No, non siamo a Madrid

dal “Mattino” di oggi

Tra le elezioni politiche spagnole e quelle amministrative francesi c’è un solo elemento comune: la data in calendario. la doppia vittoria socialista è invece una coincidenza. niente a che vedere con la costanza di un fenomeno politico sovra nazionale. in Francia infatti non c’è stato alcun ”fenomeno”, inteso come tendenza nuova e profonda del paese al voto. piuttosto, una routine, un comportamento abituale dell’elettorato che alternativamente punisce chi in quel momento governa. come accade con regolarità in molti paesi d’europa, sarkozy governante ha pagato dazio alla disillusione. doppia: i francesi non hanno visto aumentare il potere d’acquisto dei redditi come promesso l’anno scorso alle presidenziali e non hanno visto dal governo di centro destra riforme liberalizzatrici dell’economia. Letto il progetto Attali, sarkozy si è fermato alla prima stazione, quella dei taxisti. di peculiare e aggiuntivo in francia l’ulteriore quota di punizione elettorale dovuta a una imprevista e non digerita ”cafoneria” pubblico-privata di Sarkozy. Insomma ai socialisti francesi la vittoria è caduta in braccio per inerzia.

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photo credit: MnGyver

Al contrario in spagna il fenomeno politico c’è stato. eccezione alla regola, gli spagnoli hanno premiato chi ha governato. eppure la chiesa cattolica ha fatto campagna elettorale e culturale contro i socialisti. zapatero ha resistito, mostrando che in spagna la chiesa è minoranza. ha resistito ai colpi del terrorismo e al possibile boomerang dei suoi falliti tentativi di instaurare con l’eta una diplomazia del disarmo. ha resistito alla flessione del settore immobiliare, alla frenata dell’economia, ai contraccolpi dei 700mila stranieri regolarizzati e dell’annuncio che 250mila clandestini andranno ”rimpatriati”. ha resistito, anzi tratto forza dall’introduzione della ”educazione civile” nelle scuole e dalla libertà di memoria che ha dato agli sconfitti della guerra civile. ha fatto virtù della carenza di infrastrutture dotando il suo paese della tav, di autostrade e di energia eolica. ha dato un contratto fisso ai lavoratori precari dopo 30 mesi. insomma zapatero ha impedito, in condizioni difficili, il coagularsi del fisiologico scontento e ha invece creato consenso. non sono parenti tra loro le ultime elezioni in francia e spagna. hanno per. qualche assonanza, somiglianza, possono fungere da presagio per il 13 aprile italiano? tanto, troppo è diverso tra roma e madrid. qua un pil fermo, lì tre volte più veloce. qua un antifascismo vissuto come vestigia se non rudere, lì la fine del silenzio sul franchismo. qua la massima prudenza verso il vaticano, lì la contrapposizione aperta: è immaginabile un partito italiano che dice alla cei ”se vinciamo mettiamo i puntini sulle i sui soldi alla chiesa?” E’ soprattutto diverso il sistema politico: lì il bipartitismo è un fatto, qui qualcosa in costruzione. costruzione partita da veltroni che, per quanto affascini e intrighi quote crescenti di elettorato, non esenterà il centro sinistra che fu dal pagare lo scotto del suo governo fallito. la francia di oggi somiglia alla probabile italia tra due anni. la spagna è lontana: per vedere se il pd somiglia al psoe, l’appuntamento più vicino sono le prossime elezioni. quelle dopo il 2008.

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