Veneti, svegliatevi dal sonno della ragione !

La popolazione mondiale delle città ha superato di gran lunga quella delle campagne. Qualsiasi strategia economica, sociale, ambientale, energetica deve necessariamente passare dalla città. Cemento e asfalto continuano a divorare territorio, a volte legalmente a volte aggirando le leggi, altre volte ancora, le leggi si cambiano  per sanare. Non ci sarebbe nulla di male se si mantenesse un equilibrio. Così però non è, almeno a giudicare da quello che è  avvenuto negli ultimi anni. Da Nord a Sud la situazione è sempre la stessa: la città, anche se la popolazione non cresce o cresce di poco, si sviluppa mangiando terreni agricoli, che se producono agricoltura o sono semplicemente paesaggio valgono poco. Se invece si decide di costruirci sopra, valgono di più. E così  all’improvviso la vita  costa di più: case, affitti, cibo. Alla fine  della partita è la destinazione del territorio che determina il valore della comunità che ci sta sopra. Cosa succede per esempio quando si rompe il rapporto tra quanto guadagniamo in stipendio o pensioni e il valore della casa dove viviamo? Cioè quando il valore immobiliare supera quello della comunità? E il “bene comune” che fine ha fatto? Report è andata a vedere  anche come si comportano in Francia e in Germania.

La puntata di domenica di Report , dopo aver analizzato i casi (penosi) di Roma e Milano , dove aree che erano agricole hanno visto prima il sorgere di supermercati grazie al famigerato “accordo di programma” che eludeva ogni piano regolatore, e poi agglomerati di case in zone non servite (né ora né mai) dal servizio pubblico veloce, ovvero ferrovia / metropolitana. Si parla anche del Veneto, e non poco , perché proprio qui, grazie all’apertura del Passante (che di per sé è un’opera indispensabile e utile), sta per vedere una nuova colata di cemento , immensa, a ridosso della già urbanizzatissima Riviera del Brenta , con la “città della moda” e con “Veneto City”.

Ti verrebbe da chiederti, in un’economia in crisi e con intere zone industriali abbandonate, a cosa serva distruggere terreno per fare capannoni e cemento, con una crisi dei consumi che continua da un decennio, in una zona che sarà servita solo dai mezzi su gomma (il Passante in un caso e la Romea Commerciale, se e quando ci sarà , dall’altro). Già, perchè nel progetto di Veneto City, del quale leggo già da alcuni mesi, fiore all’occhiello degli industriali (ma va ?) , che pure si trova in zona Dolo, non c’è traccia di un minimo collegamento con i ben  4 binari della ferrovia Padova-Mestre. Già. perchè a lavorare e a a fare shopping si deve andare in macchina.

In Italia, si è sempre fatto così , ma non è così a Barcellona, in Germania e Francia, dove sono riusciti addirittura ad inventire una tendenza che da noi costringe abitanti di nuovi quartieri di Roma ad alzarsi alle 4 per prendere il bus alle 4.30 ed arrivare alle 8 del mattino a lavoro ad appena 20km di distanza. In Veneto ci sono comitati di cittadini che si battono contro questi veri e propri scempi che sicuramente produrranno PIL, perchè la rendita dei terreni aumenta, le società che costruiscono ci guadagnano, e ci guadagnano anche i proprietari dei terreni. Ma non sarebbe ora di affidare la Regione Veneto (che ha il potere di autorizzare o meno queste cose) a persone che più che al business (privato) guardino al miglioramento della qualità di vita dei propri cittadini ? Perchè quelli sono gli interessi pubblici per cui lo Stato esiste, e l’arricchimento privato dovrebbe essere una cosa lecita quando per primo l’utilizzo del territorio porta benefici a tutti. Nello spostarsi in modo veloce ed ecologico. Nella zona del Passante vicino a Noale, è previsto un nuovo mega insediamento produttivo, a servizio dei TIR che utilizzano quella arteria. E iniziare a fare degli insediamenti (o meglio a spostarli, dato che c’è una moria di aziende in Italia) vicino agli interporti ferroviari ? Quando si voterà per la Regione , nei prossimi anni, tutti dovremmo preoccuparci e chiederci chi sta facendo qualcosa contro la cementificazione selvaggia e fuori da ogni logica di miglioramento della vivibilità e della mobilità (cioè in zone non servite da treni / tram / metropolitane) e contro l’inquinamento (leggi termovalorizzatori). Solo così potremo renderci conto che c’è differenza tra un certo modo di intendere lo sviluppo (quello “più schei” , ma a chi ?) e un altro, quello dell’ambiente, della vivibilità, e di meno ore passate in quelle scatole di lamiera chiamate auto.

Vi invito a vedere questa interessantissima puntata di Report, via internet, sul sito della Rai.

Forza Italia, il partito del cemento. Moratti:” costruiremo per le fasce più deboli”. Chiaro, in centro a Milano….

http://milano.repubblica.it/dettaglio/Blitz-in-consiglio-comunale-piu-cemento-sulle-aree-verdi/1557053

Blitz in consiglio comunale
più cemento sulle aree verdi

In consiglio comunale è passato un emendamento di Forza Italia che fa salire a 1 metro quadrato l’indice di edificabilità su una parte delle cosiddette “aree standard a vincolo decaduto”, un tempo destinate a verde o servizi, che nessuno ha mai realizzato
di Alessia Gallione

È un altro tassello nel piano di densificazione della giunta Moratti. Un altro passo verso la città che nei prossimi vent’anni dovrà avere 700mila abitanti in più. Da ottenere anche sbloccando le aree destinate in passato a verde o a servizi mai realizzati: circa 9 milioni di metri quadrati ancora liberi da anni. Una possibilità già prevista nella delibera di urbanistica di Palazzo Marino, ma che ora vede aumentare ancora di più l’indice di edificabilità su una fetta di 2 milioni di metri quadrati: il documento fissava la quota massima a 0,30 metri quadrati di costruito per metro quadrato di terreno. Con un emendamento presentato da Forza Italia si arriverà fino a 1 metro quadrato, obbligando però a riservare il 50 per cento a edilizia convenzionata agevolata. Il tutto mentre Renzo Piano, in una lettera indirizzata a Marco Vitale e pubblicata sul Riformista, boccia come “criminale” la “strategia urbanistica” a Milano.

GUARDA La lettera di Renzo Piano

Per la maggioranza: «È un’opportunità per riqualificare pezzi di città abbandonati pensando alle fasce più deboli». E anche per l’a ssessore all’Urbanistica, Carlo Masseroli, non ci saranno speculazioni: «Non si alza il valore dell’area perché tutta la plusvalenza andrà in opere pubbliche». Ma il centrosinistra attacca: «Solo cementificazione». È stata una battaglia nella notte quella sull’urbanistica. A Palazzo Marino, la discussione iniziata mercoledì pomeriggio è proseguita fino alle 5.30: rimangono una trentina di emendamenti rimandati a martedì. Alle 3.30 è comparsa una richiesta di modifica che riguarda le cosiddette “aree standard a vincolo decaduto”. Sono porzioni di territorio che il Piano regolatore del 1980 ha vincolato a funzioni pubbliche per realizzare giardini, scuole, parcheggi, edifici pubblici. Nessuno, però, le ha mai utilizzate. «Zone condannate al degrado, terra di nessuno», le definisce Masseroli, che nella delibera ha previsto la possibilità di costruire. A un patto: che si utilizzino con un indice dello 0,30 e che il 35 per cento sia riservato all’edilizia convenzionata agevolata, anche in locazione.

«Il nostro obiettivo è indurre un mercato dell’affitto e vendere case a 2mila euro al metro quadrato», sostiene l’assessore. L’e mendamento prende in considerazione una parte di queste aree, quelle inferiori a 10mila metri quadrati, «già dotate di infrastrutture e delle necessarie opere di urbanizzazione secondaria» e alza l’indice a 1 metro quadrato. «È un modo per riqualificare e dare una destinazione a piccoli pezzi di città che rimarrebbero inutilizzati pensando alle fasce più deboli, dice il consigliere azzurro Fabio Altitonante, che l’ha presentato. Il centrosinistra accusa. «La maggior parte di queste aree sono in zone semicentrali in cui trovare spazio per un giardino o una scuola è difficilissimo. Il gruppo di Forza Italia ha superato l’a ssessore nel desiderio di cementificare», dice il consigliere pd David Gentili. E il capogruppo Pierfrancesco Majorino: «Potrebbero essere realizzati per la collettività e invece rischiano di essere utilizzati a fini speculativi».

Basilio Rizzo (Lista Fo) rincara: «Abbiamo concesso ai costruttori di riempire ancora di più la città: starò molto attento ai passaggi di proprietà che avverranno». In aula è passato anche un emendamento del Pd che destina in generale — ma dopo le modifiche della maggioranza solo su aree superiori a 10mila metri quadrati — una parte degli indici innalzati a 1 metro quadrato ad housing sociale in affitto o edilizia convenzionata. C’è un altro capitolo legato agli immobili: il piano di dismissioni che, nei prossimi tre anni, riguarderà 134 proprietà comunali. L’obiettivo è incassare 1,87 miliardi, anche rinunciando a gioielli come la sede dell’a nagrafe di via Larga, quella dei vigili di piazza Beccaria o case del centro. «Non sarà una svendita, ma una vera valorizzazione — assicura l’assessore alla Casa, Gianni Verga — con una pluralità di azioni che non riguarderà solo la vendita, ma anche l’affitto».

Per svuotare gli uffici, Palazzo Marino ha bisogno di trovare altri 100-150mila metri quadrati e sta lavorando anche a un piano per trasferire i dipendenti nei due grattacieli ex Fs a Garibaldi.