“Il paese del maiale” non s’ha da fare – quando la censura arriva da sinistra

dal “Corriere” di oggi

CASTELNUOVO – Roberto Alperoli, sindaco di Castelnuovo Rangone in provincia di Modena (ascolta l’audio) chiede all’associazione contro le mafie di don Luigi Ciotti «Libera» di cambiare il programma della sua festa nazionale dedicata alla lotta contro tutte le mafie. E così il documentario non gradito al sindaco non sarà proiettato. Anzi, salta tutta la prima serata, dibattito compreso. Non male per un territorio amministrato dalla sinistra. La proiezione del film «Il paese del maiale» di Ruben Oliva e Matteo Scanni era prevista per il 30 giugno, come si può vedere dal programma inserito in rete fino alle ore 12.00 del 20 giugno (Guarda). La Giunta di «Terre di Castelli» (Castelnuovo Rangone Castelvetro di Modena Savignano sul Panaro Spilamberto Vignola) si riunisce, però, il giorno prima e decide di «chiedere» l’eliminazione della proiezione. Risultato? Salta la programmazione dell’iniziativa come si può notare dal programma ora in rete (Guarda). Per fortuna che nel programma del comune, il primo luglio c’è previsto un dibattito sul tema: «Quale informazione per parlare di mafia?». Anzi c’è di più. Il 4 luglio, Marco Travaglio (c’è da aspettarsi il suo punto di vista su questo cambio di programma) presenterà il libro «Se li conosci li eviti». Ma come, si fanno dibattiti per combattere la mafia e poi si censura un film che la denuncia?

IL DOCUMENTARIO – Il documentario «Il paese del maiale» fu trasmesso da Rai 3,durante una notte della calda estate del 2006 (per pochi sonnanbuli) e racconta storie di contraffazione alimentare, attraverso il cambio dei marchi di cosce suine e dell’omicidio di un socio lavoratore di una falsa cooperativa di facchinaggio, che, avendo scoperto la truffa, chiedeva denaro in cambio del suo silenzio. Tutte vicende che hanno come sfondo la rossa Emilia. Il sindaco di Castelnuovo di Rangone, Roberto Alperoli ha sostenuto che il filmato «riporta di Castelnuovo un’immagine univoca e lesiva del comune, che sembra un paesino dove vivono solo mafiosi». Ha tuonato: «Con questa scelta difendo i miei concittadini». E poi ha aggiunto: «Conosco i problemi di Castelnuovo ma bisogna parlarne in altro modo, non nei tre minuti d’intervento che mi concede quel film. Mi fa sembrare un povero idiota». Alla contestazione che anche i film con tesi scomode vanno visti, e semmai criticati (come ad esempio «Il Caimano») la risposta del sindaco è stata: «Premesso che anch’io ho applaudito “Il Caimano”, che vuole che le dica… affermate pure che io ho avuto un comportamento inammissibile. Ma questo film resta un orrore». E così il buon nome di Castelnuovo è salvo e con esso quello del sindaco e della libertà d’informazione.

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