La legge Gentiloni e la Storia della TV italiana

1. Introduzione

L’Italia è l’unico paese al mondo in cui è presente un duopolio di televisioni che gestiscono il 92% della pubblicità. Per risolvere questo problema, il governo Prodi sta esaminando, una proposta di legge che va a modificare il sistema radio televisivo italiano.

Questa riforma infatti va a colpire direttamente RAI(ente pubblico) e MEDIASET (ente privato).

La nuova legge obbliga le due aziende a spostare uno dei loro canali da un sistema analogico terrestre al sistema digitale satellitare e/o terrestre.

Grazie a questo provvedimento, Gentiloni,(il promotore di questa legge) intende incrementare la competitività e la qualità dei contenuti televisivi.

La suddetta riforma inoltre va a stabilire un tetto di pubblicità massima che è del 45%.

Ma come mai in Italia esiste questa situazione televisiva?

Per scoprirlo iniziamo dalla nascita della RAI.

2. La nascita della tv italiana e della RAI

La televisione in Italia nasce il 3/01/1954, anche se le prime prove di trasmissione risalgono al 1933. Prima di allora gli unici mezzi di informazione di massa erano la radio e il cinema.

La rai fu pensata per svolgere un servizio pubblico, infatti oltre a programmi di intrattenimento, il primo canale trasmetteva contenuti informativi ed educativi, puntando così a ridurre l’analfabetismo e a diffondere la lingua Italiana sul territorio in modo più efficace.

Nel 1957, ci fu una svolta, venne introdotta la pubblicità, con “Carosello”; avendo come caratteristica che lo spot prevalesse sullo spettacolo.

Negli anni sessanta, avviene la nascita del secondo canale; mentre per il terzo dovremmo aspettare il 1979.

3. La fine della RAI monopolista.

Nel 1974, la corte cassazione, concesse la possibilità a editori privati di trasmettere contenuti e programmi via cavo, limitando ad un bacino di utenza di 150.000 abitanti; due anni dopo (1976) la stessa corte di cassazione, liberalizzò, le frequenze via etere, dando la possibilità alle reti commerciali, di trasmettere sempre a livello locale e solo sulle bande assegnate dal Ministero delle Poste.

Verso gli inizi dell’anno 1981, alcuni esperti studiarono delle tecniche, che permettevano ad un privato di trasmettere in contemporanea su diverse emittenti locali, questo sistema viene definito “interconnessione”.

4, Telemiliano 58

Telemilano 58 fondata da Giacomo Properzj e Alceo Moretti, nasce nel 1974, in un condominio di Milano 2 (città satellite fondata da Silvio Berlusconi) come TV via cavo.

Nel 1980 grazie alla liberalizzazione delle frequenze via etere, e non avendo risorse per gli investimenti necessari, l’azienda verrà ceduta nelle mani Silvio Berlusconi trasferendosi via etere con il nome di Canale 5.

Questo nuovo canale, si estendeva inizialmente, in tutto il nord Italia, grazie alla fusione di Telemilano 58 (Lombardia), TeleEmiliaRomagna (Emilia Romagna), Tele Torino International (Piemonte), VideoVeneto(Veneto) e A&G Television(Liguria); grazie al sistema di Interconnessione.

Lo stesso anno la Fininvest, l’azienda italiana composta da 37 Holding di cui il proprietario è Silvio Berlusconi, fonda Publitalia ‘80, una concessionaria pubblicitaria, per  Canale 5 che grazie a scelte di marketing attente, dava attenzione soprattutto ad aziende medie; mentre la concorrente Sipra, (la concessionaria di pubblicità RAI) si occupava solamente delle grandissime imprese.

5. Italia 1 e Rete 4

Il 3 Gennaio 1982, nasce Italia 1, per iniziativa di Edilio Rusconi, che contava su 18 emittenti locali per irradiare il segnale a livello nazionale. Il Settembre dello stesso anno il gruppo Finivest acquisisce completamente il controllo della rete, grazie ad un accordo firmato da Rusconi e Berlusconi.

Il 4 Gennaio del 1982  invece, nasce Rete 4, del gruppo editoriale Mondadori, appoggiandosi a 20 emittenti locali. In pochi mesi il canale si troverà oberato di debiti e nel 1984, il controllo del canale passerà a Silvio Berlusconi.

Nel 1996 il gruppo televisivo del biscione, entra nei titoli di borsa con il nome di Mediaset.

6. San Bettino Craxi e i “Decreti Berlusconi”

Negli anni 80 in italia si inizia a parlare di una legge sulle tv e Fininvest comincia a tremare.

Il 16 Ottobre del 1984, i telespettatori di Piemonte, Abbruzzo e Lazio, al posto della programmazione dei canali Finivest si trovano la scritta “Per ordine del Pretore è vietata la trasmissione in questa città dei programmi di … regolarmente in onda nel resto d’Italia”.

Infatti i pretori di Torino, Roma e dell’Aquila, decretarono la disattivazione degli impianti di interconnessione regionale su scala nazionale. Perché “l’effetto diretta” è vietato da varie sentenze della consulta. Ma Casalbore (pretore di Torino) spiega, “nulla vieta di mandare in onda programmi prodotti localmente, quindi nessun oscuramento”.

Finivest perciò decide di auto-oscurarsi per dare la colpa ai giudici. I telespettatori di Canale5, Italia1 e Rete4, si mobilitarono tempestando giornali, preture e telefonando alla Rai, intanto l’azienda guidata da Berlusconi riapre le trasmissioni trasmettendo il Costanzo Show-Speciale Black Out.

A quel tempo alla presidenza del Consiglio c’era Bettino Craxi, amico e socio di Silvio Berlusconi; che trovandosi a Londra, convocò un consiglio di ministri straordinario anticipando il suo rientro in patria.

Craxi varò un decreto urgente, il cosiddetto “Primo Decreto Berlusconi” a scopo di legalizzare la situazione illegale.

Il provvedimento però non si trasformò mai in legge, perché incostituzionale.

Craxi ne varò un altro il “Secondo Decreto Berlusconi”, minacciando i partiti alleati di andare alle elezioni anticipate in caso di nuova bocciatura, e nel 1985 il decreto sarà approvato, dopo che il governo avrà posto la fiducia.

7. Lotta per la Mondatori

Tra il 1989 e il 1991 ci fu una lunga battaglia tra Berlusconi e De Benedetti, per il controllo di Mondadori, la prima casa editrice che controlla quotidiani (La Repubblica e 13 Giornali locali), settimanali (Panorama, Espresso, Epoca) e tutto il settore libri. Grazie a una sentenza del giudice Vittorio Metta, che il tribunale di Milano riterrà poi comprata con tangenti da parte dell’avvocato Cesare Previti per conto di Berlusconi, il cavaliere si aggiudica la Mondadori.

Una successiva mediazione politica, porterà alla restituzione a De Benedetti di Repubblica, Espresso e giornali locali. Mentre il resto rimarrà al Cavaliere.

8. La Legge “Polaroid”

Nel 1990 passa la legge Mammì, che dovrebbe regolare il sistema tv con dei tetti antitrust.

In realtà questa normativa si limita a fotografare (legge polaroid infatti) il duopolio RAI/Finivest. L’unica cosa a cui dovrà rinunciare Silvio Berlusconi sarà il “Giornale” che passerà al fratello Paolo Berlusconi e il 10% delle quote delle PayTV Tele+1 e Tele+2 che verranno poi intestate a vari prestanomi (anche se non ci sono prove che testimonino questo ultimo fatto).

9) Rete4 ed Europa 7

Nel 1994, una sentenza della Corte Costituzionale stabilì che la Legge Mammì era incostituzionale, in quanto violava l’articolo 21 della Costituzione, sollecitando il parlamento per una soluzione definitiva entro e non oltre l’Agosto del 1996.

Nel 1995 però, un referendum popolare mantenne tale situazione.

Questa sollecitazione, con il governo Prodi nel 1996, fece la l
egge Maccanico, che contribuì a rafforzare l’impero televisivo di Berlusconi, in quanto permetteva a Rete4 di continuare la programmazione, affinché non si sviluppassero altri metodi di trasmissione come ad esempio il digitale terrestre.

Quando Prodi cascò, il suo successore fu D’Alema che decise di risolvere il problema della terza rete del biscione, con una gara per l’assegnazione delle concessioni delle reti nazionali.

Nel luglio del 1999 si svolse questa gara; dato che si richiedevano capitali enormi sembrava che nessuno potesse acquistare le frequenze. Invece l’imprenditore Francesco di Stefano riuscì a vincere la concessione per Europa 7.

In realtà il nuovo canale non riuscirà mai ad iniziare la programmazione, in quanto Rete4 continuerà imperterrita la trasmissione analogica terrestre.

Di Stefano fece valere i propri diritti con ingiunzioni, diffide, cause penali, civili, regionali, rivolgendosi alla Commissione Europea, vincendo tutti i ricorsi, tutti gli appelli e tutte le perizie. Finché nel novembre del 2002 la corte Costituzionale stabilì che entro il 1 Gennaio 2004 il terzo canale del biscione doveva emigrare sul satellite, mentre le frequenze resasi disponibili dovevano essere state assegnate al legittimo possessore nella persona Di Stefano.

Questo non è avvenuto e Di Stefano si trova impegnato in una causa contro il sistema televisivo italiano presso il tribunale Europeo.

Europa 7 è l’unico canale al mondo che ha la concessione di trasmettere ma non ha frequenze per farlo.

10. La Legge Gasparri

Il 2 dicembre 2003 il parlamento approvò la “Legge Gasparri”.

La suddetta riforma fu dichiarata dal presidente Ciampi incostituzionale.

La suddetta legge fu criticata infatti perché:

L’aumento del limite antitrust viola il principio del pluralismo sancito dall’aricolo 21 della Costituzione

Si incentiva ancora di più la pubblicità televisiva, a scapito di quella sulla stampa

Mancano riferimenti al diretto all’informazione degli utenti

La fissazione di una data (31 dicembre 2006) entro cui realizzare le reti digitali terrestri rischia di aprire un altro regime di proroga (rischio concretizzato nel rinvio al 2012 del digitale).

C’è una grave e palese violazione della sentenza 466/2002 della Consulta

Mediaset potrà avvantaggiarsi di altri editori rafforzando la sua posizione dominante

In generale, un pericolosissimo rischio di rafforzamento della figura di Silvio berlusconi nel campo tv.

Lascia irrisolti i problemi del piano nazionale delle frequenze.

L’unione europea è intervenuta con una procedure d’infrazione nei confronti dell’Italia dove si chiedevano spiegazione sulle storture del sistema radio-tv causate dalla Gasparri.

 

11. La Legge Gentiloni

Giovedì 12 Ottobre 2006 il Consiglio dei Ministri, ha approvato all’unanimità il Disegno Di Legge dal Ministro delle Telecomunicazioni Gentiloni.

Questa riforma stabilirebbe secondo il Ministro, un incremento delle risorse fino al 45%  e la riduzione dell’affollamento orario delle pubblicità al 16%, nonché lo spostamento entro il 2009, per RAI, Mediaset, di una rete sul Digitale Terrestre.

Secondo l’opposizione invece, questa legge è un “Atto di Banditismo e una grave mancanza di democrazia da parte di una parte politica che ha, come unico intento al Governo, di colpire l’avversario attraverso le sue aziende e proprietà private”.

Inoltre secondo Confalonieri l’attuale direttore di Mediaset dichiara che, il duopolio televisivo non esiste in Italia, perché oltre alla sua azienda ci sono altre reti private, come quelle della Telecom (La7 e MTV), o SKY il cui proprietario è un certo Murdoch.

Conclusioni

Per concludere, dobbiamo riconoscere, l’importanza della televisione nella vita di tutti i giorni. Il tubo catodico ha una enorme influenza nella politica e nell’opinione pubblica. È per questo che il pluralismo in uno stato democratico è importante non solo per la qualità dei programmi, ma soprattutto per la libertà di stampa e di informazione.

Le fonti di queste informazioni, non le ho trovate sul sito dell'Unità come qualcuno potrebbe pensare ma sul sito http://it.wikipedia.org/

Franci Z 

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