Il bilancio partecipativo a Porto Alegre (Brasile)

Una immagine di Porto Alegre
La mia esposizione si è già dilungata troppo. E stata sufficiente per dare un’idea della nostra esperienza di Bilancio Partecipativo. Non ho intenzione di soffermarmi sugli aspetti operativi di come esso si articola. L’oggetto principale della mia esposizione risiedeva nel sottolineare l’obiettivo e il metodo che abbiamo adottato per avviare l’intero processo. E la democrazia sostanziale, partecipativa, che consente alle persone di determinare le proprie priorità. Queste cessano di essere determinate dalla lobby di alcune imprese, dalla pressione dei media o cose del genere. Se aderiamo alle priorità che la popolazione determina, osserviamo che esse sono sempre diverse e in contraddizione con ciò che ci è richiesto dalla stampa: viadotti, tunnel, presentati come sinonimi di modernizzazione e di adeguamento ai nuovi tempi, la cui traduzione è la sottomissione all’automobile. La popolazione non ha mai definito come priorità né i viadotti né i tunnel, nel Bilancio Partecipativo.
Teniamo fede a quello che la popolazione decide e questo è ciò che ha fatto sì che Porto Alegre sia considerata la città con la migliore qualità della vita del paese. Delle grandi città brasiliane, è quella che sta in vetta alla classifica dell’Indice di Sviluppo Umano (lhd) dell’Onu, che garantisce che la città abbia il 100% di acqua potabile, il 99% di bambini in età scolare nell’istruzione di base, pubblica o privata, e praticamente il 100% di raccolta dell’immondizia. Che assicura che la città stanzi fortissimi investimenti per il recupero del Guajba, per il trattamento della rete fognaria, oltrepassando il 50% delle cloache trattate e l’85% delle fognature canalizzate. Le persone non decidono in maniera aleatoria, non decidono assurdità. Decidono esattamente quello che desiderano per migliorare la qualità della loro vita, cioè la pavimentazione, le fognature, che nel 1999, ad esempio, erano al primo posto.
Ora, nella fase in cui si cominciano a decidere le priorità per l’anno 2000, come è successo già due anni fa, durante una dura crisi di disoccupazione, l’abitazione è balzata nuovamente al primo posto cosa che non era così nei primi anni del decennio. Riflesso della crisi generata dalla disoccupazione, per cui le persone sono costrette ad abitare nella periferia e a trasferirsi in zone più lontane, in case e appartamenti più piccoli, mentre quelli che erano già in queste condizioni arrivano a trasferirsi sotto i ponti, nelle favelas, in situazioni precarie.[…] Mentre il neoliberismo propone l’esclusione, noi proponiamo cittadinanza ed inclusione sociale con democrazia e partecipazione.

Socieadede Bresileira de Economia Politica, dal libro “la democrazia partecipativa” di Raul Pont, che sto leggendo in questi mesi.

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