Ecco cosa succede al cittadino padovano “tutelato” dalle forze dell’ordine

dal “Mattino” di oggi

Gentile direttore, non so se lei ne sia già al corrente, ma lo scorso venerdì notte ho scoperto come all’Ospedale Sant’Antonio il weekend sia tempo di gite. Gite avventurose, attraverso l’incerto confine tra diritto e stato di polizia. Se hai bevuto e passi davanti ad una volante, finisci qui, al piano terra del Cto di Padova. Tutto giusto, sulla carta. Ma vissuto in prima persona questo tour guidato pu? costar caro, non tanto al portafoglio, quanto alla dignità. Io ci son capitato da passeggero, da spettatore, per fortuna sobrio e non pagante. Due tavolacci aspettano il malcapitato: a sinistra i Carabinieri, a destra la Polizia. Ognuno si tiene da conto i propri delinquenti. Son lì da ore, alle 3 di mattina passate, ma c’è routine e burocrazia nella macchina della legge, e sono ordini secchi quelli che scandiscono il ritmo della serata. «Soffia!» è la parola che rotola giù per il corridoio, a terrorizzare chi è ancora in attesa d’essere passato per l’etilometro. «Soffia!» la ragazza che piange, ? in cerca di lavoro, le ritirano la patente per un anno, non farà pi colloqui. «Soffia!» il giovanotto che vorrebbe chiamare qualcuno, ma gli mettono fretta: chi vuoi che ti risponda a quest’ora? «Soffia!», il disgraziato che per uno 0,1 oltre il limite si troverà con 500 euro da pagare, «una rata del mutuo». Non c’è un legale, non si vede un infermiere, la presunzione d’innocenza si applica al contrario e niente acqua se non hai la moneta per la macchinetta. Vengono in mente diversi articoli della costituzione, ma non ? questo posto per giuristi. «Qui devi soffiare, e basta! » Accertato che ci si trova di fronte ad un criminale, si passa al «Firma!». Moduli, verbali, scontrini: «Firma!» Nessuno controlla, non si sa cosa si dichiara. Leggere prima di firmare? Non c’è tempo, «Firma e veloce che c’è la fila che aspetta! » Aspetterebbero volentieri, vien da dire. Ma la fretta ? tale che non si fa in tempo a far la battuta, e tanti saluti al diritto. Si va avanti a occhiatacce, sedie sbattute e chiari avvertimenti «guarda che sei in bilico tra il penale e un sacco di casini ». L’imbarazzo della scelta. Chi è sobrio non se la passa meglio: «Chi guida la macchina dell’ubriaco fino a casa?» chiede uno che non si qualifica. Ma non vi venga in mente d’alzar la mano. «Hai fumato? Ti buchi? Mangiato paste?» chiede quello a muso duro, rivolgendosi al fratello, al padre, alla mamma del mascalzone, che le paste le compra ogni domenica da Graziati, e non capisce cosa c’entrino i cannoli con quel suo figlio affranto. Ce n’è per tutti: esser sobri non da diritto alla serenità. Prima di guidare, anche se non hai bevuto, anche se sei appena arrivato all’ospedale per aiutare l’amico in difficoltà , devi fare la trafila. Soffia nel tubo, piscia nella provetta, firma lo scontrino, puoi andare. E ti è andata bene, «perché se non passi il test, ti segnaliamo anche se non guidavi». Evviva. Ripercorri il corridoio a ritroso, pensi d’esser fuori. Ma c’è ancora spazio per un’ultima, piccola, bestialità. Lui, 28 anni, trovato con 0.9 (due birre, dice) subirà un processo penale. Avvilito, in un sussurro si lascia scappare un venetismo, una parola di troppo. Una di quelle che ti fanno buttar fuori dal grande fratello se sei un poveraccio, o che ti fanno passare per gran barzellettiere se hai le insegne di Cavaliere. «Non si permetta sa! E’ passibile d’ammenda!» ricorda uno in divisa, brandendo il manabile del codice penale. Vien voglia di fermarsi e replicare… ma siamo qui da due ore, e l’assegno morale da staccare per tornare lì dentro è troppo salato. La gita ? finita. Guardi l’orologio e son le 5 di mattina. Verrebbe da bestemmiare. Ma, vista l’ammenda, decido che per ora proprio non me lo posso permettere.

Marco Dalla Dea

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