Problemi contrattuali per la nuova linea che attraversa i Pirenei (dalla Spagna)

I quotidiani catalani lavanguardia e elperiodico non sono andati per il sottile: è la prima volta che un’opera ferroviaria viene conclusa esattamente il giorno previsto contrattualmente. Oggi il consorzio TP Ferro consegnerà i 44,5 km di linea ferroviaria che attraversa i Pirenei per congiungere Francia e Spagna con un tracciato ad elevata velocità (200km/h). Contrariamente alla nostra linea Bologna-Firenze AV , che verrà inuaugurata a dicembre, questa linea per ovvi (ma non da noi) motivi di sicurezza ha una galleria a doppio tubo , di circa 8km .

Un treno AVE percorre il tratto tra Figueres e Perpinya, in Catalogna.

La nuova linea che collega Francia e Spagna, a Figueres.

Il punto è che il contratto prevede che lo Stato non tiri fuori un euro per quest’opera e il consorzio riceva 1300 euro per AVE (treno Alta Velocidad Espanola)  che transiti, e poco più di 500 euro per ogni treno merci. I treni però non circoleranno prima del 2010, quindi il Consorzio chiede l’indennizzo previsto contrattualmente, che è una cifra esorbitante. Questo perchè non è stato ancora completato (anche se i lavori sono a buon punto, tant’è che manca solo un anno) il tratto di cui si occupa la società Adif , in qualche modo controllata dallo Stato. Ecco la foto dello “scandalo”, tratta da un forum (grazie a Javi di Hospitalet de LLobregat) :

Contatti sono in corso tra il Ministero del Fomento (Trasporti) ed il Consorzio ma è sicuramente una situazione imbarazzante per il governo spagnolo. L’articolo ironicamente poi dice – sbagliando – che i treni AVE nemmeno potranno passare su questa linea, limitata a 200km/h, non sapendo forse che per ragioni di pendenza e/o raggio delle curve spesso le linee costruite in montagna hanno dei limiti inferiori di velocità. Ad ogni buon conto, la linea loro l’hanno finita , e con una galleria a norma.

Anche da noi,  qualcosa si muove. Finalmente, a cinque anni dal completamento del raddoppio della linea ferroviaria tra Pescara e Bari tranne per un pezzo di 500 metri in galleria a nord di Ortona, iniziano i lavori. Nel 2011 anche questo tratto sarà raddoppiato.  Oggi come oggi i treni hanno allungamenti di percorrenza abnormi , che ho verificato di persona mentre tornavo dalla Puglia di oltre 20 minuti, per compensare il “senso unico alternato” di questo piccolo tratto, decisamente trafficato soprattutto durante la stagione estiva.  Cosa farebbero gli spagnoli che inveiscono tutti i giorni contro il governo se vivessero in Italia ?

http://www.ferrovie.it/fol.tim/img/FN2544101.jpgL'imbocco della galleria di Ortona, ancora per poco a binario unico.

Ero astensionista

dal “Manifesto”

Caro Parlato, come ogni persona di sinistra, ho vissuto con estremo sconforto quest’amara sconfitta. Per queste elezioni sono stato un forte sostenitore del non voto, ma non fino all’ultimo. La tua Votare necesse est, domenica scorsa, mi ha convinto e la mia coscienza civile ha avuto il sopravvento sulla mia coscienza morale individuale…ma fino a un certo punto e mi spiego. La Sinistra Arcobaleno ha innanzitutto sbagliato la scelta del leader: Bertinotti e la sua retorica. Persona di rilievo intellettuale ma oramai incapace di assumere una guida senza, appunto, ricorrere a fraseggi trapassati e retorici. In secondo luogo ha candidato due condannati e un indagato: Francesco Caruso, Daniele Farina e Alfonso Pecoraro Scanio (che pure apprezzavo). Ora, per il solo fatto di averli candidati ha offeso la mia dignità civile prima di tutto. Se perciò era la coscienza civile a spingermi al voto, la stessa coscienza civile doveva guidarmi nella scelta. Doveva essere una scelta netta, chiara. Sono perciò andato a votare con un’idea chiara: dare un segnale alla politica italiana e alla sinistra in particolare. Il Pdl ha candidato 56 tra condannati e indagati, il Pd 18, l’Italia dei valori nessun condannato e nessun indagato. In qualsiasi altro paese europeo sarebbe bastato un semplice indagato (non condannato) per perdere le elezioni. In Italia no, più persone corrotte ci sono e più voti si prendono. C’è evidentemente qualcosa che non va nell’educazione civile italiana, questo è ovvio. Ecco quindi che ho votato alle politiche Di Pietro (persona che non mi emoziona affatto ma che soddisfaceva le mie prerogative) e alle amministrative romane Sinistra critica. Rutelli non lo voterò mai e poi mai.
Tornando al leader, Nichi Vendola è la persona giusta. Bertinotti avrebbe dovuto farsi da parte prima. Caro Parlato, tocca rimboccarsi le maniche e costruire un partito di sinistra, laico e progressista. Uno Zapatero è possibile anche in Italia.
Lettera firmata

“Dalla Destra non ho imparato nulla”: intervista a Zapatero

Link all’articolo del Corriere della Sera

José Luis Rodríguez Zapatero, premier spagnolo, domani si pubblica il decreto di scioglimento delle Cortes, il Parlamento. Che voto si darebbe, lei che è il capo del governo, alla fine di questa legislatura?
«Questo sta ai cittadini stabilirlo. Io sono quello sotto esame».

Nell’ultimo sondaggio di El Mundo le davano un 5,44.
«I cittadini ci azzeccano sempre ».

Però è un successo per il rotto della cuffia…
«5,44 è un risultato accettabile, secondo gli abituali standard di valutazione delle leadership politiche ».

Perché le piace tanto scontrarsi con la Chiesa cattolica?
«A me? Io non mi sono scontrato su niente con la Chiesa cattolica».

Ma se lo sta facendo dall’inizio della legislatura… La Chiesa si sente offesa per alcune delle sue leggi.
«Io non ho mai attaccato la Chiesa. Ho seguito il mio programma elettorale. Ditemi se c’è una sola cosa, sugli accordi del Vaticano, sul finanziamento, in cui avrei attaccato la Chiesa. Al contrario, ho sempre mantenuto una posizione di rispetto. Ma voglio essere molto chiaro sul fatto che chi fa leggi è la maggioranza democratica della società civile. E questo Paese ha aumentato i diritti individuali attraverso leggi liberali che rispettano l’individuo, la persona. Questo vuol dire rafforzare i diritti umani. E io ho molto rispetto per la famiglia cristiana, al punto che mi sono sposato in Chiesa…»

Lei oggi si considera cristiano?
«Sì… sono battezzato… Ho molto rispetto per la famiglia cristiana, per chi pensa che il matrimonio debba essere celebrato in Chiesa e vuole avere 11 figli. Ma dobbiamo avere lo stesso rispetto per chi vuole vivere in coppia senza sposarsi o per chi, essendo omosessuale, decide di convivere in matrimonio con il proprio partner».

Ma tra le possibilità che aveva, di dare gli stessi diritti alle unioni omosessuali oppure includerle nell’istituzione del matrimonio, lei ha scelto quella di maggiore confronto con la Chiesa…
«Chiamiamo le cose con il loro nome. L’unione delle persone che vogliono istituire un contratto legale, con un vincolo giuridico, si chiama matrimonio. E questo termine si impone in tutti i Paesi. Ma poi, arrivare a dire, come sto sentendo in questi giorni, che la riforma delle Legge sul divorzio ha favorito la dissoluzione della famiglia…».

A volte succede che questi «nuovi diritti» abbiano un effetto paradossale. Che ne pensa del fatto che le donne del comune di Garachico non si siano potute presentare alle elezioni perché non avevano abbastanza uomini nelle liste (per la Legge di Parità, pensata per le donne, ci deve essere almeno il 40% di candidati di uno dei due sessi)?
«Questo è un caso assolutamente eccezionale».

I casi eccezionali sono quelli che mettono a dura prova la consistenza delle liste.
«Le leggi si fanno per regolamentare situazioni generali».

E come risolverebbe questo problema come giurista?
«Lo ha già risolto la Corte costituzionale. Rispettiamo il suo giudizio ».

No, la Corte non ha ancora affrontato la costituzionalità della legge.
«Ne deduco che lei è contrario alle quote…»

Sì, io sono per l’uguaglianza, ma non attraverso l’imposizione, non attraverso le quote.
«Io sono per la parità».

Un’altra cosa su cui la pensiamo diversamente…
«Io non ho paura dell’uguaglianza ».

Neanch’io. Ma si può arrivare all’uguaglianza attraverso la libertà e non attraverso l’imposizione… Qualche mese fa si è operato di miopia…
«Sì».

Perché non ha mai detto in nessuna intervista che era miope?
«Nessuno me l’ha mai chiesto».

E adesso vede bene?
«Da vicino vedo un po’ meno bene. Da lontano molto meglio».

Si dice che nei miopi prevale il lato sinistro su quello destro. Ha già corretto questo squilibrio?
«Sono di sinistra, e la conoscenza più profonda, al governo, della realtà sociale, della distribuzione della ricchezza, delle opportunità degli uni e degli altri, di come funziona la società, mi ha permesso di confermare i miei convincimenti come persona di sinistra».

Cioè non ha corretto quello squilibrio, e continua a pensare, come mi ha detto due anni fa, che la destra non le abbia insegnato nulla…
«La destra non mi ha insegnato niente, con l’atteggiamento che ha avuto in tutti questi anni all’opposizione. Ma leggo persone di destra e, ovviamente, ci sono riflessioni che come già le ho detto in un’altra occasione… Per esempio riconosco che il principio della stabilità di bilancio, che ha una tradizione più forte nel pensiero di destra, sia positivo, e per questo lo applico».

Si sente odiato da una parte dei cittadini?
«No. Ci sono stati momenti di forte tensione, ed è evidente che i più fedeli al Partito popolare (all’opposizione, ndr) non condividono il mio modo di fare politica. Settori isolati, non mi sembra che nella Spagna di oggi si generi odio».

Quando è stata l’ultima volta che è andato in collera?
«Ora sì che è difficile dare una risposta».

Non ricorda neanche una volta?
«Del periodo come premier, no. Mi autoimpongo una disciplina di contenimento molto forte. Il potere deve essere contenuto…».

E in ambito personale?
«Neanche. Sono molto felice con mia moglie e le mie figlie».

Non ha mai dato uno schiaffo a una delle sue figlie?
«Credo di no. Al contrario. Sono il loro alleato».

Lo dico per la recente riforma del Codice Civile. Si immagina un bambino che denuncia il padre perché gli ha dato uno schiaffo?
«Beh, questo non prevede sanzioni. Ma mi sembra un buon principio. La repressione fisica non è accettabile, né dal punto di vista pedagogico né dal punto di vista etico. Bisogna educare in un altro modo. Io sono favorevole a educare con autorità, a essere esigente con i propri figli o con gli alunni, ma ci sono altri meccanismi per incentivare. Trovo estremamente ripugnante qualsiasi sintomo di violenza… È la cosa che mi ripugna di più in assoluto. Non sopporto vedere due persone picchiarsi e non mi piace vedere un padre che dà uno schiaffo al figlio».

Qual è la donna più attraente che ha conosciuto da quando è premier?
«Sonsoles (la moglie, ndr) ».

Intendo dire da quando è premier.
«Sonsoles. Per me la persona più attraente è Sonsoles».

Bene, allora diciamo qual è la persona più interessante che ha conosciuto da quando è presidente? «Sonsoles».

Lei si vanta sempre della sua «agilità». Non teme che qualcuno faccia un bilancio un giorno e dica: «Quest’uomo ha avuto più agilità che testa»?
«In politica l’agilità è nella testa ».

Barcellona – Italia a confronto….

Leggere “Lavanguardia”, il quotidiano di area monarchica (destra, ma non la nostra di “Libero” o “Giornale”) molto diffuso in Catalonia, mi fa sorridere. Se vivessero in Italia, in una qualunque città del nord (non oso immaginare del sud), credo molti catalani si suiciderebbero. Gridano allo scandalo e alle dimissioni di Zapatero per ogni cosa. Dovete sapere che a Barcellona e in generale in Catalonia la popolazione partecipa molto alla vita politica e in genere alle decisioni prese dalla Generalitat, con manifestazioni pro e contro tutto, portando i bimbi con i passeggini in piazza quando servono più asili, i lavoratori nelle stazioni (senza bloccare i treni e gli aerei, però), quando ci sono licenziamenti, e così via.

Foto tratta fa flickr

Da qualche anno l’AVE, il treno ad alta velocità spagnolo, si sta avvicinando a Barcellona. I lavori fervono, anche se sinceramente, da quello che ho visto due settimane fa, non so se ce la faranno ad inaugurare la linea il 21 dicembre come previsto. Bene, da ieri è in vigore il Piano alternativo dei Trasporti, che prevede la sopressione dei treni tra Piazza Espanya e Barcellona Saints, dove si attesterà l’AVE.

I catalani sono incazzati neri. I responsabili non sanno ancora dire se l’interruzione, necessaria per completare gli ultimi lavori della linea, dureranno una settimana, dieci giorni, o due settimane. Quando a Roma RFI ha attivato il nuovo sistema di controllo della stazione, qualche anno fa, è saltato tutto. Treni soppressi , ritardi minimi di 4 ore, il tutto per circa dieci giorni. Se andate sul sito di Trenitalia , ogni giorno di ogni settimana, trovate pezzi di linea con treni soppressi. L’ultima, dei treni Minuetto, nuovi di zecca, che Trenitalia sta ridando indietro al costruttore perchè dopo appena un anno si sono usurati i bordi delle ruote. E sulle linee dove giravano questi treni, ci sono bus.

Ma va tutto bene. Se uno non viaggia su queste linee, nessuna notizia. A Barcellona, per questi lavori imponenti, chiedono la testa di Zapatero. Date un’occhiata ai commenti degli utenti. E qualche video. Qualche utente dice che sono ridotti “come nei paesi del Terzo Mondo”. La capitale finanziara d’Italia, Milano, ha tre linee della metro e tutte chiudono alle undici e mezza di sera. A Barcellona vai all’aeroporto con il biglietto della metro (69 centesimi, se compri il carnet da 10, con il bancomat o la carta di credito). Chissà quando si trovano a Tessera e l’autista della Sita chiede ai turisti spagnoli il 50% del prezzo del biglietto in più “perchè vogliono farlo a bordo” cosa pensano…. di essere in Burundi ? E non parliamo del tram ” a batterie” in prato della Valle…..

Nel secondo giorno di Piano di Trasporto Alternativo a Barcellona , già danno il biglietto gratis . Anche qui vero ? W Barcellona. E’ da quando passa il bus a Bragni (Cadoneghe) che la mattina se piove stai a piedi a 4 fermate dal capolinea. Ero al liceo quando ho segnalato la cosa. Dieci anni di centrosinistra a Padova, 5 di centrodestra, l’orario Aps e le corse della linea 4 non sono aumentate nemmeno dello 0,1%…. questo paese non ha futuro….

Altra notizia del giorno , un giovane che aggredisce una ragazza dell’Ecuador su un treno regionale nei pressi di Barcellona. Arrestato e ripreso dalle telecamere che, normalmente, si trovano sui treni. Già. Noi non abbiamo nemmeno le porte funzionanti su tutte le carrozze…

E la giunta di centrosinistra lascia la città di notte agli spacciatori

E’ una lunga sequenza di errori strategici, quella della giunta di Padova di centrosinistra (che in questo prosegue dritto per la strada intrapresa da quella precedente “delle libertà”). Una giunta che ha preso molti volti anche perchè fa una politica non troppo di sinistra (non è l’unica, vedi Cofferati) ; dopo la chiusura dei bar degli spritz del centro alle 24, lasciando una città vuota in mano spacciatori e varie bande del tombino, anche pinacoteche (scusate, paninoteche) pizzerie e kebab, compici di vendere alcolici, chiuderanno alle 24. Tanto ieri notte la piazza era piena di gente fino alle 3 . Le bottiglie, se le sono portate da casa. Questo per quanto riguarda i divieti. Passiamo ai servizi: nessuna linea di bus notturni effettua servizio dopo le 23.30, i tassisti sono carissimi ed hanno ottenuto quest’anno un aumento delle tariffe del 20% dal Comune. Il Comune di Padova non riesce a tenere aperto dei bagni pubblici 24 ore su 24 nemmeno nell’unica piazza del centro dove ci sono. Non è riuscito nemmeno a realizzare un parcheggio bici custodito in centro, mentre tutti i giorni i cittadini lamentano furti. E non ci sono abbastanza cestini nelle piazze. Facile per il “Mattino” fare un reportage di foto di ragazzi che pisciano sotto le colonne…..
Zapatero, nel suo libro intervista , diceva che “l’errore più grande dopo le bombe di Madrid sarebbe quello di chiudersi in casa per paura. I cittadini spagnoli non devono avere paura e devono vivere nelle loro città , popolare le strade…” (cito a memoria). Qui, altro che Zapatero…..zero trasporti notturni,locali chiusi a forza di ordinanze, e zero vigili in giro . Oramai ci batte Venezia in quanto a locali notturni, il che è tutto dire…..

La precarietà nel mercato del lavoro spagnolo e la questione immigrati

Quante concidenze con quanto ha fatto qui in Italia il governo Amato di centrosinistra per precarizzare il mercato del lavoro, prima del baratro finale con la legge Biagi di Berlusconi-Fini-Bossi !

L’ex leader sindacale è particolarmente consapevole di questo problema e propone alcune risposte. “I dati ci dicono che il lavoro precario coincide con il trentuno percento del mercato del lavoro. Una così alta percentuale non si giustifica solo per le caratteristiche peculiari dell’economia spagnola che ha i propri pilastri nell’agricoltura e nel turismo. Forse avremo sempre percentuali di precarizzazione più alte che nel resto d’Europa, ma non si può dimenticare che il fenomeno subisce bruscamente un’impennata proprio negli anni ottanta. Sono i governi Gonzàlez a introdurre i contratti temporali nel mercato del lavoro, sostenendo che i precari sarebbero stati i lavoratori a tempo indeterminato di domani. Questa logica venne introdotta anche con la riforma dello Statuto dei lavoratori sulla base di un accordo sindacale nel 1985 che io, che a quel tempo dirigevo le Ccoo (Comisiones obreras) non firmai a differenza di quanto fece l’Ugt (Unione generale dei lavoratori), d’ispirazione socialista, il secondo sindacato spagnolo, con un numero di iscritti molto vicino a quello delle Ccoo. Nel 1985 avevamo solo il dodici percento di contratti di lavoro a tempo parziale. L’anno dopo eravamo già arrivati al trenta percento, che poi è più o meno la percentuale attuale. Nel 1997 si è tentato, con accordi tra sindacati e imprese, di stabilizzare le forme di lavoro ma la quantità di lavoro a termine non è diminuita.”Come garantire e ampliare i diritti di questa consistente fascia di lavoratori precari? “Quello che si può e si deve fare, come ho cercato di dire prima, è gettare le basi di un cambiamento strutturale dell’economia. Sappiamo molto bene che la principale fonte di ricchezza di un paese è la propria manodopera, fatta di conoscenze, talento e saperi continuamente aggiornati. Ecco perché dobbiamo lottare contro i bassi salari e la precarizzazione che deprimono la buona qualità della manodopera. E dobbiamo anche mettere in relazione la domanda e l’offerta di lavoro, avendo sempre dì più lavoratori qualificati e formati professionalmente che non possono ricoprire lavori dequalificati e precari. La sfida è sull’innovazione tecnologica della nostra economia che porterebbe con sé il mutamento positivo dell’attuale mercato del lavoro. Certo, l’obiettivo è di lungo periodo. Intanto, bisogna anche sviluppare la democrazia industriale che nella prima tappa della transizione democratica è stata sacrificata a favore di un modello centralizzato di concertazione. Con Aznar, il governo più che arbitro della concertazione ne è diventato il soggetto principale. Ora il problema è tornare A a un rapporto diretto tra sindacati e imprese. È solo così che si producono le migliori riforme del mercato del lavoro. Il lavoro si trasforma non solo con le leggi. Si trasforma soprattutto con la contrattazione. Un lavoro di qualità può essere solo frutto di un accordo tra imprese e sindacati, il che produce anche un vero dialogo sociale.” Sul mercato del lavoro spagnolo incide ovviamente anche il fenomeno dell’immigrazione, che ha ormai raggiunto quasi le tre milioni di unità. Il governo Zapatero, favorendo la legalizzazione dell’immigrazione clandestina, cioè di coloro che erano in Spagna da un anno e avevano già un lavoro, ha fatto emergere un grande sommerso dell’economia che potrà dare allo stato e agli stessi lavoratori benefici in termini di tasse e previdenza, ma crea altre contraddizioni sul fronte dell’integrazione economica e sociale. È un problema inedito per sindacati e governo, che mentre cercano di cambiare la struttura economica spagnola devono pure fronteggiare questa massa di lavoratori che nella maggioranza sono precari quasi per definizione.Il giudizio di Gutiérrez è positivo sulla legalizzazione dell’immigrazione, che a suo parere va coniugata con un nuovo protagonismo sindacale. “Dal 7 febbraio al 7 maggio 2005 il governo ha permesso la legalizzazione degli immigrati che sceglievano di sottrarsi al mercato nero. Quasi ottocentomila persone hanno deciso di approfittare di tale opportunità. È stata una decisione giusta. In questo modo si è dato un colpo a chi vorrebbe poter contare su una massa di lavoratori senza diritti e disposta a essere malpagata.

(dal libro “Zapatero, il socialismo dei cittadini, che ho terminato di leggere tutto d’un fiato ieri sera)

E mentre da noi il quarto pilastro è l’assicurazione privata integrativa per la pensione….

Cosa si intende con “Quarto pilastro” dello stato sociale, categoria che il suo governo usa abitualmente?

Negli ultimi decenni il nostro paese ha progressivamente consolidato tre pilastri del welfare state: istruzione, sanità e pensioni per tutti i cittadini. I governi socialisti sono stati i principali protagonisti di questo processo. Sono stati infatti i governi socialisti a rendere universali le prestazioni sanitarie e a introdurre le pensioni non contributive. Ora dobbiamo avanzare in quello che è stato definito come il “Quarto pilastro” dello stato sociale, e che non è altro che il sostegno alle famiglie nell’assistenza alle persone dipendenti, cioè a tutti coloro che non possono realizzare senza l’aiuto esterno le attività essenziali della vita quotidiana.

Può spiegarci meglio quest’ultimo punto?

Le situazioni di dipendenza si producono a qualsiasi età e in tutti i settori sociali. Gli incidenti di traffico e quelli che si verificano nel lavoro sono all’origine di molte situazioni di dipendenza, ma è l’età il fattore più incisivo sul piano numerico. La nostra società sta invecchiando. Nel 1960, i cittadini con più di sessantacinque anni rappresentavano l’otto percento della popolazione, ora sono il diciassette percento. In questo momento il tasso di copertura dei servizi di aiuto a domicilio raggiunge appena il tre percento dei casi. Siamo lontani dall’undici percento della Francia e dal venti percento del Belgio.Chi sono coloro che si occupano in Spagna delle persone dipendenti? Sono le donne. Le madri, le mogli, le figlie rappresentano una buona parte dello stato sociale nel nostro paese. E il prezzo che esse pagano dal punto di vista della qualità della vita per garantire quelle prestazioni è immenso. Noi siamo convinti che ciò sia ingiusto e vogliamo cambiare questa situazione. Vogliamo aiutare le persone dipendenti a raggiungere un maggiore grado di autonomia, così come vogliamo aiutare chi si occupa dei cittadini dipendenti. A questo scopo, abbiamo messo a punto una legge che produrrà importanti risultati in questa materia.Siamo anche convinti che tale politica produrrà buone conseguenze economiche, in quanto permetterà di creare nuovi posti di lavoro nel settore dei servizi di attenzione alle persone dipendenti. Inoltre, questa stessa politica libererà molte dorme dalla loro attuale condizione, da una situazione che le obbliga ad abbandonare le loro attività esterne al nucleo familiare per tornare ad accudire i propri parenti.

(intervista al premier spagnolo Zapatero)

“I diritti fanno più forti i cittadini, e rendono più forti la società e la democrazia”

“Il cambiamento che abbiamo introdotto nella regolamentazione del matrimonio per aprirlo alle coppie omosessuali si pone l’obiettivo di eliminare una discriminazione che derivava dall’impossibilità di dare solennità pubblica ad un impegno di vita in comune al quale lo stato attribuisce una serie di conseguenze giuridiche. Quelle, appunto, del matrimonio civile. In questo modo, abbiamo riconosciuto un diritto a coloro che prima non lo avevano. Operando così, non si riduce di una virgola la libertà di coloro che non sono interessati a quel singolo diritto: al contrario, riteniamo che la società nel suo complesso migliori grazie a questa equiparazione giuridica.

[…]

Io sono una persona francamente moderata, la più contraria ad un radicale o a un esaltato. Penso molto alle cose che faccio e valuto molto le conseguenze delle mie decisioni . Non sono in alcun modo un radicale, salvo quando si tratta di rispettare i miei principi e di mantenere la parola data. Ma il problema è che il contratto di fiducia sul quale si basa la democrazia consiste esattamente in questo punto: non tradire la parola data.”

(dal libro Il socialismo dei cittadini, intervista al premier spagnolo Zapatero)

Una lezione di politica dallo statista Zapatero

(intervistatore) Lei, in una nota dichiarazione dopo la vittoria socialista nelle elezioni del marzo 2004, ha affermato: “Il potere non mi cambierà”. Perché ha sentito il bisogno di pronunciare pubblicamente questa frase? Lo ha fatto perché in quel momento la Spagna viveva una fase difficile della vita politica, in cui si avvertiva la necessità di un intreccio più stretto tra etica e potere politico?

Quella frase rispondeva a un’esigenza di autenticità, soprattutto da parte degli elettori di sinistra. La sinistra, in termini generali, si trova nelle condizioni migliori per vincere spesso la sfida elettorale. C’è più gente di sinistra nelle nostre società perché i valori della sinistra sono più attraenti, generano maggiore speranza e perché esiste una maggioranza di cittadini che è favorevole al progresso sociale nell’equità, alla crescita della libertà.Credo che la sinistra non vince quando non è autentica. E l’autenticità comporta prima di tutto la realizzazione degli impegni presi e non il cercare pretesti di stato per non fare le cose.Questo era il senso di ciò che mi chiedevano nella notte della vittoria elettorale con la frase no nos falles [non ci deludere; N.d.R.].A distanza di quasi due anni da quella notte, qui negli uffici del governo alla Moncloa, mi è chiaro che si può non fallire, che si può non deludere la fiducia della gente. È una questione di volontà politica. Quella frase, no nos falles , esprime la domanda di chi non ha potere. La politica interessa soprattutto la gente che non ha potere, il cittadino normale, chi non è proprietario di una grande impresa, chi non può influire. Si tratta del cittadino le cui azioni stanno soltanto in una scheda elettorale. E per un cittadino che non ha potere, quella scheda elettorale è il suo investimento: l’unico di cui dispone per giocare un ruolo attivo nel sistema di convivenza collettiva.

(dal libro “Zapatero il socialismo dei cittadini” , ed. Feltrinelli, che mi sono regalato per Natale e che sto letteralmente divorando) 

Zapatero è donna

dal sito http://coranet.radicalparty.org/pressreview/print_right.php?func=detail&par=13230 , a sua volta tratto da un articolo de “L’Espresso”

Gianni Perrelli
Colloquio con Maria Teresa Fernàndez de la Vega. La vice premier del governo spagnolo spiega perché il suo paese è all’avanguardia. Dalle riforme sociali alle politiche femministe. Per il suo leader, il cittadino è sempre al centro di ogni scelta.

La Spagna è oggi il paese più all’avanguardia nel campo delle riforme sociali. direi che in un solo anno di governo socialista è diventata un campione assoluto dì modernità. È qui a Madrid il laboratorio politico del futuro… Maria Teresa Fernàndez. de la Vega, vicepresidente nel governo di José Luìs Rodriguez Zapatero, è la grande regista del processo riformista che sta cambiando a straordinaria velocità il volto della Spagna. La spinta per il varo dei progetti più rivoluzionari – dal divorzio lampo anche senza responsabilità specifiche al matrimonio fra gay, dalla legge sulla riproduzione assistita a quella sullo snellimento del cambio di identità per i transessuali,
dalla norma sulla violenza contro le donne alle recenti aperture di dialogo con l’Eta per porre fine al terrorismo – è nata dalla sua mititanza di lungo corso nel socialismo, dalle sue esperienze in campo giuridico e dal suo costante impegno sul fronte del femminismo. ”Nell’ambito della socialdemocrazia”, precisa il braccio destro di Zapatero nel suo ufficio al palazzo presidenziale della Moncloa, “la Spagna già negli anni Ottanta fungeva da battistrada. La terza via di Tony Blair non ha fatto altro che perseguire gli obiettivi già realizzati qui da Felipe Gonzalez. Mi riferisco, in particolare, alla concorrenza in campo economico, al liberalismo svincolato da eccessivi controlli, all’accesso gratuito all’istruzione e alla sanità garantito a tutti, il modello Zapatero rappresenta invece un’evoluzione. Perchè assecondando lo spirito del XXI secolo mette il cittadino al centro della democrazia. Ne fa un protagonista, andando incontro ai suoi diritti individuali”.

E’ una linea che presta però il fianco ad accuse di radicalismo. La Chiesa è vivamente preoccupata per la deriva laica della società. Zapatero, per gli ambienti internazionali più conservatori, più che un modello da imitare è diventato un sinonimo di pericolo.
“Anche qui in Spagna i titoli dei giornali più ostili tendono a demonizzarci. Esagerazioni che nascono dalla passione politica e che non tengono conto del vero profilo dì Zaparero. Un leader progressista, il più importante di questi anni, dotato di uno spirito profondamente democratico. Un capo che dialoga, che rispetta tutte le opinioni. Quelli che oggi lo considerano uno spauracchio, quand’era all’opposizione lo chiamavano Bambi per la sua apparente mitezza. Al di là del suo tratto educato Zaparero è un decisionista, un politico che non indugia un attimo nel momento delle scelte. Finora ha semplicemente onorato gli impegni assunti con gli elettori. In primo luogo quello di dare un contenuto ai diritti dei cittadini, coinvolgendoli direttamente nei programmi. Capisco che queste aperture creino in alcuni settori della società una profonda avversione. Probabilmente è la rapidità del cambiamento cio che desta maggiore allarme. Ma il nostro governo, il pri mo insieme con la Svezia che nella composizione ministeriale rispetta la perfetta parità fra uomo e donna, è convinto di star aprendo una nuova strada nel rapporto fra lo Stato e il cittadino”.

Rimane il fatto che la Chiesa non accetta il riformismo spinto in un paese che era considerato una roccaforte del conservatorismo cattolico. Anzi, invita fedeli alla mobilitazione contro il trionfo del relativismo. “La Chiesa muove critiche più in base a una sua concezione morale che al dovere di uno Stato di legiferare a beneficio dì tutti i cittadini. Noi abbiamo il massimo rispetto per le convinzioni etiche della Chiesa e dei suoi fedeli. Ma il governo ha un altro compito e un altro orizzonte .Se si accorge che la donna è discriminata e che e vittima di violenz a, deve porsi l’obbligo di difendere la sua dignità di essere umano. Se fra una eoppia non c’è più amore costringerla a una lunga separazione non salverà certo il matrimonio: come non si domanda a nessuno perché intenda sposarsi, così è giusto non chiedere a nessuno perchè voglia divorziare. E che ragione c’è dì impedire a due persone dello stesso sesso unite da una relazione affettiva di formarsi una famiglia? È questo ciò che noi intendiamo per protagonismo dei cittadini. Un cambio di prospettiva nelle regole della convivenza civile di cui è giusto che il governo si faccia garante”.

Contro il matrimonio degli omosessuali si era duramente pronunciato Joseph Ratzinger già prima di diventare papa. Ricordando che il fondamento della famiglia è la continuazione della specie. Con un pontefice che ha fama di conservatore potrebbero adesso inasprirsi i rapporti fra Spagna e Vaticano? “Per la dottrina della Chiesa esiste un solo modello di famiglia che ha esclusivamente finahtà dì procreazione e di continuità della specie. Una visione, ripeto, estremamente rispettabile. Ma nella società contemporanea si sono formate diverse concezioni della famiglia, tra cui l’unione dì due persone dello stesso sesso. Secondo noi sono degne di altrettanta considerazione . Non credo comunque che con Benedetto XVI i rapporti fra Spagna e Vaticano peggioreranno. Per la semplice ragione che, da parte nostra, non c’è alcuna volonta di contrasto. Non ci sentiamo in conflitto con la Chiesa. Anzi proprio recentemente ho ricevuto una lettera dal segretario della Conferenza episcopale contenente un nuovo schema di accordo sull’ora di religione a scuola e sul finanziamento delle istituzioni religiose da parte dello Stato. C’è solo molto rumore perchè alcuni prelati cercano di imporre ai fedeli un messaggio contrario allo spirito della nostra riforma. E più avvertono che il loro discorso cade prevalentemente nel vuoto, più sono portati ad alzare la voce. A mio parere il loro catastrofismo non è in sintonia con il comune sentire dei cittadini .Non riesce a far breccia nella società spagnola».

Ma perché proprio in Spagna, un paese di tradizioni conservatrici, governato a lungo prima del vostro awento da un leader di centro-destra, l’opinione pubblica ha così velocemente aderito a una svolta progressista che sta abbattendo tanti tabù? ”La Spagna non è mai stata ultraconservatrice. E’ un paese che ha sempre avuto un considerevole numero di progressisti. E che oggi cerca di avanzare verso la modernità mettendo a frutto la sua immaginazione mediterranea. Anche se stiamo marciando in fretta, c’e ancora un mucchio di lavoro da fare. Dobbiamo condurre in porto la riforma costituzionale, con il varo dei nuovi statuti regionali. Dobbiamo rendere più produttiva l’economia, migliorando gli investimenti. Dobbiamo rendere più competitive le nostre imprese, curando la ricerca e l’innovazione. E anche sul terreno sociale c’è un grande gap da colmare nel campo dei diritti femminili. In Spagna il tasso di disoccupazione delle donne è molto più alto di quello degli uomini. E i salari sono inferiori mediamente del 20 per cento. Infine, c’è un enorme deficit di partecipazione femminile nei consigli dì amministrazione delle banche e delle grandi imprese».

Lei è considerata la figura più forte del governo, la vera ispiratrice del riformismo. Soprattutto sul terreno delle conquiste femminili. ”Il merito piu che mio è di Zapatero. Uno dei pochissimi capi di governo che si è pubblicamente dichiarato femminista. Contribuendo a cambiare la percezione stessa del femminismo. Prima gli veniva attribuito un contenuto conflittuale. ora un intento migliorativo. No, direi che non ci sono primedonne in questo governo. E’ una squadra molto unita. Cimposta da sensibilità ovviamente diverse, ma amalgamate al meglio da una leadership mai messa in discussione. Ci confrontiamo su ogni dettaglio, condividendo però tutti la stessa filosofia di lavoro. L’aspetto più impressionante, insisto, è la velocità di marcia. Dopo la vittoria elettorale è stato come vivere in un film. Non abbiamo sprecato un solo secondo. Il giorno stesso in cui ci siamo insediati abbiamo preso una decisione di importanza storica come il ritorodelle truppe dall’Iraq”.

Decisione che vi ha alienato le simpatie degli Stati Uniti. George Bush, che era molto legato a José Maria Aznar, non è mai più venuto in visita a Madrid e non ha mai invitato Zapatero a Washington. ”Il livello delle relazioni tra Spagna e Stati Uniti non dipende dagli incontri dei leader. E’ evidente che il ritiro delle nostre truppe dall’Iraq è stato poco gradito a Washington. E ha prodotto uno stato dì tensione nei rapporti personali fra i due presidenti. Ma non ha intaccato l’assoluto rispetto fra i due paesi. Spagna e Stati Uniti rimangono amici e alleati. Proprio la settimana scorsa a Mosca, dopo le celebrazioni per la vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale, Zaparero raccontava a un giornalista dì essersi trovato al fianco di Bush, di aver scherzato con lui, di aver poi tenuto una conversazione del tutto amichevole”.

Aznar aveva una speciale sintonia anche con Silvio Berlusconi. Ritiene che oggi si siano un po’ raffreddati i rapporti con l’italia? “Le relazioni bilaterali sono rimaste molto buone. Anche in questo caso, al di là della personalità dei leader, che pure in pubblico hanno mostrato di nutrire una reciproca simpatia, dividiamo una cultura comune e obiettivi abbastanza simili. Diciamo che spagnoli e italiani si cercano vicendevolmente. Sono popoli da sempre in grande sintonia”.

Il 12 giugno in Italia ci sarà il referendum per l’abrogazione di una legge sulla procreazione assistita dal contenuto fortemente restrittivo. L’esatto contrario del progetto formulato dai vostro governo. ”Il nostro è un progetto pilota, molto progressista che, con tutte le garanzie etiche, tende ad abolire i divieti sulla ricerca biomedica delle cellule staminali e sulla selezione genetica a soli fini terapeutici e non riproduttivi. Non vogliamo farci trovare con le mani legate di fronte alle opportunità offerte dalla scienza. In Italia, dove c’è un governo con diverse convinzioni, finora si è scelta un’altra strada. Ma dopo il referendum può darsi che nasca una convergenza anche su questo fronte che tanto impegna le coscienze».