Il 14 febbraio 1984 il Governo Craxi tagliava la scala mobile, un meccanismo di difesa automatica dei salari dall’aumento dei prezzi. Cominciava allora quella caduta del salario che oggi è diventata una frana verso la povertà.
Allora i dirigenti sindacali della CISL della UIL e della minoranza socialista della CGIL sostennero a spada tratta la decisione del governo spiegando che era a nostro vantaggio. Dicevano che tagliando la scala mobile ci avremmo guadagnato, perché si sarebbe creato più spazio per il salario contrattato e alla fine le paghe sarebbero stare più alte. Si è visto come è andata.
Il 10 gennaio 2014 la maggioranza del direttivo della CGIL assieme alla CISL e alla UIL ha sottoscritto con Confindustria il Testo Unico sulla Rappresentanza che:
– afferma il principio incostituzionale che solo chi firma l’accordo ha i diritti contrattuali e può presentarsi alle elezioni delle RSU;
– consente le deroghe generalizzate ai contratti nazionali, come oggi chiede Electrolux con il ricatto della delocalizzazione;
– prescrive sanzioni, anche pecuniarie, per sindacati e delegati aziendali che contrastino gli accordi decisi a maggioranza dai rappresentanti dei sindacati firmatari, anche se in deroga ai contratti e in azienda anche senza il voto dei lavoratori.
Dopo 30 anni dal decreto Craxi ancora una volta si fa un accordo che se applicato cambierà brutalmente in peggio le nostre vite e le nostre libertà. Il modello Fiat giustamente rifiutato dalla FIOM viene esteso a tutte e tutti. E ancora una volta si spiega che ci stiamo guadagnando!
Siamo davvero stanchi di sentire discorsi di vertici sindacali che difendono e giustificano sempre allo stesso modo scelte sbagliate e dannose. Avevano ragione coloro che dissero no a Craxi 30 anni fa, abbiamo ragione oggi a dire no all’incostituzionale testo unico sulla rappresentanza.
Non possiamo certo aspettare altri 30 anni perché siano chiari a tutti i terribili danni dell’accordo del 10 gennaio.
LA CGIL RITIRI LA FIRMA ORA
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