Non molto carino ma lo condivido

Dal sito http://www.connessomagazine.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=1175
Quando ho visto che Kate Moss era stata fotografata durante un coca party, e che rischiava la carriera e che le venisse tolta la custodia dei figli, mi sono sentito angosciato.
Quando ho saputo che Paolo Calissano era stato arrestato per cessione di droga, in quanto una sua amica, ballerina di night club, era morta per overdose in casa sua, mi è mancato il terreno sotto i piedi.
Tutti che gridavano al rogo. Tutti diventati Savonarola, tutti pronti a scagliare un’evangelica pietra: e la povera Kate che vede svanire il suo lavoro socialmente utile come testimonial di prodotti di bellezza, e una fulgida carriera che poteva anche condurlo all’Oscar dissolversi per il povero Paolo.
Poi per fortuna le cose si sono ricondotte nell’alveo giusto.
Perché a me, vedete, il concetto dell’ovino da sacrificio a me non è mai piaciuto.
E quando Florence Griffith Joyner corre i 100 femminili in meno di 10 e 50, e Ben Johnson viene squalificato per doping, a me viene da chiedermi a chi abbia pestato i piedi il secondo e che appoggi abbia la prima.
O che farmacista: Lance Armstrong dichiara che non ha mai preso niente di illegale, badate.
Sta di fatto che non siamo una società che ha bisogno di giustizia (che parolone!) o di equanimità, ma ogni tanto di un capro espiatorio smaltacoscienze.

Allora, dàgli a Kate Moss: facciamo finta che sia possibile vivere nel mondo della moda e rimanere con le narici pulite, pesare 42 chili per 175 centimetri, portare la taglia 36, alzarsi all’alba, fare un tot di sfilare e servizi fotografici, presenziare ai party giusti, impiegare il resto del tempo a leccare i sederi giusti (se sei già una top: altrimenti l’apparato boccale serve ad altro). Fingiamo pure che il tutto sia possibile senza una stampella, un “rinforzino” come diceva Tognazzi. Premesso che tutto ciò NON è un lavoro, richiede comunque un surplus.
E che fa? I Beatles hanno scritto Lucy in the Sky with Diamonds grazie all’Lsd, Castaneda usava il peyote, Kesey volava sul nido del cuculo… Calissano, qualunque cosa sia (attore escluso), non può farsi due piste? Se almeno non avesse detto a cose fatte che vuole uscire dal tunnel della droga, avrebbe tutta la mia simpatia, ma con le manette ai polsi tutti sono in stato confusionale e vogliono disintossicarsi.
Dillo, accidenti: la mia sola colpa è che qualcosa è andato storto. Sono un dato statistico, lasciatemi in pace.
Ma mentre la mia preoccupazione cresceva, inversione di tendenza: ecco che spuntano nuovi contratti per la modella, una carriera rilanciata dal clamore noir della ribalta della cronaca? Chiuso con una casa cosmetica, ecco che se ne pare un’altra. Si sparli purchè si parli? Succederà lo stesso con Calissano?
Spero ardentemente di sì.
Perché Maradona è rimasto solo ed esclusivamente il più grande calciatore del mondo, tutto perdonato: fucilate ai giornalisti, gol di mano a falsare un intero campionato del Mondo, e tutte le righe dei campi di calcio cancellate per equivoco facendo imbufalire i custodi. O prendi Pantani: il campione romagnolo. Punto. Poco conta che se lo mettevi su una bici ai piedi del Kilimanjaro scalava anche quello: intanto ha vinto, dedichiamogli strade e piazze.
Mentre si apre la caccia allo spacciatore che ha venduto la dose fatale: visto con Pantani, rivisto con Calissano. E l’armaiolo che ha venduto le pallottole a Lee Harvey Oswald, lo vogliamo lasciare libero?
Secondo un sondaggio, in media nell’Unione Europea i giovani trovano lavoro grazie alle conoscenze e alle spintarelle in misura del 20%; in Italia, del 70. Ecco, quando da uno scandalo un personaggio esce distrutto e un secondo personaggio rafforzato, chiedetevi chi c’è dietro (non i cerali, certo).
Ma perché parlare di tutto quanto sopra? Catalizzatore della mia attenzione, è stata una notiziola di quelle succose, che vedi una volta sola per venti minuti su un televideo e poi stop, una dropout. Udite udite, il CIO, Comitato Olimpico Internazionale, è preoccupato.
Per il doping a Torino 2006.
Per cui, ha chiesto all’Italia, di abbassare le pene in caso di doping degli atleti. Anzi, per l’esattezza, di limitare queste ultime a sanzioni di tipo sportivo, evitando quindi rischi legali-penali agli sportivi tossici.
Non notate una leggera controtendenza? E una lieve necessità di puntellare un sistema?
Quindi, Free MOSS e CALISSANO!, cerchiamo di essere più ecumenici: in fondo, sono già duemila anni che alle brave persone preferiamo le pecorelle smarrite.

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