Scuola, conoscenza , bravura o….. rifiuto della violenza ?

Ne parlavo giusto questa sera, dopo aver sentito in TV proprio ieri un ragionamento che facevo anche io, e che vale anche per le organizzazioni e l’ambiente di lavoro. L’aver suddiviso il lavoro in sotto micro-attività fa sì che tutti possano essere efficienti nel fare una micro-cosa e che nonostante questo il risultato finale possa essere un disastro totale. Accadde anche – se ricordo bene ne hanno parlato a Geo ieri – durante il periodo della strage di ebrei. Le coscienze erano sollevate dal fatto che ciascuno faceva solo una piccola parte di quel programma di morte , sofferenza, e distruzione : chi caricava le bombole del gas mortale, chi faceva i saponi con le “materie prime” (donne bravissime ed efficienti) che erano le ossa dei morti, e così via. Io penso questa cosa , poi sottolineata anche dalla immagine che ho ricevuto poco fa via whatsapp , ovvero che non sia una laurea o anni di studi completati con ottimi voti a renderti una bella persona, quanto lo sia UNA SOLA COSA : il rifiuto , sempre e comunque, di qualsiasi forma di violenza, sia essa psicologica, fisica o di prevaricazione (anche “giustificata” dalla gerarchia, ad esempio sul lavoro). Quando la violenza viene tollerata o trattata con indifferenza, è questo il seme per la catastrofe. Anche con una laurea con 110 e lode ed un lavoro di “responsabilità”.

(Il video è da 1 ora e 45 minuti qui . http://www.raiplay.it/video/2017/01/Sveva-Sagramola-ed-Emanuele-Biggi-in-Aspettando-Geo-09b21d00-ac67-4503-9904-98bde96dacf6.html)

Lo sterminio dei bimbi di oggi è la giornata della Memoria

Il Talmud, libro importante per gli ebrei, dice che “Il mondo si regge sul respiro dei bambini”. “Perché?”, ha chiesto un bambino ebreo alla nonna. “Perché i bambini, ha risposto la nonna, vivono in eterno per interrogarci sul passato, che ci tormenta senza pace”. La risposta mi fa passare la “Giornata della Memoria” in modo non tradizionale. Le domande dei bambini di oggi, in un clima di Terza Guerra Mondiale, mi spostano l’obiettivo e non torno ai campi di concentramento di 70 anni fa, ma allo sterminio dei bambini di oggi. Non si vuole che la storia sia maestra di vita. Non riesco a pensare alla guerra senza una possibilità della pace. Perché ho fiducia nell’intelligenza della persone. Ama la guerra chi non l’ha mai vista in faccia, diceva Erasmo da Rotterdam. E oggi la vedono in faccia milioni di persone di ogni età, vittime di un sistema economico-politico che fabbrica armi, le vende, le fa comprare, sollecita l’uso della violenza armata. Papa Francesco domanda: Come è possibile che perduri la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, che l’arroganza del più forte continui ad umiliare il più debole. Fino a quando la malvagità umana seminerà sulla terra violenza e odio, provocando vittime innocenti? Risponde Alex Zanotelli, frate comboniano, acceso difensore dei poveri: “Quello del papa è un grido di dolore che pone l’accento sulla profonda ingiustizia in questo mondo, quella economico-finanziaria, che permette al 20% del mondo di consumare da solo il 90% di beni prodotti sul nostro pianeta. Il peccato centrale del mondo è questo: che tre/quattro miliardi di persone siano costrette a vivere con due euri al giorno, che un miliardo siano affamati e un altro miliardo obesi, che muoiano per fame dai trenta ai cinquanta milioni di persone all’anno. Per mantenere questo sistema così profondamente ingiusto si ricorre alla guerra e si spendono ogni giorno cinque miliardi di dollari in armi. L’Italia da sola spende 80 milioni di euri. E allora: Maledetti voi che costruite le armi, dice papa Francesco. Dunque, conclude Zanotelli, coloro che fanno le guerre sono maledetti. Se la soluzione del problema sta in una più equa divisione dei beni, che fare? Le marce della pace – sottolinea Alex Zanotelli – non incidono efficacemente sul sistema criminale che produce la guerra. Della pace si parla, ma non si fa. Dobbiamo affrontare il problema alla radice. Più in profondità, don Gino Rigoldi, il noto prete di strada, aggiunge: Bisogna entrare nel politico per impedire il peccato originale. Oso dire che, per un cristiano, assumere la politica dei diritti è un dovere morale e non una iniziativa discutibile. Solo così la cultura non sarà condizionata dagli affari. Il cristiano è chiamato a dare una risposta cristallina alla domanda di Alex Zanotelli: Da che parte stai? La mia lettura della realtà si spiega perché ho scelto di stare dalla parte dei poveri. Se stai anche tu dalla parte del sistema, che uccide, è inutile che tu pianga per le vittime”. E cristallino è il pianto a Lampedusa di Papa Francesco, che di recente ha invitato credenti e non credenti a “uscire fuori dalla globalizzazione dell’indifferenza”, a sentire sulla nostra pelle la sofferenza degli altri, ad entrare nelle periferie del mondo. Perché è nelle periferie che si costruisce la pace. Suggeriamo un rimedio. Tutti i cristiani e le istituzioni che si ispirano al Vangelo di Gesù, tolgano i propri depositi e i propri risparmi dalle banche che sovvenzionano la fabbrica di armi. Avremmo miliardi spesi bene. Dice la Bibbia: “Il piccolo diventerà un migliaio e il minimo un immenso popolo” (Is 60, 22)