La popolazione mondiale delle città ha superato di gran lunga quella delle campagne. Qualsiasi strategia economica, sociale, ambientale, energetica deve necessariamente passare dalla città. Cemento e asfalto continuano a divorare territorio, a volte legalmente a volte aggirando le leggi, altre volte ancora, le leggi si cambiano per sanare. Non ci sarebbe nulla di male se si mantenesse un equilibrio. Così però non è, almeno a giudicare da quello che è avvenuto negli ultimi anni. Da Nord a Sud la situazione è sempre la stessa: la città, anche se la popolazione non cresce o cresce di poco, si sviluppa mangiando terreni agricoli, che se producono agricoltura o sono semplicemente paesaggio valgono poco. Se invece si decide di costruirci sopra, valgono di più. E così all’improvviso la vita costa di più: case, affitti, cibo. Alla fine della partita è la destinazione del territorio che determina il valore della comunità che ci sta sopra. Cosa succede per esempio quando si rompe il rapporto tra quanto guadagniamo in stipendio o pensioni e il valore della casa dove viviamo? Cioè quando il valore immobiliare supera quello della comunità? E il “bene comune” che fine ha fatto? Report è andata a vedere anche come si comportano in Francia e in Germania.
La puntata di domenica di Report , dopo aver analizzato i casi (penosi) di Roma e Milano , dove aree che erano agricole hanno visto prima il sorgere di supermercati grazie al famigerato “accordo di programma” che eludeva ogni piano regolatore, e poi agglomerati di case in zone non servite (né ora né mai) dal servizio pubblico veloce, ovvero ferrovia / metropolitana. Si parla anche del Veneto, e non poco , perché proprio qui, grazie all’apertura del Passante (che di per sé è un’opera indispensabile e utile), sta per vedere una nuova colata di cemento , immensa, a ridosso della già urbanizzatissima Riviera del Brenta , con la “città della moda” e con “Veneto City”.
Ti verrebbe da chiederti, in un’economia in crisi e con intere zone industriali abbandonate, a cosa serva distruggere terreno per fare capannoni e cemento, con una crisi dei consumi che continua da un decennio, in una zona che sarà servita solo dai mezzi su gomma (il Passante in un caso e la Romea Commerciale, se e quando ci sarà , dall’altro). Già, perchè nel progetto di Veneto City, del quale leggo già da alcuni mesi, fiore all’occhiello degli industriali (ma va ?) , che pure si trova in zona Dolo, non c’è traccia di un minimo collegamento con i ben 4 binari della ferrovia Padova-Mestre. Già. perchè a lavorare e a a fare shopping si deve andare in macchina.
In Italia, si è sempre fatto così , ma non è così a Barcellona, in Germania e Francia, dove sono riusciti addirittura ad inventire una tendenza che da noi costringe abitanti di nuovi quartieri di Roma ad alzarsi alle 4 per prendere il bus alle 4.30 ed arrivare alle 8 del mattino a lavoro ad appena 20km di distanza. In Veneto ci sono comitati di cittadini che si battono contro questi veri e propri scempi che sicuramente produrranno PIL, perchè la rendita dei terreni aumenta, le società che costruiscono ci guadagnano, e ci guadagnano anche i proprietari dei terreni. Ma non sarebbe ora di affidare la Regione Veneto (che ha il potere di autorizzare o meno queste cose) a persone che più che al business (privato) guardino al miglioramento della qualità di vita dei propri cittadini ? Perchè quelli sono gli interessi pubblici per cui lo Stato esiste, e l’arricchimento privato dovrebbe essere una cosa lecita quando per primo l’utilizzo del territorio porta benefici a tutti. Nello spostarsi in modo veloce ed ecologico. Nella zona del Passante vicino a Noale, è previsto un nuovo mega insediamento produttivo, a servizio dei TIR che utilizzano quella arteria. E iniziare a fare degli insediamenti (o meglio a spostarli, dato che c’è una moria di aziende in Italia) vicino agli interporti ferroviari ? Quando si voterà per la Regione , nei prossimi anni, tutti dovremmo preoccuparci e chiederci chi sta facendo qualcosa contro la cementificazione selvaggia e fuori da ogni logica di miglioramento della vivibilità e della mobilità (cioè in zone non servite da treni / tram / metropolitane) e contro l’inquinamento (leggi termovalorizzatori). Solo così potremo renderci conto che c’è differenza tra un certo modo di intendere lo sviluppo (quello “più schei” , ma a chi ?) e un altro, quello dell’ambiente, della vivibilità, e di meno ore passate in quelle scatole di lamiera chiamate auto.
Vi invito a vedere questa interessantissima puntata di Report, via internet, sul sito della Rai.