indagati, il Pd 18, l’Italia dei valori nessun condannato e nessun indagato. In qualsiasi altro paese europeo sarebbe bastato un semplice indagato (non condannato) per perdere le elezioni. In Italia no, più persone corrotte ci sono e più voti si prendono. C’è evidentemente qualcosa che non va nell’educazione civile italiana, questo è ovvio. Ecco quindi che ho votato alle politiche Di Pietro (persona che non mi emoziona affatto ma che soddisfaceva le mie prerogative) e alle amministrative romane Sinistra critica. Rutelli non lo voterò mai e poi mai.
Tornando al leader, Nichi Vendola è la persona giusta. Bertinotti avrebbe dovuto farsi da parte prima. Caro Parlato, tocca rimboccarsi le maniche e costruire un partito di sinistra, laico e progressista. Uno Zapatero è possibile anche in Italia.
Lettera firmata

In Italia il reato paga, e ti può portare in parlamento

Ricevo dalla mia amica Emi:

QUESTO E’ UN ARTICOLO TRADOTTO DEL LOS ANGELES TIMES DEL 13 Aprile 2008. PRENDETEVI 10 MINUTI E LEGGETE QUESTO ARTICOLO. VI SPIEGA COME CI VEDONO ALL’ESTERO.

Tracy Wilkinson, Los Angeles Times, April 13,2008

Quando voteranno in questo weekend, gli italiani potranno scegliere fra una vasta gamma di condannati, oppure la solita ballerina a go-go della TV. Per non parlare di amici personali, parenti e in un caso anche del massaggiatore personale dei leader di partito che mettono insieme i loro possibili governi. I reati in questo paese non ti impediscono di candidarti, né sembra necessario avere delle qualifiche effettive per farlo. La campagna elettorale per eleggere il sessantaduesimo governo in 63 anni ha messo in luce la lunga lista di problemi irrisolti che penalizzano il paese, impediscono importanti cambiamenti, e sminuiscono quella che una volta era una favolosa icona culturale. Uno splendido paese romantico, fatto di panorami di ulivi e di antiche piazze di ciottolato, noto per il suo cibo, la sua moda e la bella apparenza, l´Italia è oggi un paese pervaso dalla corruzione, dalla crisi economica, dalla stanchezza politica e dall´impunità rampante, con un livello di vita che sta declinando rapidamente. L´inflazione è fra le più alte dell´Europa occidentale, la crescita economica la più bassa. Quantità sempre maggiori di persone denunciano di non essersi mai sentite così povere. Lavorare in Italia è un´esperienza torbida e frustrante, a meno di appartenere alla Mafia, l´industria numero uno oggi in Italia, che secondo la Confindustria rappresenta il 7% del prodotto nazionale lordo. Il sistema giudiziario non funziona quasi mai. Le cause possono languire non per anni, ma per decenni. I parlamentari italiani sono i più pagati di tutta Europa, ma secondo molta gente sono i meno efficaci, una elite intenta a replicare se stessa, che sembra diabolicamente intenzionata a portare a fondo il paese insieme a loro. Con la sua tradizione politica bizantina e decadente, l´Italia è giunta a un punto di non ritorno – ha detto il sociologo Luca Ricolfi, autore della critica intitolata ‘L´arte del non governo’. Impossibilità di attribuire responsabilità taglia alla radice ogni intento di dovere civico. E nessuno può illudersi che delle elezioni politiche possano cambiare le cose dall´oggi al domani. L´uomo che in questo momento è in testa agli exit-poll, Silvio Berlusconi, è un chiassoso industriale miliardario che a 71 anni sta per diventare primo ministro per la terza volta. Per quanto abbia introdotto una certa stabilità, è accusato da più parti di governare allo scopo di arricchire se stesso, il suo impero mediatico e i suoi compari. Berlusconi guida una lista che include il suo massaggiatore e un fascista irriducibile, come molte donne di centro destra che Berlusconi ha definito la settimana scorsa ‘sicuramente più carine’ di quelle di sinistra. Fra di loro c´è anche una voluttuosa ballerina che normalmente appare in abiti succinti sulle sue reti nazionali. Il suo maggiore antagonista è Walter Veltroni, popolare sindaco di Roma ed ex-comunista che ha cercato di riproporsi come fonte di cambiamento, nonostante i decenni passati in politica. Veltroni è alla guida di un raggruppamento informale della notoriamente frastagliata coalizione dei partiti di sinistra e di centro sinistra. L´entusiasmo fra gli elettori è penosamente basso. Gli ascolti televisivi dei recenti interventi di Berlusconi e Veltroni sono stati frantumati dall´ennesima riedizione di un poliziesco italiano. Gli italiani hanno assistito al naufragio di un governo dopo l´altro: dal disperato e maldestro tentativo di vendere la compagnia aerea nazionale, alla crisi della spazzatura alimentata dalla Mafia, che ha sepolto il sud e rovinato le riserve della famosa mozzarella locale, alla prematura caduta del governo uscente dovuta ad un singolo politico rimasto impigliato in faccende di corruzione dopo l´arresto della moglie. Gli italiani si arrabbiano per questa situazione, ma la rabbia non porta automaticamente al cambiamento. Vi sono molti motivi per questo, compreso l´importanza che si dà alla priorità regionali rispetto alla coscienza nazionale, la fiducia cieca nella famiglia soltanto, ma non nelle autorità, il ruolo palliativo dell´ancora imperante Chiesa cattolica. Nonostante tutte le lamentele, gli italiani fino poco tempo fa non se la passavano nemmeno tanto male. La reazione è quindi di rassegnazione, apatia e impotenza. Gli elettori italiani sentono di non aver una vera scelta e sanno che il governo non porterà loro alcun beneficio, e questo allontana molti di loro da un ruolo attivo nella democrazia. Una classe dominante corrotta, con chiari interessi nel mantenimento dello status quo, blocca ogni riforma effettiva. ‘Questo è un sistema che sfrutta gli italiani, che succhia le migliori energie del paese, che impedisce alla meritocrazia di crescere, e obbliga chiunque ad adattarsi alle regole del gioco – dice Alexander Stille, un accademico specializzato in questioni italiane – l´Italia è sempre stato un paese in cui la gente pensa che a meno di frodare o infrangere le regole il destino è contro di te’. Lo scorso anno, un libro per la prima volta ha messo nero su bianco la corruzione ufficiale a lungo nascosta. ‘La Casta’ è divenuto un bestseller ed ha aperto un dibattito che ha coinvolto la nazione per mesi. Il termine casta è diventato parte del lessico nazionale ed è ora utilizzato universalmente per descrivere una elite politica indolente e straviziata. Tra le esasperanti rivelazioni del libro: – i membri del Parlamento italiano lo scorso anno hanno intascato i più alti stipendi in Europa (di oltre il 50% superiori a quelli dei loro colleghi britannici, tedeschi e francesi). – il Parlamento italiano costa più di qualunque altro in Europa – 10 volte più di quello spagnolo. Nella scorsa legislatura, 16 legislatori hanno ricevuto condanne (e sono rimasti al loro posto) e un’altra decina avevano processi in corso. – ‘E’ impossibile cambiare la situazione finchè le persone sono le stesse’ afferma Sergio Rizzo, un giornalista e coautore di ‘La Casta’ col collega Gian Antonio Stella. Sull’onda del malcontento, l’irriverente comico Beppe Grillo ha tenuto enormi raduni lungo il paese, raccogliendo centinaia di migliaia di firme per chiedere un limite di due legislature per i parlamentari e l’espulsione dei condannati dal loro posto. Ha evitato i tradizionali media televisivi e la stampa (sostiene siano controllati da interessi particolari) ed ha utilizzato Internet e la parola verbale per rivolgersi in particolare ai giovani. Oggi Grillo è parte di un vero movimento, e schiera anche candidati locali. Gli italiani hanno tollerato il loro rancido sistema politico, [Grillo] afferma, essenzialmente come dei sonnambuli. ‘Facciamo leggi sull’economia, ma non c’è economia’, ha detto. ‘Facciamo leggi sul lavoro, e non c’è lavoro. Abbiamo una costituzione che nessuno conosce. Siamo un paese che non si comporta come una nazione’. Un socievole 59enne con una testa piena di ricci argentei, Grillo è in aspro contrasto con i politici italiani, che sfoggiano vestiti di marca e trucco perfetto. Cacciato informalmente dalla tv per il suo stile non-si-fanno-prigioneri, Grillo ha lanciato una campagna sollecitando l’Unione Europea a non inviare più fondi pubblici in Italia, che secondo lui il governo ruba o dilapida. In seguito, ha invitato la Germania ad invadere l’Italia per salvarla. Per un momento, c’è stato un barlume di speranza che la rabbia popolare si sarebbe affermata in qualcosa di più catalitico. Ma poi ad inizio anno il governo del primo ministro Romano Prodi è collassato in un dispetto di politici insignificanti, 20 mesi su un termine di 5 anni e prima che passasse una legge per riformare il sistema elettorale. Senza cambi ad un sistema pieno di difetti, gran parte degli analisti concordano, il paese è condannato ad un altro turno di leader politici incontentabili dediti alla lotta per il potere soffocando così riforme creative. Tra i vari difetti, il sistema elettorale corrente dà un’influenza sproporzionata ai piccoli partiti, alcuni formati da non più di una singola persona con un po’ di soldi. E’ stato uno di questi partiti-persona a buttar giù il governo; un partito persino più piccolo, guidato da un politico di nome Pizza, ha quasi mandato a monte le elezioni del weekend quando ha scatenato un putiferio per l’utilizzo del simbolo del proprio partito. Gli italiani vivono nel loro caotico sistema politico da generazioni. L’indignazione è ora forte, tuttavia, poichè molti qui si aspettavano miglioramenti dopo la fine della Guerra Fredda e dopo che uno scandalo di corruzione nei primi anni 90 scosse l’establishment politico. Invece, hanno avuto un cavalier Berlusconi e, dopo di lui, un sonnacchioso Prodi. La realizzazione che i problemi vanno oltre un singolo partito o leader è infine arrivata. ‘Ci vorranno circa 10 anni per cambiare questa classe politica’, ha detto Ricolfi, il sociologo. ‘Ma il problema è che entro 10 anni saremo affondati così in basso che non riusciremo a venirne fuori di nuovo. Sarà troppo tardi, fine della storia’.

ETR 500 PERDE IL TETTO DELL’IMPERIALE IN CORSA, SFIORATO DISASTRO FERROVIARIO

E’ accaduto sulla roma – firenze il 5 aprile scorso alle 17 circa, coinvolti i treni 9437 mi – roma e 9396 roma – udine con pdm di roma sl.la locomotiva di coda del treno 9437 (etr 500) ha “perso” in corsa a oltre 200 km/h l’intero tetto dell’imperiale della locomotiva di coda al km 24 della direttissima roma firenze. l’elemento metallico di massa e dimensioni considerevoli (oltre 77 kg e circa 4 mq), fortuitamente non ha colpito alcun treno incrociante ma è stato a sua volta investito dall’etr 460 del treno 9396 sopraggiunto in senso opposto dopo pochi istanti a circa 205 km/h; si è rischiato un impatto frontale con la cabina o uno svio dalle conseguenze disastrose.in attesa di chiarimenti sulle reali cause di una così grave e ulteriore lacuna nei processi manutentivi degli etr, appare fin d’ora evidente una oggettiva responsabilità della dirigenza di quel settore che intendiamo sottoporre al vaglio delle autorità. come rls abbiamo richiesto di essere informati in modo circostanziato e dettagliato sull’accaduto al fine di rendere consapevoli e partecipi tutti dei rischi connessi al nostro lavoro, oltre che per prevenire, in futuro, incidenti analoghi che mettono a repentaglio la nostra incolumità e quella di tutti i viaggiatori.

ETR500 at Milano C
photo credit: LHOON

E i soldi del nuovo contratto ora sono bloccati

Abbiamo appreso in via ufficiosa che in data odierna la Corte dei Conti non ha certificato l’ipotesi d’intesa concernente il rinnovo del CCNL 2006/2009 del personale del Comparto Regioni – Autonomie Locali, sottoscritta in data 28 febbraio u.s..

Ancora una volta si entra nel merito dell’ipotesi che è rispettosa dell’accordo con il Governo circa le compatibilità economiche a livello nazionale e, per ciò che concerne quelle aggiuntive, coerente con i vincoli finanziari circa il rispetto del patto di stabilità e con l’autonomia di bilancio degli enti.

A fronte di tale mancata certificazione chiediamo da subito al Comitato di settore, che tra l’altro ha già autorizzato l’ipotesi d’ intesa, di promuovere gli atti di propria competenza per dare disposizione all’ARAN affinché proceda comunque alla stipula del contratto nel rispetto delle procedure temporali dei 55 gg. previsti dalle attuali disposizioni di legge, peraltro già attivata nell’ambito del precedente rinnovo del CCNL biennio economico 2004-2005.

Ma cos’avrai mai fatto perchè ti facciano tutto questo ….?

Ai sensi dell’art. 128 del codice della strada, è possibile disporre la revisione della patente di guida del conducente ogni qualvolta, a causa del suo comportamento irregolare di guida, tale da comportare l’incidente stradale, sussistono dubbi sulla sua idoneità psico-fisica e tecnica alla guida (T.A.R. Liguria Sez. II 18/8/93 n. 322; T.A.R. Sicilia Sez. Catania 23/2/95 n. 335; ecc.).