da “L’Espresso”
Sulla ribalta della finanza italiana si affacciano molti altri immobiliaristi, tutti romani e tutti fidanzati con Anna Falchi
Ricucci qua, Ricucci là, tutti parlano di Stefano Ricucci e della sua scalata al ‘Corriere della Sera’. Ma l’avventura del giovane immobiliarista romano, che ha accumulato una enorme fortuna quotando in Borsa un condominio alla Balduina e convincendo gli azionisti che si trattava di una multinazionale aeronautica, non è isolata. Sulla ribalta della finanza italiana si affacciano molti altri immobiliaristi, tutti romani (tranne uno, che è di Frascati), tutti fidanzati con Anna Falchi (tranne uno, fidanzato con un giocatore della Roma) e tutti con colossali patrimoni personali. Vediamo i principali.
Riconi Renato Riconi, detto ‘Er Bilocale’, deve il suo successo ad alcune fortunate speculazioni e alla sua mole, due metri e cinque per centotrenta chili di peso. Iniziò da portinaio, accumulando mance di Natale per alcuni miliardi con il raffinato sistema finanziario detto ‘home-jumping’ (minacciava di gettare dal balcone i condomini che rifiutavano di pagare).
In pochi mesi controllava l’assemblea di condominio e lavava la sua Ferrari in cortile con la canna per annaffiare le ortensie. Poi la parcheggiava sulle ortensie. Considerato uno spaventoso cafone, e per questo subito corteggiato dalla Canottieri Lazio dove si reca ogni sabato in shorts e ciabatte, costringendo i soci e le loro mogli a giocare a bocce con lui nella sala ristorante, ha centuplicato il suo patrimonio in pochi mesi vendendo sui mercati internazionali, anche più volte nello stesso giorno, il pacchetto azionario di altre persone, a loro insaputa. Attualmente sta dando la scalata a una banca che ha gli uffici al ventesimo piano, issandosi con una carrucola lungo la facciata e bussando alle finestre dei funzionari, minacciandoli con le mani a cerchio. Nei suoi obiettivi il ‘Corriere’, ma limitatamente alle pagine sportive.
Richetti Nando Richetti, detto ‘Rocchefeller’, fino a pochi mesi fa era garagista. Conquistò la fiducia di Cesare Romiti con un abile stratagemma: gli rigò la macchina con un chiodo e gli confessò subito di essere stato lui. Romiti disse subito agli amici che esisteva un posto, a Roma, dove era possibile farsi rigare la macchina venendo immediatamente a sapere chi era l’autore del danno. Vip, imprenditori e politici fecero a gara nel parcheggiare la macchina da Richetti, e il suo garage divenne in breve uno dei locali di grido della capitale, dove si combinavano gli affari più delicati e importanti davanti alla macchinetta automatica del caffè. Richetti, intelligente e curioso, carpì in breve tutti i segreti del business e accumulò in poche settimane una fortuna incalcolabile con un semplice espediente: raccontava di avere una fortuna incalcolabile. Senza mai spostarsi dalla macchinetta del caffè, ottenne credito per trecento milioni di euro. È interessato alla scalata del ‘Corriere della Sera’, con l’obiettivo di spostarlo a Roma perché la moglie ama molto leggere la cronaca nera locale.
Ricacci I fratelli Ricacci, Aristide e Rocco, sono gemelli monozigoti, anche se, nelle interviste, a questa domanda rispondono che in realtà sono originari di Viterbo. Hanno una licenza elementare in due (Aristide ha fatto la prima e la seconda, Rocco le altre tre classi) ma il mondo della finanza li teme per il grande fiuto per gli affari, e soprattutto perché riescono a fare arrestare sempre e solo Aristide anche quando l’inquisito è Rocco, così che il secondo è sempre a piede libero. Ferventi cattolici, amici personali di monsignor Marcinkus (trattarono insieme l’acquisto di una partita di rosari difettosi: si sfilavano le palline), anche se sono solo dei prestanome controllano lo Ior e altri sei istituti di credito grazie al raffinato sistema del ‘chi l’ha detto’. Funziona così: quando, nei consigli di amministrazione, vengono allontanati dall’usciere che gli dice “voi siete solo dei prestanome”, i Ricacci rispondono: “E chi l’ha detto?”.
Ricazzi Su Manlio Ricazzi, detto ‘Quanno che ariva Ricazzi, so’ cazzi!’, circolano aneddoti quasi incredibili. Dicono che abbia conquistato Anna Falchi incontrandola in un supermercato e sostenendo di essere una provola parlante, l’unica al mondo. In effetti la somiglianza di Ricazzi con una provola è stupefacente, ma ancora più stupefacente è la sua abilità finanziaria. Vende in off-trading le plusvalenze acquistate speculando sul rating delle fiduciarie estere piazzate sul mercato del mastering senza agire sul pluffing, ma spingendo il down-fixing fino a conquistare il blamming delle consorziate-fantasma. Nel tempo libero rapina le banche. “Così, almeno, nun dite che so’ diventato ricco senza fa ‘n cazzo!”, spiega spiritosamente ai giornalisti. Dicono che il suo punto debole sia la vanità: non avendo ancora avuto la copertina di alcun settimanale, le strappa dalle edicole e le appende in camera sua annerendo con il pennarello le fotografie dei suoi rivali. Punta al ‘Corriere’ per mettere la sua foto in prima pagina tutti i giorni.