“Questa legge è un regalo alla criminalità”

da “Repubblica” di oggi

“Con queste regole avremmo dovuto lasciare l’inchiesta su Abu Omar”
ROMA – È profondamente turbato dai fatti di Nettuno, ma continua a sfogliare gli emendamenti del governo sulle intercettazioni che gli hanno appena inviato per e-mail. Il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro dice a Repubblica: “È un grande regalo a ogni tipo di criminalità, quella dei colletti bianchi compresa”. E aggiunge: “Con regole simili io e Pomarici saremmo stati costretti a lasciare l’inchiesta su Abu Omar”.

Partiamo dalla bruttissima storia di Nettuno?
“Tragica”.

Che sarebbe accaduto se la legge Alfano sugli ascolti fosse in vigore?

“Non può far piacere riferirsi a Nettuno per dimostrare l’assurdità delle scelte del governo. Ma non è un gioco cinico. Speriamo che il giovane aggredito si rimetta e i fermati risultino i responsabili del delitto sulla base di prove certe. Ma ipotizziamo che non fosse stato possibile individuarli subito. Se fosse in vigore la riforma, gli investigatori non avrebbero potuto usare subito le intercettazioni”.

Dice davvero? Non avrebbero potuto proprio?

“Oggi la polizia potrebbe chiedere al pm di mettere sotto controllo il telefono di personaggi noti per il feroce razzismo contro gli immigrati, magari visti nei giorni precedenti mentre si aggiravano alla stazione. Basterebbero “gravi indizi di reato” e l’assoluta indispensabilità dell’ascolto per le indagini, requisiti indiscutibilmente presenti nell’esempio ipotizzato. Con la riforma, invece, occorrerebbero “gravi indizi di colpevolezza”, lo stesso grado di prova che ne consentirebbe la cattura. Ma è evidente che sospetti ben precisi non equivalgono a “gravi indizi di colpevolezza”. Dunque niente cattura, ma soprattutto niente indagini con intercettazioni”.


È ragionevole e costituzionalmente compatibile lo stesso livello di indizi per ascolto e arresto?
“Non vorrei accreditarmi come costituzionalista, anche se la Carta regola con maggior rigore la restrizione della libertà personale. Dico solo che si tratta di una scelta priva di logica comune”.

Si poteva mettere una microspia?
“Oggi sarebbe possibile collocarla in una vettura usata da ipotetici sospettati. Domani no. Perché dovremmo avere la prova che nell’auto si stia compiendo l’attività criminosa, cioè un altro omicidio simile. L’assurdo è evidente”.

La durata breve è accettabile?
“Ipotizziamo che al 60esimo giorno sia emerso che i sospettati stiano organizzando il recupero di oggetti usati per il crimine. Saremmo costretti a interrompere tutto per l’illogica limitazione per cui non si può intercettare per più di due mesi. Eppure il codice prevede che per un simile delitto si può indagare per un anno e anche più. È come se si dicesse a un poliziotto: “Puoi indagare su Tizio per un anno, ma puoi pedinarlo solo per due mesi”. Perché di questo stiamo parlando: di una forma di controllo che spesso è più efficace dei pedinamenti”.

Anche la Bongiorno, che si è battuta per far rientrare tutti i reati, chiede che siano tre giudici ad autorizzarle. È d’accordo?
“Serviamoci ancora di Nettuno: il paese è nella competenza di Velletri e il pm dovrà chiedere l’ok a un collegio di tre giudici a Roma, cui dovrà mandare l’intero fascicolo. S’immagina i carabinieri che corrono a Roma con le carte, i giudici che si riuniscono, il relatore da designare e così via? Immediatezza ed efficacia delle indagini andrebbero a farsi benedire perché non sempre si potrebbe ravvisare l’urgenza che abilita i pm a fare da sé, salvo successiva convalida”.

Se il fatto avviene quando le risorse sono finite?

“È un’idea irragionevole di D’Alema e Casini ripresa, a quanto pare, dal governo: un budget distrettuale che il Guardasigilli fisserebbe ogni anno, sentito il Csm. Le procure generali lo suddividerebbero tra le procure e si può pensare che Velletri ne avrebbe meno di Roma. Bene. E se l’omicidio fosse avvenuto a dicembre a budget consumato? Il pm può chiedere eccezionalmente di sforarlo. Ma quanto tempo passerà prima che l’istanza sia accolta? Forse sarebbe stato meglio prevedere nel ddl un accordo coi principali gruppi criminali nazionali e internazionali sul loro impegno di “uomini d’onore” (è il caso di dirlo) a non commettere reati per cui sia permesso l’ascolto a budget esaurito… “.

Però con gli ascolti s’è esagerato e con le fughe di notizie pure…

“Nel ddl ci sono vari luoghi comuni, alcuni addirittura offensivi per toghe e pubblici ufficiali, additati come responsabili delle fughe di verbali finiti sui giornali e incapaci, forse per dolo, di punirne gli autori. Di qui la “sanzione”: basterà denunciare il pm per rivelazione di segreti per sottrargli il fascicolo. Io e Pomarici, denunciati da Cossiga e indagati a Brescia per lungo tempo, non avremmo più potuto condurre le indagini su Abu Omar. Ci sono ben altri modi per tutelare la riservatezza e il ddl Mastella se ne faceva carico egregiamente. Era di lì che si doveva partire”.

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