Fatica e infezioni intracellulari

In questo piccolo studio (Griffith University) sulla sclerosi multipla (MS) e sulla sindrome da fatica cronica (CFS), si descrive una forma molto particolare di immunodeficienza nel caso della seconda patologia. Più precisamente è stata riscontrata una notevole riduzione della espressione del CD127 nelle cellule T CD8+, in particolare in quelle appartenenti al gruppo delle cellule effettrici della memoria (vedi figura 2). Ora il CD127 è il recettore della IL7; il legame fra IL7 e CD127 è uno dei processi che favorisce la citotossicità delle CD8+.

Le cellule T CD8+ sono implicate nella difesa contro le infezioni intracellulari, tanto virali che batteriche, dunque una loro depressione potrebbe essere causa di persistenza di infezioni intracellulari. Nel presente studio (vedi tabella 3) la percentuale delle CD8+ nei pazienti CFS è nella norma. In passato ci sono stati autori che hanno trovato valori nella norma (Tirelli, 1994), altri che riportarono valori ridotti (Lloyd, 1989) e altri ancora che trovarono valori elevati (Klimas, 1990). In definitiva penso che in media il livello di CD8+ (in valore assoluto e in percentuale) sia del tutto normale nella CFS, a meno che non si vada a selezionare popolazioni specifiche di pazienti. In questo studio non è il numero che è anomalo, ma l’espressione del recettore CD127 sulla superficie delle cellule T CD8+ che funzionano da cellule effettrici della memoria, ovvero le CCR7-.

Questa osservazione, se fosse confermata, fornirebbe non solo un nuovo esame per i pazienti che soddisfano i criteri diagnositici della CFS, ma anche un potenziale spunto per una cura che corregga questo tipo di immunodeficienza.

Negli anni, infezioni e riattivazioni virali (intracellulari per vocazione) e infezioni intracellulari batteriche sono state più volte chiamate in causa nella CFS (Watt, 2012), (Chia, 2010), (Nijs, 2002) sebbene l’ultima revisione della letteratura da parte dell’Institute of Medicine abbia in gran parte ridimensionato questa possibilità (IOM, 2015).

Nella malattia di Lyme con clinica CFS (Gaudino, 1997), la forma di immunodeficienza descritta nel presente studio potrebbe essere responsabile o co-resposabile della persistenza della infezione, descritta finora nel modello animale (Embers, 2012).

Vale la pena osservare che gli stessi autori hanno evidenziato il possibile collegamento di questa loro scoperta solo con la persistenza di infezioni virali, e non hanno chiamato in causa quelle batteriche; sebbene le CD8+ siano implicate anche nella difesa contro le infezioni batteriche intracellulari.

Ho citato questo lavoro perché recentemente il medesimo gruppo di lavoro ha annunciato la messa a punto di un test per la CFS, che forse potrebbe essere legato proprio a questa pubblicazione (o forse no). Per notizie in merito rimando a questa pagina, sul sito della stessa Griffith University.

 

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