La violenza tra coniugi

Murray Straus ha sostenuto che la qualifica di genitore garantisce una “licenza di picchiare” e che il “certificato di matrimonio autorizza le percosse” . L’accettabilità culturale di queste forme di violenza dometica è espressa dalla vecchia canzoncina:

A woman, a horse and a hickory tree,
The more you beat’em the better they be.

(Uma donna, un cavallo e un noce
più li percuoti, meglio è).

Nell’ambiente di lavoro e in atri contesti pubbici si osserva la norma generale che proibisce di picchiare qualcuno, non importa quanto il suo comportamento sia stato riprovevole o irritante. Ciò non vale all’interno della famiglia. Molte ricerche hanno dimostrato che una percentuale significativa di coppie ritiene che in alcune circostanze matrattare fisicamente il proprio coniuge sia legittimo. Circa il 25 per cento degli americani di entrambi i sessi pensa che il marito possa avere le sue buone ragioni per picchiare la moglie: Una percentuale alquanto più bassa crede che questa regola valga anche nel caso inverso [ Greenblat 1983].

La vioelnza familiare, tuttavia, riflette anche modelli di comportamento più generali. Molti dei mariti che picchiano mogli e bambini hanno precedenti di violenza in altri contesti. Uno studioc ondotto da Jeffrey Fagan e dai suoi collaboratori [1983] su un campione nazionale di mogli picchiate dai mariti ha dimostrato che più della metà di questi ultimi si comportava in modo violento anche con altri. Oltre l’80 per cento degli uomini in questione aveva addirittura subito almeno un arresto per episodi di violenza extradomestica [Fagan, Stewart e Hansen 1983].

dal manuale di sociologia di Anthony Giddens, che sto leggendo al ritmo di 10 pagine a mese , conclusione prevista nel 2014, insieme al collegamento ferroviario tra Venezia e l’Aeroporto di Tessera (7km).

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