dal “Mattino” di oggi
Egregio direttore, sono un cittadino padovano che, assieme alla moglie, da 34 anni accudisce un familiare disabile per trauma da parto, incapace di ogni movimento volontario e di comunicare. Al diciottesimo anno d’età è stato sottoposto
a visita collegiale da commissione sanitaria che ha diagnosticato l’handicap gravissimo ed irreversibile; seguito dalla costosissima pratica dell’interdizione. Da allora è stato sottoposto ad altre cinque visite fiscali da parte di commissioni sanitarie che hanno confermato le precedenti; il 22 maggio sarà chiamato, presso la commissione dell’Inps alla settima
visita, questa ordinata dal ministro Brunetta con la legge dell’estate 2008. Ho chiesto l’esonero dalla visita presentando (quasi non l’avessero in archivio) copia dei certificati rilasciati dalle precedenti commissioni, ho dovuto per l’occasione rifare
la carta d’identità del disabile, e non so se dovrà comunque sobbarcarmi l’onere del trasporto fino alla sede dell’Inps.
Se l’autorità chiede periodicamente di rifare le visite, probabilmente ha buoni motivi per diffidare della competenza o moralità di medici, amministrativi e di politici coinvolti nelle commissioni, ma invito a considerare il disagio che viene caricato ulteriormente sulle famiglie che si ostinano a non abbandonare i propri congiunti non autosufficienti in strutture di ricovero. Scrivo per proporre ai vostri lettori due considerazioni: i soldi della comunità vengono davvero spesi per il benessere dei disabili e per la serenità delle loro famiglie? O forse la preoccupazione principale è quella di spenderli per mantenere fabbricati, addetti e commissioni? Considerate che sicuramente, prima o poi, succederà a tutti noi di trovarci in condizioni di invalidità, per età o malattia; dovremo pensarci seriamente.
Renzo Lovison