Il ruolo dello Stato nel mio libro di Economia

Le funzioni fondamentali dello Stato sono il monopolio della violenza e la definizione e protezione dei diritti di proprietà dei singoli invidividui e delle istituzioni

Se le imprese non gradiscono le pressioni che subiscono in una certa area per un assumere un gruppo di lavoratori piuttosto che un altro, la produzione può essere trasferita in un altro luogo senza che i consumatori si preoccupino o siano consapevoli della natura della manodopera lontana che produce le merci che essi consumano.

La Gran Bretagna ha mantenuto nel dopoguerra un sistema di welfare ideato per alleviare le conseguenze economiche a breve termine della disoccupazione. Essere disoccupati in Gran Bretagna , anche per un periodo di tempo considerevole, non rappresenta più il dramma personale di un tempo. Tuttavia gli effetti di lungo periodo per quelle persone disilluse che hanno rinunciato a sentirsi parte del sistema e che contribuiscono allo scontento sociale, dovrebbero preoccupare sia gli individui più benestanti sia quelli meno abbienti.

Falce e carrello: la recensione

E così, dopo soli cinque mesi, sono riuscito a finire di leggere un libro di appena 188 pagine che parla di come la Coop, con la complicità interessata di molte amministrazioni comunali (e non solo) in Liguria, Toscana ed Emilia-Romagna, abbia impedito l’apertura di negozi Esselunga in queste regioni. E nelle regioni dove Esselunga non c’è, gli stessi prodotti costano più che nelle altre regioni dove c’è più concorrenza.
Documenti e originali di articoli di quotidiani alla mano, come quello della Gazzetta di Modena dove si mostra come Coop pur di non lasciare un piccolo appezzamento di terreno ad Esselunga per aprire un punto vendita, abbia pagato 23 miliardi di lire una zona che ne valeva 5.
Nel momento in cui le cooperative fanno business speculativo anzichè fare quello che dovrebbe fare una cooperativa, si pone davvero il problema di perchè debbano avere dei privilegi particolari. Senza contare il fatto che i Comuni e altri organi statali non dovrebbero interferire nella cessione delle aree commerciali.

Non ho una passone per il signor Caprotti. Non mi è piaciuto più di qualche punto del suo pensiero. Non parliamo poi di quello che è accaduto – violazione dei diritti della persona – nel punto vendita Esselunga di Milano..
Mi ero già accorto che il modo di pensare – questo sì, molto liberale all’italiana – di questo signore non mi piaceva per il fatto di non aver mai citato l’importanza del personale, dei dipendenti, in alcuna parte del libro.
Ha citato invece un sacco di volte la redditività per metro quadro. Dei dipendenti ha parlato solo quando – negli anni 70 e 80 – i sindacati hanno organizzato scioperi e rallentato l’attività dei punti vendita.
Una visione del personale – visti unicamente come costo e non anche come risorsa- attualissima quando vecchia e retrograda.
E d’altra parte una frase come quella che nella prefazione dice Geminello Alvi: ” Tasse e corporazioni: i due mali ricorrenti che non c’è bisogno di essere storici economici per riconoscere anche in questa Italia. Basta essere uomini liberi per sentire come nel presente riviva troppa di quella ipocrisia che già in passato ha rovinato tutto, e generato umiliazioni, povertà e male morale. Anzitutto quella doppiezza per cui si predicano liberalizzazioni ma appunto riguardano sempre gli altri . Mai che neppure si riparli di liberalizzare le mutue e smontare l’INPS , eppure ci sono in Italia 15 milioni di pensionati e solo cinquantamila tassisti .” non mi trova d’accordo.

Senza nulla togliere all’importanza di questo testo che dovrebbe far riflettere e far cambiare la sinistra italiana, Caprotti non è il mio idolo.

Caro signor Alvi, ringraziando IL CIELO abbiamo abolito le mutue negli anni ’70 creando una assistenza sanitaria e previdenziale per tutti senza differenza di reddito, ci fa paura le pensione integrativa fatta da grandi società bancarie e assicuratrici che quando non falliscono fanno ricadere sui lavoratori “i fallimenti del mercato”, mentre in Italia abbiamo i taxi più cari d’Europa. Caro signore, voi siete – con Berlusconi e AN – i difensori dei taxisti italiani , siete quelli che vorrebbero privatizzare le cose che funzionano e che altri paesi come gli USA non hanno e ci invidiano. Siete imprenditori e il vostro obiettivo è fare soldi. Ma parlare di povertà morale, è altra cosa.

Espanol 24 – La ropa

La spiaggia di Canet de Mar, Catalunya
Già, utilizzavo “ropa” al posto di “roba” in spagnolo. E invece no, la “ropa” è il vestiario… la “tienda de ropa” è il negozio di abbigliamento…
Altre parole nuove per me sono state:

el abrigo (il cappotto)
el plumìfero (il piumino, che ridere !!)
la falda (la gonna)
la minifalda (minigonna, ovviamente 😉
los vaqueros (i jeans, l’avreste mai detto ?)
el traje (l’abito, tailleur)
el chubasquero (k-way)
el banador (costume da bagno)
chanclas (infradito – mio padre precisa “non mi interessa perchè non ne faccio uso”)
el bolso (la borsa – attenzione però , la Borsa Valori si dice “bolsa” in spagnolo)

“Dalla Destra non ho imparato nulla”: intervista a Zapatero

Link all’articolo del Corriere della Sera

José Luis Rodríguez Zapatero, premier spagnolo, domani si pubblica il decreto di scioglimento delle Cortes, il Parlamento. Che voto si darebbe, lei che è il capo del governo, alla fine di questa legislatura?
«Questo sta ai cittadini stabilirlo. Io sono quello sotto esame».

Nell’ultimo sondaggio di El Mundo le davano un 5,44.
«I cittadini ci azzeccano sempre ».

Però è un successo per il rotto della cuffia…
«5,44 è un risultato accettabile, secondo gli abituali standard di valutazione delle leadership politiche ».

Perché le piace tanto scontrarsi con la Chiesa cattolica?
«A me? Io non mi sono scontrato su niente con la Chiesa cattolica».

Ma se lo sta facendo dall’inizio della legislatura… La Chiesa si sente offesa per alcune delle sue leggi.
«Io non ho mai attaccato la Chiesa. Ho seguito il mio programma elettorale. Ditemi se c’è una sola cosa, sugli accordi del Vaticano, sul finanziamento, in cui avrei attaccato la Chiesa. Al contrario, ho sempre mantenuto una posizione di rispetto. Ma voglio essere molto chiaro sul fatto che chi fa leggi è la maggioranza democratica della società civile. E questo Paese ha aumentato i diritti individuali attraverso leggi liberali che rispettano l’individuo, la persona. Questo vuol dire rafforzare i diritti umani. E io ho molto rispetto per la famiglia cristiana, al punto che mi sono sposato in Chiesa…»

Lei oggi si considera cristiano?
«Sì… sono battezzato… Ho molto rispetto per la famiglia cristiana, per chi pensa che il matrimonio debba essere celebrato in Chiesa e vuole avere 11 figli. Ma dobbiamo avere lo stesso rispetto per chi vuole vivere in coppia senza sposarsi o per chi, essendo omosessuale, decide di convivere in matrimonio con il proprio partner».

Ma tra le possibilità che aveva, di dare gli stessi diritti alle unioni omosessuali oppure includerle nell’istituzione del matrimonio, lei ha scelto quella di maggiore confronto con la Chiesa…
«Chiamiamo le cose con il loro nome. L’unione delle persone che vogliono istituire un contratto legale, con un vincolo giuridico, si chiama matrimonio. E questo termine si impone in tutti i Paesi. Ma poi, arrivare a dire, come sto sentendo in questi giorni, che la riforma delle Legge sul divorzio ha favorito la dissoluzione della famiglia…».

A volte succede che questi «nuovi diritti» abbiano un effetto paradossale. Che ne pensa del fatto che le donne del comune di Garachico non si siano potute presentare alle elezioni perché non avevano abbastanza uomini nelle liste (per la Legge di Parità, pensata per le donne, ci deve essere almeno il 40% di candidati di uno dei due sessi)?
«Questo è un caso assolutamente eccezionale».

I casi eccezionali sono quelli che mettono a dura prova la consistenza delle liste.
«Le leggi si fanno per regolamentare situazioni generali».

E come risolverebbe questo problema come giurista?
«Lo ha già risolto la Corte costituzionale. Rispettiamo il suo giudizio ».

No, la Corte non ha ancora affrontato la costituzionalità della legge.
«Ne deduco che lei è contrario alle quote…»

Sì, io sono per l’uguaglianza, ma non attraverso l’imposizione, non attraverso le quote.
«Io sono per la parità».

Un’altra cosa su cui la pensiamo diversamente…
«Io non ho paura dell’uguaglianza ».

Neanch’io. Ma si può arrivare all’uguaglianza attraverso la libertà e non attraverso l’imposizione… Qualche mese fa si è operato di miopia…
«Sì».

Perché non ha mai detto in nessuna intervista che era miope?
«Nessuno me l’ha mai chiesto».

E adesso vede bene?
«Da vicino vedo un po’ meno bene. Da lontano molto meglio».

Si dice che nei miopi prevale il lato sinistro su quello destro. Ha già corretto questo squilibrio?
«Sono di sinistra, e la conoscenza più profonda, al governo, della realtà sociale, della distribuzione della ricchezza, delle opportunità degli uni e degli altri, di come funziona la società, mi ha permesso di confermare i miei convincimenti come persona di sinistra».

Cioè non ha corretto quello squilibrio, e continua a pensare, come mi ha detto due anni fa, che la destra non le abbia insegnato nulla…
«La destra non mi ha insegnato niente, con l’atteggiamento che ha avuto in tutti questi anni all’opposizione. Ma leggo persone di destra e, ovviamente, ci sono riflessioni che come già le ho detto in un’altra occasione… Per esempio riconosco che il principio della stabilità di bilancio, che ha una tradizione più forte nel pensiero di destra, sia positivo, e per questo lo applico».

Si sente odiato da una parte dei cittadini?
«No. Ci sono stati momenti di forte tensione, ed è evidente che i più fedeli al Partito popolare (all’opposizione, ndr) non condividono il mio modo di fare politica. Settori isolati, non mi sembra che nella Spagna di oggi si generi odio».

Quando è stata l’ultima volta che è andato in collera?
«Ora sì che è difficile dare una risposta».

Non ricorda neanche una volta?
«Del periodo come premier, no. Mi autoimpongo una disciplina di contenimento molto forte. Il potere deve essere contenuto…».

E in ambito personale?
«Neanche. Sono molto felice con mia moglie e le mie figlie».

Non ha mai dato uno schiaffo a una delle sue figlie?
«Credo di no. Al contrario. Sono il loro alleato».

Lo dico per la recente riforma del Codice Civile. Si immagina un bambino che denuncia il padre perché gli ha dato uno schiaffo?
«Beh, questo non prevede sanzioni. Ma mi sembra un buon principio. La repressione fisica non è accettabile, né dal punto di vista pedagogico né dal punto di vista etico. Bisogna educare in un altro modo. Io sono favorevole a educare con autorità, a essere esigente con i propri figli o con gli alunni, ma ci sono altri meccanismi per incentivare. Trovo estremamente ripugnante qualsiasi sintomo di violenza… È la cosa che mi ripugna di più in assoluto. Non sopporto vedere due persone picchiarsi e non mi piace vedere un padre che dà uno schiaffo al figlio».

Qual è la donna più attraente che ha conosciuto da quando è premier?
«Sonsoles (la moglie, ndr) ».

Intendo dire da quando è premier.
«Sonsoles. Per me la persona più attraente è Sonsoles».

Bene, allora diciamo qual è la persona più interessante che ha conosciuto da quando è presidente? «Sonsoles».

Lei si vanta sempre della sua «agilità». Non teme che qualcuno faccia un bilancio un giorno e dica: «Quest’uomo ha avuto più agilità che testa»?
«In politica l’agilità è nella testa ».

Stress Italia

Sono sveglio dalle 5 di stamattina; dopo due giornate di lavoro infinito non sono riuscito ad andare in palestra ed il risultato è che dormo male. Sono tre giorni che cerco di organizzare una settimana a Lisbona per fine maggio con un amico di Torino; i voli da Venezia non sono effettuati da low-cost , easyjet vola da Malpensa. Già, Malpensa.

L’ultima volta, treno fino a Milano (+15% da gennaio) , poi corriera da fuori la stazione, circa un’ora di percorso ed un’altra ora e mezza per il check-in. Ma non è finita. Il volo del ritorno arriva alle 22.50 a Milano. E , come avrete già letto in questo blog, non ci sono treni da Milano per Venezia e viceversa dopo le otto di sera e fino alle sei di mattino. Mi pago l’albergo a Milano ? Ma suvvia.

Parlavamo giusto ieri con Emiliano di come mai ci sia un aeroporto in ogni città; e una delle risposte è che mancano collegamenti ferroviari veloci tra gli aeroporti e le stazioni; anzi, mancano proprio. Penso a Orio al Serio , penso a Villafranca (VR), penso a Tessera (VE), tutti posti dove la ferrovia arriva a non più di 5-6 km dall’aeroporto. Eppure la regione veneto aspetta l’alta velocità per dotare l’aeroporto Marco Polo di un collegamento ferroviario. Forse che avremo degli Eurostar Venezia Mestre – Aeroporto Marco Polo (15 km di distanza) – Trieste ?

Se penso a Sydney….arrivare in aeroporto , in treno, da casa di Marco, richiede 25 minuti, perchè deve cambiare linea.

Da El Prat (Barcellona) al centro, 20 minuti. Vabbè.

Pensavo di andare in palestra stamattina alle 7, ma sono talmente stanco che non sarei riuscito a centrare la porta d’ingresso, così ho optato per andare al lavoro in bici ; prima però, una piacevole (ma assonnata) lettura del terzo fascicolo di Espanol 24. Ecco le frasi che più mi hanno divertito stamattina:

Tiene entradas – E’ stempiato (non ” ha delle entrature” 😉

Tienes pecas – Ha le lentiggini (non le “pecche” che mia madre dice ci sono sul pavimento da me)

Tiene lunares – Ha molti nei (non “ha la luna”)

Es un poco feo – E’ un po’ brutto

Tiene il pelo cano – Ha i capelli bianchi

Che ridere 😉

La precarietà nel mercato del lavoro spagnolo e la questione immigrati

Quante concidenze con quanto ha fatto qui in Italia il governo Amato di centrosinistra per precarizzare il mercato del lavoro, prima del baratro finale con la legge Biagi di Berlusconi-Fini-Bossi !

L’ex leader sindacale è particolarmente consapevole di questo problema e propone alcune risposte. “I dati ci dicono che il lavoro precario coincide con il trentuno percento del mercato del lavoro. Una così alta percentuale non si giustifica solo per le caratteristiche peculiari dell’economia spagnola che ha i propri pilastri nell’agricoltura e nel turismo. Forse avremo sempre percentuali di precarizzazione più alte che nel resto d’Europa, ma non si può dimenticare che il fenomeno subisce bruscamente un’impennata proprio negli anni ottanta. Sono i governi Gonzàlez a introdurre i contratti temporali nel mercato del lavoro, sostenendo che i precari sarebbero stati i lavoratori a tempo indeterminato di domani. Questa logica venne introdotta anche con la riforma dello Statuto dei lavoratori sulla base di un accordo sindacale nel 1985 che io, che a quel tempo dirigevo le Ccoo (Comisiones obreras) non firmai a differenza di quanto fece l’Ugt (Unione generale dei lavoratori), d’ispirazione socialista, il secondo sindacato spagnolo, con un numero di iscritti molto vicino a quello delle Ccoo. Nel 1985 avevamo solo il dodici percento di contratti di lavoro a tempo parziale. L’anno dopo eravamo già arrivati al trenta percento, che poi è più o meno la percentuale attuale. Nel 1997 si è tentato, con accordi tra sindacati e imprese, di stabilizzare le forme di lavoro ma la quantità di lavoro a termine non è diminuita.”Come garantire e ampliare i diritti di questa consistente fascia di lavoratori precari? “Quello che si può e si deve fare, come ho cercato di dire prima, è gettare le basi di un cambiamento strutturale dell’economia. Sappiamo molto bene che la principale fonte di ricchezza di un paese è la propria manodopera, fatta di conoscenze, talento e saperi continuamente aggiornati. Ecco perché dobbiamo lottare contro i bassi salari e la precarizzazione che deprimono la buona qualità della manodopera. E dobbiamo anche mettere in relazione la domanda e l’offerta di lavoro, avendo sempre dì più lavoratori qualificati e formati professionalmente che non possono ricoprire lavori dequalificati e precari. La sfida è sull’innovazione tecnologica della nostra economia che porterebbe con sé il mutamento positivo dell’attuale mercato del lavoro. Certo, l’obiettivo è di lungo periodo. Intanto, bisogna anche sviluppare la democrazia industriale che nella prima tappa della transizione democratica è stata sacrificata a favore di un modello centralizzato di concertazione. Con Aznar, il governo più che arbitro della concertazione ne è diventato il soggetto principale. Ora il problema è tornare A a un rapporto diretto tra sindacati e imprese. È solo così che si producono le migliori riforme del mercato del lavoro. Il lavoro si trasforma non solo con le leggi. Si trasforma soprattutto con la contrattazione. Un lavoro di qualità può essere solo frutto di un accordo tra imprese e sindacati, il che produce anche un vero dialogo sociale.” Sul mercato del lavoro spagnolo incide ovviamente anche il fenomeno dell’immigrazione, che ha ormai raggiunto quasi le tre milioni di unità. Il governo Zapatero, favorendo la legalizzazione dell’immigrazione clandestina, cioè di coloro che erano in Spagna da un anno e avevano già un lavoro, ha fatto emergere un grande sommerso dell’economia che potrà dare allo stato e agli stessi lavoratori benefici in termini di tasse e previdenza, ma crea altre contraddizioni sul fronte dell’integrazione economica e sociale. È un problema inedito per sindacati e governo, che mentre cercano di cambiare la struttura economica spagnola devono pure fronteggiare questa massa di lavoratori che nella maggioranza sono precari quasi per definizione.Il giudizio di Gutiérrez è positivo sulla legalizzazione dell’immigrazione, che a suo parere va coniugata con un nuovo protagonismo sindacale. “Dal 7 febbraio al 7 maggio 2005 il governo ha permesso la legalizzazione degli immigrati che sceglievano di sottrarsi al mercato nero. Quasi ottocentomila persone hanno deciso di approfittare di tale opportunità. È stata una decisione giusta. In questo modo si è dato un colpo a chi vorrebbe poter contare su una massa di lavoratori senza diritti e disposta a essere malpagata.

(dal libro “Zapatero, il socialismo dei cittadini, che ho terminato di leggere tutto d’un fiato ieri sera)

E mentre da noi il quarto pilastro è l’assicurazione privata integrativa per la pensione….

Cosa si intende con “Quarto pilastro” dello stato sociale, categoria che il suo governo usa abitualmente?

Negli ultimi decenni il nostro paese ha progressivamente consolidato tre pilastri del welfare state: istruzione, sanità e pensioni per tutti i cittadini. I governi socialisti sono stati i principali protagonisti di questo processo. Sono stati infatti i governi socialisti a rendere universali le prestazioni sanitarie e a introdurre le pensioni non contributive. Ora dobbiamo avanzare in quello che è stato definito come il “Quarto pilastro” dello stato sociale, e che non è altro che il sostegno alle famiglie nell’assistenza alle persone dipendenti, cioè a tutti coloro che non possono realizzare senza l’aiuto esterno le attività essenziali della vita quotidiana.

Può spiegarci meglio quest’ultimo punto?

Le situazioni di dipendenza si producono a qualsiasi età e in tutti i settori sociali. Gli incidenti di traffico e quelli che si verificano nel lavoro sono all’origine di molte situazioni di dipendenza, ma è l’età il fattore più incisivo sul piano numerico. La nostra società sta invecchiando. Nel 1960, i cittadini con più di sessantacinque anni rappresentavano l’otto percento della popolazione, ora sono il diciassette percento. In questo momento il tasso di copertura dei servizi di aiuto a domicilio raggiunge appena il tre percento dei casi. Siamo lontani dall’undici percento della Francia e dal venti percento del Belgio.Chi sono coloro che si occupano in Spagna delle persone dipendenti? Sono le donne. Le madri, le mogli, le figlie rappresentano una buona parte dello stato sociale nel nostro paese. E il prezzo che esse pagano dal punto di vista della qualità della vita per garantire quelle prestazioni è immenso. Noi siamo convinti che ciò sia ingiusto e vogliamo cambiare questa situazione. Vogliamo aiutare le persone dipendenti a raggiungere un maggiore grado di autonomia, così come vogliamo aiutare chi si occupa dei cittadini dipendenti. A questo scopo, abbiamo messo a punto una legge che produrrà importanti risultati in questa materia.Siamo anche convinti che tale politica produrrà buone conseguenze economiche, in quanto permetterà di creare nuovi posti di lavoro nel settore dei servizi di attenzione alle persone dipendenti. Inoltre, questa stessa politica libererà molte dorme dalla loro attuale condizione, da una situazione che le obbliga ad abbandonare le loro attività esterne al nucleo familiare per tornare ad accudire i propri parenti.

(intervista al premier spagnolo Zapatero)

“I diritti fanno più forti i cittadini, e rendono più forti la società e la democrazia”

“Il cambiamento che abbiamo introdotto nella regolamentazione del matrimonio per aprirlo alle coppie omosessuali si pone l’obiettivo di eliminare una discriminazione che derivava dall’impossibilità di dare solennità pubblica ad un impegno di vita in comune al quale lo stato attribuisce una serie di conseguenze giuridiche. Quelle, appunto, del matrimonio civile. In questo modo, abbiamo riconosciuto un diritto a coloro che prima non lo avevano. Operando così, non si riduce di una virgola la libertà di coloro che non sono interessati a quel singolo diritto: al contrario, riteniamo che la società nel suo complesso migliori grazie a questa equiparazione giuridica.

[…]

Io sono una persona francamente moderata, la più contraria ad un radicale o a un esaltato. Penso molto alle cose che faccio e valuto molto le conseguenze delle mie decisioni . Non sono in alcun modo un radicale, salvo quando si tratta di rispettare i miei principi e di mantenere la parola data. Ma il problema è che il contratto di fiducia sul quale si basa la democrazia consiste esattamente in questo punto: non tradire la parola data.”

(dal libro Il socialismo dei cittadini, intervista al premier spagnolo Zapatero)

Una lezione di politica dallo statista Zapatero

(intervistatore) Lei, in una nota dichiarazione dopo la vittoria socialista nelle elezioni del marzo 2004, ha affermato: “Il potere non mi cambierà”. Perché ha sentito il bisogno di pronunciare pubblicamente questa frase? Lo ha fatto perché in quel momento la Spagna viveva una fase difficile della vita politica, in cui si avvertiva la necessità di un intreccio più stretto tra etica e potere politico?

Quella frase rispondeva a un’esigenza di autenticità, soprattutto da parte degli elettori di sinistra. La sinistra, in termini generali, si trova nelle condizioni migliori per vincere spesso la sfida elettorale. C’è più gente di sinistra nelle nostre società perché i valori della sinistra sono più attraenti, generano maggiore speranza e perché esiste una maggioranza di cittadini che è favorevole al progresso sociale nell’equità, alla crescita della libertà.Credo che la sinistra non vince quando non è autentica. E l’autenticità comporta prima di tutto la realizzazione degli impegni presi e non il cercare pretesti di stato per non fare le cose.Questo era il senso di ciò che mi chiedevano nella notte della vittoria elettorale con la frase no nos falles [non ci deludere; N.d.R.].A distanza di quasi due anni da quella notte, qui negli uffici del governo alla Moncloa, mi è chiaro che si può non fallire, che si può non deludere la fiducia della gente. È una questione di volontà politica. Quella frase, no nos falles , esprime la domanda di chi non ha potere. La politica interessa soprattutto la gente che non ha potere, il cittadino normale, chi non è proprietario di una grande impresa, chi non può influire. Si tratta del cittadino le cui azioni stanno soltanto in una scheda elettorale. E per un cittadino che non ha potere, quella scheda elettorale è il suo investimento: l’unico di cui dispone per giocare un ruolo attivo nel sistema di convivenza collettiva.

(dal libro “Zapatero il socialismo dei cittadini” , ed. Feltrinelli, che mi sono regalato per Natale e che sto letteralmente divorando)