Come è cambiata (in meglio) la riforma delle pensioni

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Riscatto o non riscatto? L’ultima riforma pensioni ha riacceso il dibattito sulla convenienza di recuperare la laurea ai fini pensionistici. In pratica pagare di tasca propria i contributi per gli anni passati sui banchi dell’Università, in modo da incassare la pensione in anticipo. E avere un trattamento previdenziale più dignitoso. Le novità interessano soprattutto i giovani, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1996 in poi e avranno la pensione calcolata con il regime contributivo. Tra le norme più favorevoli c’è la possibilità di pagare in dieci anni e senza interessi, il che rende l’operazione finanziariamente più appetibile (questa procedura è operativa per tutte le domande presentate dal 2008, anche da chi è nel regime retributivo o misto). Altra novità positiva è la possibilità di riscattare la laurea anche se non si ha un lavoro, pagando solo 4.560 euro per ogni anno (il 33% di 13.819 euro, minimale degli autonomi). Cercheremo di dare, grazie alle elaborazioni preparate da Progetica, società di consulenza finanziaria a previdenziale (www.progetica.it), una risposta ai dubbi più diffusi. Tutti gli importi sono in valori reali, cioè in moneta di oggi. E riguardano il regime contributivo.

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