La cura dei gay

Se non ci fosse da piangere, sarebbe da ridere. Vi avevo già raccontato di questo libraccio che mi era stato proposto . Nel capitolo “le possibilità di trattamento” della sindrome (così viene chiamata), si dice : “alcuni terapeuti abbinano la psicoterapia con un trattamento a base di LSD (diamide dell’acido lisergico, i famosi “francobolli” di LSD). Whitelaw parla di un paziente, masochista e feticista della gomma, che dopo un trattamento psicoterapeutico abbinato all’LSD è ridiventato “normalmente” eterosessuale. Purtroppo l’ulteriore sviluppo dello stato di questo paziente non è stato seguito sufficientemente a lungo”.(pg. 65, Le possibilità di trattamento).

Probabilmente – aggiungo io- prolungando il trattamento il paziente –  contento dell’uso di droghe psichedeliche, non sarebbe più riuscito a fare le tabelline, ma questo non ci è dato sapere. In quasi 200 pagine di libro (è abbastanza semplice riempire 200 pagine parlando di casi di “pazienti deviati”, non mancavano negli anni ’60 rastrellati dalla polizia) , c’ è di che rimanere stupiti dalla vaghezza sulle tecniche di classificazione  associata al disprezzo nei confronti dei “malati”: “Nell’analisi sperimentale del fenomeno dell’imprinting e del “periodo critico” non si sono fatti finora molti progressi. Certi processi che all’inizio sembravano molto semplici, a un esame più attento si sono rivelati di gran lunga più complicati”, e ” Nella diagnostica delle deviazioni sessuali i testi proiettivi sono purtroppo inservibili nella pratica . ” e infine ” Nella diagnostica dell’omosessualità non di rado si ricorre al TAT (test di appercezione tematica). Vari autori riferiscono di su esiti favorevoli . Ma di solito tali esiti non sono in grado di reggere di fronte alle esigenze poste dai controlli di validità (hai detto niente !!!)”, pg 72 “L’omosessualità: un’analisi libera da pregiudizi” (!!!, Ndr), Kurt Freund, Bompiani.

Parlando del modo di trattare i pazienti, si dice :”Il medico deve dare dunque dare al paziente la sensazione di capire il suo comportamento deviante, di non sentire repulsione per le sue dichiarazioni e di non trovarle imbarazzanti, di riuscire a immedesimarsi nella condizione in cui il paziente peraltro si trova senza colpa” (Amen! , Ndr).

Evito di citare il capitolo “lesioni del tessuto cerebrale”, per concludere che non è così scandaloso che quarant’anni fa venissero pubblicati libri del genere. La cosa scandalosa è che qualcuno nel 2009 si rifaccia a tali libri per parlare dell’argomento.

Lascia un commento