dalla pagina delle lettere del “Mattino” di oggi
Come sarebbe stata la vita di Giuseppe Cusin se non fosse stato arrestato due anni fa per il possesso di un po’ di «fumo»? Si sarebbe ritrovato la tragica sera di domenica in quel parco all’appuntamento coi suoi carnefici? Questo si chiede nella sua dolorosa testimonianza il padre. Perché ciò che è successo a Giuseppe è una possibilità che sfiora centinaia di migliaia di giovani dediti alle «canne».
Se la vicenda umana di Giuseppe si fosse svolta in paesi più tolleranti (come in Olanda), la sua vita sarebbe trascorsa senza traumi particolari. Ma viveva in Italia e il rischio legato al possesso di quantità non elevate di droghe leggere determina sanzioni che possono sembrare esagerate se rapportate alla pericolosità sociale e alla diffusione del fenomeno.
Da noi avere in tasca pochi grammi di «fumo» è considerato un grave reato; così ha stabilito il Parlamento con in prima fila quei gruppi che annoverano tra di loro anche chi si dedica a festini a luci rosse e cocaina e chi ha dato un pass ministeriale ad uno spacciatore.
La tragica vicenda di Giuseppe meriterebbe un’approfondita riflessione su quali siano le strade per affrontare in modo positivo, con umiltà e senza prevenzioni, una questione complessa e delicata. Vedo invece che questo dramma viene usato demagogicamente solo per attizzare lo scontro politico.
R.C. Padova
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