Il tumore più terribile

dal sito http://www.aduc.it/dyn/parlamento/docu.php?id=177171

Secondo la Relazione sullo stato sanitario del Paese 2001-2002 del ministero della Salute, i tumori costituiscono circa il 27% delle cause di morte nella popolazione italiana.
Al fine di diminuire tale incidenza, la prevenzione e’ universalmente riconosciuta quale strumento fondamentale. Prima si individua un tumore, piu’ aumentano le possibilita’ di curarlo. In particolar modo, come da raccomandazione Europea, sono tre gli screening dei tumori validati e recepiti nel Piano nazionale della Prevenzione 2005-2007:
1)      Screening del tumore al seno;
2)      Screening del tumore della cervice uterina;
3)      Screening del cancro del colon retto.
Eppure, il maggior numero di decessi e’ stato osservato per i tumori polmonari. Infatti, sempre secondo la Relazione sullo stato sanitario del Paese 2001-2002, nel 1998 sono morti per tumore al polmone 31.541 persone, a fronte di 13.738 decessi per cancro del colon retto, 11.031 per tumore della mammella e 2.793 per tumore dell’utero. Si prevede che nel 2020 ci saranno 10 milioni di morti/anno nel mondo. Nei Paesi occidentali si muore di piu’ di tumore polmonare da solo, che di tumore della mammella, dell’intestino e della prostata messi insieme.
Inoltre, mentre la prognosi per altri tumori e’ migliorata negli anni, per quanto riguarda il tumore polmonare nulla e’ cambiato negli ultimi decenni: la sopravvivenza a 5 anni dopo la diagnosi era intorno al 10% negli anni ’70 ed e’ sempre del 10% oggi.
Poiche’ la causa maggiore del tumore polmonare e’ il fumo, le campagne di prevenzione si sono concentrate piu’ che altro sulla disincentivazione dal fumo, ma con risultati poco confortanti, come ha piu’ volte evidenziato l’Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori). Smettere di fumare, inoltre, non e’ necessariamente sufficiente ad evitare il manifestarsi del tumore al polmone. Infine, corrono il rischio di tumore anche lavoratori esposti a sostanze nocive quali asbesto, beryllium, uranio o radon.
Come dimostrano ormai molteplici studi, la tecnologia oggi esistente e’ in grado di diagnosticare il tumore ai polmoni nelle sue fase iniziali. Ad esempio, secondo un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine in ottobre 2006 (Claudia I. Henschke et al., “Survival of Patients with Stage I Lung Cancer Detected on CT Screening”, Nejm 335, 17), su 31.567 persone asintomatiche ma a rischio (fumatori ed ex-fumatori in particolare), sono stati diagnosticati 484 tumori polmonari grazie allo screening annuale con Tac spirale del torace. L’85% di questi tumori era al 1° stadio. 382 di questi pazienti sono stati sottoposti all’asportazione del tumore entro 1 mese dalla diagnosi. La percentuale di sopravvivenza e’ risultata del 92%.
E’ bene ricordare che la grandissima parte dei tumori polmonari e’ diagnosticata a seguito della manifestazione di uno o piu’ sintomi. Solitamente, quando un paziente percepisce i primi effetti del tumore, questo e’ gia’ in fase avanzata. Per questo motivo la mortalita’ e’ cosi’ alta fra i pazienti a cui e’ diagnosticato un tumore polmonare. Lo screening annuale, invece, permette una diagnosi precoce. L’80% dei tumori diagnosticati con lo screening sono infatti nel 1° stadio, ovvero quando la percentuale di sopravvivenza si aggira intorno all’80%.
Una politica di prevenzione, quale lo screening annuale, potrebbe salvare la vita a circa 20mila delle oltre 30mila persone che ogni anni muoiono in Italia per tumore ai polmoni.
Individuando appropriatamente la popolazione ad alto rischio (in particolar modo fumatori ed ex-fumatori pesanti), lo screening potrebbe portare benefici anche dal punto di vista economico al sistema sanitario nazionale. In molti casi, si potrebbero evitare i tremendi costi richiesti da terapie antitumorali e ricoveri a lungo termine per pazienti affetti da tumori in stadio avanzato e che hanno poche possibilita’ di sopravvivere oltre i cinque anni.
Oggi, la letteratura scientifica internazionale ha dimostrato l’efficacia dello screening nella lotta al piu’ mortale dei tumori. Se tale modalita’ di prevenzione non verra’ adottata, o perlomeno seriamente valutata, non potremo giungere ad altra conclusione se non che vi e’ oggi, nei confronti dei pazienti affetti da tumore polmonare, una sorta di discriminazione: tale malattia -una probabile condanna a morte- sarebbe conseguenza “meritata” e voluta attraverso scelte individuali deleterie per la salute (come fumare).

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