I trasporti padovani resi più complicati e costosi

Dopo l’entrata in funzione sull’intero percorso della linea n. 1 del tram da Pontevigodarzere alla Guizza, è possibile ed opportuno formulare le prime valutazioni sull’idoneità di questo mezzo di trasporto a risolvere i problemi della mobilità di Padova. Essendo dotato di motore ad energia elettrica, venne sponsorizzato nei primi anni novanta per contrastare la crescita dell’inquinamento dell’aria dovuto al contributo fornito dalla circolazione dei veicoli e in particolare degli autobus allora alimentati a gasolio. Per farlo transitare sull’asse centrale della città, che pure comportava l’attraversamento di un’area ad alto pregio ambientale come il Prato della Valle, non solo si è forzata la prima condizione per la funzionalità di un sistema a guida vincolata che richiede la disponibilità di sedi esclusive e protette, ma pure ridotta la larghezza delle vetture di mezzo metro e limitato la lunghezza dei convogli a tre casse, per consentire il loro traino da via Luca Belludi a corso Vittorio Emanuele mediante sofisticate batterie elettriche ad alto costo economico. Tutto questo ha significato che ogni convoglio ha solo trenta posti a sedere in presenza di una popolazione anziana che rappresenta un quarto degli abitanti della città e una capacità di ospitare a bordo complessivamente 180 passeggeri, poco più di quanto ne possa contenere un autobus autoarticolato. Queste limitazioni hanno fatto tramontare l’idea, peraltro punitiva per la maggioranza dell’utenza, di dedicare l’asse centrale all’esclusivo transito del tram. Del resto, si è visto quali conseguenze abbia comportato la decisione di fermare al capolinea gli autobus che collegavano la città con Cadoneghe e Vigodarzere, non solo perchè ha costretto questi viaggiatori ad un trasbordo, ma pure per il contributo al riempimento del tram alla partenza che penalizza coloro che vorrebbero salirvi alle fermate successive. Da anni il centro storico non è più raggiungibile in auto nè tanto meno è possibile sostarvi e se un abitante del settore nord dell’Arcella, come pure della Guizza, vuole accedervi non ha alternative rispetto all’utilizzo del tram. Ma anche la circolazione degli altri mezzi motorizzati non è diminuita sul resto della rete viaria, anzi è aumentata, tanto è vero che lo stesso assessore alla Mobilità ha invocato misure per limitarne l’ingresso dai Comuni limitrofi. In conclusione dal punto di vista dei trasporti si è creata una situazione ibrida e pasticciata, il tram ha prodotto più problemi di quanti ne abbia risolti compreso l’aumento dei costi che ha fatto lievitare considerevolmente il deficit del bilancio aziendale e costretto l’Amministrazione ad aumentare del 10% il prezzo dei biglietti.

Mario Battalliard (dalle lettere al Mattino del 18 gennaio 2010)

Togliere agli architetti il cemento armato

di Bepi Contin (dal Mattino del 6.10.09)

Solo a vedere sul mattino di Padova le foto del Canale Battaglia con tutto quel cemento armato c’è da sbarrare gli occhi, stare increduli e chiedersi se la reazione sia un affare per pochi. Chiedersi come mai in alcuni di noi scatta immediato questo senso di contrasto, di sovrapposizione culturale, di annullamento, di perdita, mentre in altri no. Come mai in alcuni la cosa lascia indifferenti; anzi vi è stupore fastidio per queste invasioni di campo in ciò che appare del tutto normale, logico, giusto e ovvio? Come mai la sensibilità urbanistica che fin dall’inizio del progetto ha reso impensabile un interramento e farla finita col canale (come è successo al centro della città di Padova una cinquantina di anni fa) non ha raggiunto il fronte della tecnica costruttiva, edilizia, del restauro? Una risposta è possibile se ci si occupa del cemento armato «culturalmente» prima che tecnicamente, poichè esso è la parte fondante del mondo tecnico che vede in questo materiale la soluzione di tutto come ieri era per il legno. Lo sfottò «Còmprateo o fàteo del legno» andrebbe oggi sostituito con «fàteo de cemento», con questo materiale così duttile da far pensare che si presti a tutto. E invece no: contrariamente a quel che si crede, è inadatto a quasi tutto ed è anche il meno collaudato, conosciuto, il meno prevedibile e controllabile. Correttamente dovrebbe dirsi «Calcestruzzo armato» come sentono dire fin dalla prima lezione di Scienza delle costruzioni i futuri architetti, che sono (erano e ora non saprei) fin da principio messi sul chi va là: «Oh, tòsi, piàn col calcestruzzo armato, perchè mica sappiamo che fine faranno le opere, i ponti e gli edifici di oggi e di ieri in un domani, fra secoli. Pure potrebbe crollare tutto ». E’ almeno solido, offre alte prestazioni? Macchè, quel che offre di buono è per merito dell’acciaio, da solo vale una cicca: si dilava e corrode, è sempre sporco e pieno di muffe e non isola da nulla: è sempre più? freddo del freddo e pi?ù caldo del caldo. Pi?ù umido dell’umido e se non lo tratti è un colabrodo; ha pure un colore tetro e greve che lo fa ancora pi? pesante di quel che è. Dunque estremamente pericoloso e difficilissimo da realizzare; ogni getto è diverso dall’altro e uno straccio di certezza non c’è e non pochi sono gli strutturisti che perdono il sonno prima che siano tolti ponteggi e casseri, prima del disarmo. Chi l’ha impiegato decentemente a volte fino a farne un’opera d’arte? Pochi, si possono contare sulle dita di una mano; tutto il resto è stato un vero disastro appunto per non avere il calcestruzzo una sua dignità, una sua propria forma. Pochi, e per questo vanno citati: Pier Luigi Nervi, Oscar Niemeyer, Le Corbusier e Carlo Scarpa; tutta gente che ha prodotto il bello con qualsiasi materiale perchè l’arte fa la differenza e il bàton non è materiale alla portata di tutti: troppo povero, non ti aiuta; anzi, ti mette in braghe di tela, dichiara a tutti quel che sei e sai fare. E’ un materiale pericoloso staticamente ed esteticamente e tanto dovrebbe bastare per metterlo al bando. Proibirne l’uso come droga che devasta il potenziale creativo delle giovani menti,dei giovani progettisti, quindi per nulla paragonabile ai materiali da costruzione veri, come il legno, l’acciaio e le leghe metalliche, il vetro e la plastica. Ma c’è un motivo capitale per il quale di questo materiale non si dovrò proprio pi?ù sentir parlare: non è quasi riciclabile (non è riciclabile). Come se non bastasse c’è un impiego del tutto improprio nel restauro poichè, si pensa, consente una forte riduzione dei costi nel punto in cui non si possono ripristinate le situazioni con le tecniche antiche (ritenute a torto assai pi? costose). E’ un tema che riguarda il mondo della formazione in un Paese come questo che sarà sempre più? spesso chiamato a tutelare il patrimonio storico ora che si è alzata la soglia di attenzione anche se «dopo». Ben dopo che è successo il guaio e la lista si allunga ad ogni intervento di «restauro». Vediamo di darci un taglio: chiudiamo con il cemento armato nel restauro, non impieghiamolo più?. Rassegandoci, non potrà aiutarci; costa meno preparare del personale specializzato in questo genere di lavori. Un settore che è sguarnito e che potrebbe davvero essere oggetto di un piano d’incentivi. Sì, vivere in questo Paese, in questo Veneto, è una seccatura per tutto quel che ci ha mollato la storia, per tutto quello che questa regione non potrà eludere; eludere la conservazione e il ripristino della sua ossatura culturale fatta anche dalle opere di idraulica, i cui acciacchi è meglio prevenire e curare anzichè farla morire sotto i ferri (d’armatura).

Sabato mattina in città

Questo sabato mattina in città per andare a punzonare la bici con la punzonatura del codice fiscale per l’anagrafica delle bici, un progetto per recuperare piu’ facilmente la bici rubata e poi fino a Cadoneghe, attraversando il nuovo pezzo di Piazzale Stazione riqualificato (purtroppo non per quanto riguarda la gentaglia che ci gira ma questo non dipende né dal Sindaco né dalla Giunta, checché qualche ignorante lo pensi). Una splendida giornata di sole e temperature finamente nella media !

Una giornata pericolosa

Ogni 17 del mese la mia amica Marta mi scrive per sapere come è andata la mia giornata; le ripeto sempre che per me il 17 è un giorno fortunato, ma non sempre si può dire la stessa cosa del resto dei giorni . E’ da una settimana che mi sveglio (stanco ma senza sonno) alle 5.30 del mattino, alle 6 la vicina inglese, sopra di me, decide che è ora di far rumore con ogni cosa possibile. E’ da una settimana quindi che entro in ufficio alle 7.40 …

Oggi a pranzo, al “Principe”, per il forte e improvviso vento , gli ombrelloni che riparano dal sole i tavoli all’esterno del bar si sono tolti dopo che le basi di marmo si sono spostate e inclinate per il vento. Solo la rapidità degli avventori nel tener fermi i pali ha evitato che la gente si facesse male !

In palestra l’uscita dal parcheggio, dopo che entrambi gli ascensori erano guasti, è stata un’odissea: mi si è incastrato il biglietto bonus (che consente a chi si allena alla fitness first di non pagare se ti alleni entro 2 ore di tempo) bloccando la macchina ed ho dovuto aspettare il tizio tornare in palestra rifarmi dare un nuovo bonus risalire su per le scale e poi scendere: il tutto in sola mezz’ora. Oggi però ho prenotato volo e hotel ad Ibiza , dal 20 al 27 giugno. Una felicità senza limiti 😉

Ecco qui sotto il video del tram che arriva a Pontevigodarzere, girato domenica scorsa. Notate la mia mano fermissima soprattutto quando il busto era girato di 180 gradi …quando si dice avere la muscolatura elastica…..

La burocrazia è sempre contro i disabili

dal “Mattino” di oggi

Egregio direttore, sono un cittadino padovano che, assieme alla moglie, da 34 anni accudisce un familiare disabile per trauma da parto, incapace di ogni movimento volontario e di comunicare. Al diciottesimo anno d’età è stato sottoposto
a visita collegiale da commissione sanitaria che ha diagnosticato l’handicap gravissimo ed irreversibile; seguito dalla costosissima pratica dell’interdizione. Da allora è stato sottoposto ad altre cinque visite fiscali da parte di commissioni sanitarie che hanno confermato le precedenti; il 22 maggio sarà chiamato, presso la commissione dell’Inps alla settima
visita, questa ordinata dal ministro Brunetta con la legge dell’estate 2008. Ho chiesto l’esonero dalla visita presentando (quasi non l’avessero in archivio) copia dei certificati rilasciati dalle precedenti commissioni, ho dovuto per l’occasione rifare
la carta d’identità del disabile, e non so se dovrà comunque sobbarcarmi l’onere del trasporto fino alla sede dell’Inps.
Se l’autorità chiede periodicamente di rifare le visite, probabilmente ha buoni motivi per diffidare della competenza o moralità di medici, amministrativi e di politici coinvolti nelle commissioni, ma invito a considerare il disagio che viene caricato ulteriormente sulle famiglie che si ostinano a non abbandonare i propri congiunti non autosufficienti in strutture di ricovero. Scrivo per proporre ai vostri lettori due considerazioni: i soldi della comunità vengono davvero spesi per il  benessere dei disabili e per la serenità delle loro famiglie? O forse la preoccupazione principale è quella di spenderli per mantenere fabbricati, addetti e commissioni? Considerate che sicuramente, prima o poi, succederà a tutti noi di trovarci in condizioni di invalidità, per età o malattia; dovremo pensarci seriamente.

Renzo Lovison

Il nuovo portale e-gov del Comune di Padova

Ricevo da un collega ed estendo al mondo 😉

in questi giorni l’Acegas-APS sta recapitando ai titolari di utenze acqua e gas una scheda in cui vengono chiesti i dati catastali dell’abitazione in cui l’utenza è attivata.

Si tratta di un obbligo di legge che deve essere applicato da qualsiasi gestore di servizi.

Se qualcuno avesse difficoltà a reperire i propri dati vi segnalo questo servizio del Comune di Padova che mette a disposizione gratuitamente i dati degli immobili di proprietà in tutta la provincia: http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=C&tassid=1021&id=11614

Unico inconveniente è che per registrarsi al servizio occorre prima recarsi di persona all’URP o ad uno sportello presso l’edilizia privata del Comune di Padova.

A difesa del buon operato della giunta Zanonato a Padova

Sento il dovere di dire quello che penso, a pochi mesi dalle elezioni amministrative nella nostra città, sull’operato della giunta Zanonato, dopo che ieri in un negozio un tale con dei volantini se ne e’ entrato dicendo che e’ ora di cambiare e che il Portello e’ in mano ai delinquenti. Io sono profondamente soddisfatto della giunta guidata da Zanonato; quando il centrodestra  sulle pagine di quotidiani locali ha contestato che l’amministrazione ha fatto poco o nulla sul fronte delle infrastrutture, mi e’ venuto da ridere. Della giunta Destro ricordo  il disastro causato dall’Ikea a Padova Est, i topi che giravano per la citta’ in seguito all’abolizione dei cassonetti “per il decoro pubblico”, un tram che doveva avere il volante e l’ha perso per strada e che era (fu poi deciso di farlo a tre casse anziché due dalla  giunta Zanonato) lungo come un bus ! Per non parlare della sfortunata foto dell’avv. Menorello con alcuni operai che lavoravano in nero sul cantiere del porfido delle Rivere.
Nulla, a parte tanta libertà di costruire (possibilmente in cemento). In questi cinque anni  Ponte di Brenta era isolato da San Lazzaro per chi voleva utilizzare la bici o arrivaci a piedi  e ora c’è una nuova pista protetta e illuminata che corre sotto il viadotto di Padova Est; anche la pista sul cavalcavia tra Mortise e torre finalmente viene messa in sicurezza. Via Madonna della Salute ha una pista ciclabile , mentre su via Cardan i marciapiedi con i murales mi ricordano qualche pezzo delle Ramblas di Barcellona !
E’ questa giunta che ha inaugurato il viadotto di Padova Est, il tratto centrale della tangenziale Nord, mentre sono in fase avanzata dei cantieri come il Cavalcavia Sarpi-Dalmazia che già è stato montato, la direttissima per Selvazzano ed Abano, di cui si parlava da almeno vent’anni ! Cosa fece la giunta Destro ?

E a proposito di difesa della vita (quella di tutti i giorni  di grandi e piccini), la messa in sicurezza di decine di attraversamenti pedonali con attraversamenti pedonali protetti e rialzati ha permesso di ridurre di oltre il 60% i feriti  nella nostra città !

Nuovi attraversamenti pedonali protetti a Padova
Ma parliamo proprio del tema sicurezza. Mentre in modo furbo e scorretto il centrodestra  accusa il Sindaco di non fare nulla per un tema che riguarda la Giustizia – Tribunali  e non il Comune, ricordo che è la giunta Zanonato, anche grazie allo straordinario impegno di una donna di Rifondazione Comunista, Daniela Ruffini (sì, proprio quella che viene accusata di dare le case agli immigrati – magari da gente che la domenica è in prima fila a Messa!), ad essere riuscita a chiudere le famigerate palazzine di Via Anelli vincendo una guerra, prima ancora che contro spacciatori e delinquenti, contro gli avvocati dei proprietari , italianissimi, che si sono guadagnati per anni soldi sporchi (ma già i latini dicevano saggiamente pecunia non olet !) affittando a cifre esorbitanti i loro appartamenti a clandestini irregolari !
Sono convinto anch’io che in questi anni ci troviamo in un clima culturale di “sonno della ragione”, dove chi strilla di più e ha i mezzi di comunicazione ai suoi piedi riesce facilmente a far accettare il suo modo di pensare (se la gente non va in galera è colpa dei giudici che sono troppo buoni, gli extracomunitari ci rubano il lavoro, ecc.) . Allora cittadini, uscite di casa e prendete la bici, andate in giro per Padova e guardate come è miglorata la vostra città in questi cinque anni. Ricordando che la giustizia fa capo ai tribunali (e al ministero della Giustizia) e non ai Sindaci.

Addendum dopo il commento di Alberto: dimenticavo che questa Amministrazione ha anche installato e messo in funzione decine di telecamere per il controllo del territorio che si sono rivelate fondamentali per individuare criminali , anche nel caso citato da Alberto della coppietta aggredita nei pressi di Sommariva.

Due lettere sul tema droga sul “Mattino”

La questione della droga non si risolve con le multe
Io non faccio parte del Pedro ma, sul problema della droga sto dalla loro parte, e mi arrabbio quando il sindaco Zanonato dice «come sempre non sanno proporre nulla». Sono quarant’anni che più o meno ad ogni legislatura si fa una legge contro il fenomeno della droga e che, puntualmente, dati alla mano, non si arriva a nulla.
Non si sono ancora convinti di battere una strada sbagliata? Concentrano l’attenzione solo su chi fa uso di stupefacenti, mentre il cuore del problema è un altro. Il momento da prendere di mira è quando una persona che non si è mai drogata, per spirito di gruppo, per effetto trascinamento o altro, prova per la prima volta. Perché lo fa? Se si riuscisse ad interrompere il flusso di nuovi consumatori, il fenomeno, poi, andrebbe per esaurimento. La repressione stile Zanonato potrebbe ottenere nella migliore delle ipotesi un risultato, comunque provvisorio, forse del 20% e il resto? E comunque il flusso di nuovi consumatori continuerebbe. Bisogna anche considerare che lo spacciatore è, a tutti gli effetti, un commerciante, e come tutti i commercianti che si rispettino cerca in tutti i modi di aumentare il proprio volume di affari. Chi non può fare a meno di fare uso di droga è da considerarsi un ammalato. Invece di spendere 20 euro o quello che è, per una dose, dovrebbe averla dalla farmacia con una ricetta medica. Tanto, chi è dipendente daqualche parte comunque la trova, incrementando il contrabbando. Il fenomeno non sparirebbe ma si sgonfierebbe di molto. Agli spacciatori resterebbe solo qualche piccola nicchia di mercato, come ad esempio quella fetta di parlamentari romani che fanno uso di coca e che per vergogna non andrebbero mai a prenderla in farmacia facendosi identificare.
Roberto Francescon Albignasego

Il dramma di convivere con un figlio drogato
Sono una mamma sola, che da 15 anni convive con un problema grande, ho un figlio che ha 33 anni e da 15 è malato psi- 4 chico dovuto da assunzione di ecstasy e cocaina. Mi sento molto offesa, dalla sparata che ha fatto l’avvocato D’Agostino. Lei forse avvocato non sa cosa vuole dire vivere con un ragazzo con questi problemi in casa e sola la invito quando mio figlio smetterà la cura, che lo psichiatra gli ha dato e sono sicura che la smetterà come tutte le altre volte. Le chiederò avvocato di fare lei il ricovero coatto, se prima non mi uccide.
Mi riferisco a tutte quelle persone che si riempiono la bocca, e si dibattono su droghe leggere e droghe pesanti. Tutte le droghe fanno male, ripeto tutte. Se proprio non hanno altro tempo da perdere vadano a fare qualche giro nelle nostre strutture psichiatriche così faranno un po’ di beneficenza Questa società non è pronta per i nostri figli con queste patologie i nostri figli non si sentono ammalati, tanto lo fanno tutti, politici avvocati gente dello spettacolo e non vengono puniti.
Avrei tante cose da dire di questi 15 anni di calvario sono a vostra disposizione. Ma chiedo a lei avvocato, di fare le scuse pubbliche, a me e a tanti genitori che come me hanno questo problema. Sindaco Zanonato vada avanti per la strada che ha intrapreso spero in lei.
Una mamma sfiduciata e stanca

EMERGENZA SPRITZ ? NO, UNA RISORSA

dal “Mattino” di oggi , di Nicola Rossi *

Ancora una volta dimostriamo il ritardo culturale e organizzativo con cui affrontiamo i problemi relativi al popolo dello spritz nella nostra città. Un fenomeno che altre città d’Europa vorrebbero avere come catalizzatore di un pubblico giovane nel centro storico, da noi diventa problema insormontabile e ingovernabile. Del resto: hanno ragione i residenti a protestare raccogliendo firme per ottenere delle notti di sonno tranquille e poter circolare senza essere sputacchiati e insultati; hanno ragione gli esercenti a far capire che non sono loro i responsabili del degrado della situazione; hanno ragione i genitori a vedere nel fenomeno il rischio di agevolare l’uso di droghe. Anche su questo, come su altre questioni, occorre avere coraggio, concretezza ma anche fantasia e volontà di risolvere il problema, e non di rispondere a qualche emergenza, magari per prendere un voto in più.. Che la questione del popolo dello spritz sia una questione anche di ordine pubblico . fuori dubbio: quando uno ti sputa addosso per la strada, o ti impedisce il passaggio, non . solo un problema di  maleducazione; quando centinaia di ragazzi bevono smodatamente vino e alcol da damigiane itineranti, non . solo un problema di legalità commerciale. Il problema va quindi affrontato in ogni sua parte, trasformandolo da problema a risorsa. In quale modo? Varie sono le strategie di intervento, ma occorre precisare e informare gli amministratori locali che infrastrutture nella città moderna non sono solo parcheggi, piste ciclabili, arredo urbano e altre belle cose simili. Tutte le città moderne, da Londra a New York, da Bruxelles a Parigi, hanno da tempo compreso nelle infrastrutture pubbliche
anche la rete di servizi necessari e il loro governo, come infrastrutture indispensabili per agevolare fenomeni di aggregazione, vivibilità, convivenza tipici della città storica che vuole sopravvivere nella realtà moderna e hanno investito su questo. Vogliamo quindi una città che affronti questi temi, non continuando a dire che . impossibile, che basta chiudere i locali, che basta desertificare il centro storico, ma un governo della città che con questi si misura e li guidi. Le azioni da farsi sono molteplici. Ce ne sono di immediate: un piano di intervento e prevenzione nelle aree interessate attraverso  associazioni specializzate nel dialogo giovanile e nella prevenzione delle tossicodipendenze e dell’alcolismo; vanno aperti presidi volanti riservati a volontari e operatori di queste associazioni; vanno avviati sistemi di autogoverno del territorio mediante l’uso di «spritz angels» (steward) con poteri di intervento per liberare passi carrai, accessi alle abitazioni, passaggio dei veicoli, segnalare e allontanare presenze di criminalità, prevenire schiamazzi e bivacchi; va istituito inoltre un sistema organizzato di hostess, con l’obiettivo di primo dialogo con i giovani pi. movimentati (magari in collaborazione
con la Facoltà di Psicologia dell’Università di Padova); in cambio di questi interventi, si potrà garantire ai pubblici esercizi che vi aderiscono un ritorno economico attraverso gli orari di apertura. Azioni a medio termine: un progetto formativo per steward, hostess e nonni-vigili, per renderli in grado di affrontare positivamente le varie situazioni; un progetto di spalmatura dei punti di attrazione degli spritz in aree decentrate del centro storico con minore criticità; la promozione organizzata di bevande alternative, che pur incontrando il gusto dei giovani non abbiano contenuti alcolici eccessivi; introdurre e promuovere la moda di accompagnare lo spritz da «spuncioni» o altri assaggi alimentari (riportando di moda quindi il fenomeno dello «spuncionzin» tipico dell’aperitivo padovano; introdurre tutta una serie di regole e di comportamenti da approvare nel futuro piano dei pubblici esercizi, in grado di costituire un vero e proprio codice deontologico per gli esercenti (in questa prima fase volontaria); infine, potenziare la presenza delle forze dell’ordine. A regime: approvazione di un piano regolatore dei pubblici esercizi (legge regionale e pianificazione comunale) in grado di vietare l’apertura di altri esercizi pubblici nelle aree pi. intasate, agevolare la spalmatura nel territorio del fenomeno, prevedere obblighi deontologici per le nuove aperture, individuare con chiarezza le caratteristiche delle nuove autorizzazioni; istituzione di un organo per il governo del territorio coinvolto con risorse economiche (ricavabili anche dagli imprenditori) e capacità progettuali e di pronto intervento (pulizie, prevenzione, sicurezza, sanità. Con il mese di dicembre, questo tipo di governo sarà sperimentato su iniziativa della Confesercenti nelle vicine aree di via Roma e corso Umberto); studio del collegamento tra fenomeno spritz e popolazione universitaria, al fine di comprenderne efficacemente gli aspetti positivi e le possibilità di integrazione. In definitiva, con la situazione attuale non si pu. continuare a intervenire chiudendo qualche pubblico esercizio: occorre un sostanzioso investimento, che metta in moto tutte le iniziative sopra descritte e che porti il popolo dello spritz non a sognare con alcol o anche qualche cosa di più., ma a diventare parte importante e integrata della città.

* presidente Confesercenti Padova