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L’impatto ambientale di un Pc

Uno studio dell’ONU rivela l’impatto ambientale della produzione di Pc: vengono usate 1,8 tonnellate di materiale grezzo per la costruzione di un singolo desktop.

[ZEUS News – www.zeusnews.itNews, 10-03-2004]

La notizia proviene da Tokyo, dove uno studio universitario sponsorizzato dalle Nazioni Unite ha rivelato l’entità dell’impatto ambientale di ogni singolo computer prodotto.

Le catene di montaggio, per costruire un singolo PC desktop, impiegano infatti oltre 1,8 tonnellate (già, avete letto bene) tra metalli, carburante fossile ed altri elementi.

Secondo lo studio, la costruzione di un PC standard corredato di un monitor 17″ a tubo catodico richiede almeno 240 kg di carburante fossile, 22 kg di vari elementi chimici e 1,500 kg di acqua: in termini di peso, il totale di questi materiali equivale a una piccola macchina utilitaria.

“Per diminuire l’impatto ambientale”, dice Eric Williams (ricercatore all’Università delle Nazioni Unite di Tokyo ed autore dello studio), “bisogna prolungare la vita d’uso dei computer”.

In parole povere prima di fare un aggiornamento generale dell’hardware di sistema è bene non disfarsi del vecchio PC, destinandolo agli impianti di riciclaggio (che comunque necessitano di molta energia). La scelta migliore è di venderlo oppure donarlo a chi non ne possiede uno, allungando considerevolmente la vita dell’amato calcolatore.

Lo studio mette in luce che in tal modo si riesce a risparmiare energia fino a 20 volte rispetto alla via del riciclaggio.

Questo perchè gran parte dell’energia richiesta nel processo produttivo viene utilizzata per assemblare semiconduttori e circuiti integrati, che al momento del riciclaggio restituiscono solamente piccolissime parti di materiali riutilizzabili. Eric Williams sostiene che per riciclare un singolo banco di memoria RAM da 2 MByte, del peso di 2 grammi, vengono impiegati 1,7 kg di carburante e 32 kg di acqua.

Il ricercatore, autore della pubblicazione “Computers and the environment understanding and managing their impacts” (ISBN: 1-4020-1680-8, pubblicato dalla Kluwer Academic Publishers), dichiara che la soluzione migliore è quella offerta dal mercato di seconda mano: meglio del riciclaggio, meglio dello smaltimento diretto. Solo in questa maniera è possibile ammortizzare l’impatto ambientale, controbilanciandolo con un maggiore potenziale di produttività (e longevità) di ogni singola macchina.

Per approfondire l’argomento, l’Università delle Nazioni Unite offre un sito dedicato alle tematiche ambientali legate all’informatica.

Tommaso Lombardi

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