Il fumo nei locali pubblici

Oggi ho letto questa intervista del Corriere a Lucio Dalla e non ho potuto fare a meno di scrivere indignato al giornale.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/01_Gennaio/07/fumo_dalla.shtml

Leggo con costernazione l’intervista al cantante Lucio Dalla del 7 gennaio scorso sul corriere.it dedicata al nuovo divieto di fumo nei locali pubblici. Ancora una volta si dà voce al pressapochismo ed alla superficialità, aggravati dal fatto che ad esternarli sia proprio uno stimato artista il quale, da persona "pubblica", gode senza dubbio maggiore ascendente sui cittadini di cento ministri della salute. Ritengo poco civile ed educativo, soprattutto proprio per quei giovani verso i quali Dalla dice di serbare maggiore preoccupazione, il proposito di non smettere di fumare solo perché una legge intende tutelare il diritto di chi non fuma a frequentare un locale pubblico. Dalla parla di proibizione, al pari della legge contro gli stupefacenti, dimentico del fatto che il provvedimento del ministro Sirchia si limita a vietare il fumo nei locali pubblici che non possono predisporre sale riservate. Nessuno gli chiede di smettere di fumare. "E se domani toccasse alla mortadella?" Non mi risulta che se il mio vicino di tavolo al ristorante decide di mangiarsi un panino alla mortadella i miei trigliceridi del sangue aumentino. Mentre invece se lo stesso vicino di tavolo si mette a fumare una sigaretta, il mio apparato respiratorio ne risente. Il fatto che tutti i musicisti, a dir suo, fumino non mi pare né un alibi per fumare, né tantomeno un argomento a favore del fumo nei locali pubblici. In ogni caso l’Italia è composta di famiglie, milioni di famiglie, con bambini, che devono rinunciare ad una serata fuori di casa per non finire intossicati dalle sigarette altrui. Libertà? Credo che questo sia il termine più abusato da parte di chi confonde libertà con il diritto di fare ciò che si vuole. L’accezione esatta del termine libertà in una comunità civile è bene espressa nei principi dell’ordinamento giuridico: la libertà finisce di essere tale nel momento in cui questa va a ledere i diritti altrui. Il diritto alla salute è costituzionalmente sancito ed il fumo in un locale pubblico lede manifestamente tale diritto. La libertà di noi non fumatori è quotidinamente lesa dai fumatori: quante volte dobbiamo rinunciare ad un serata tra amici perché aggrediti dal fumo? Solamente il cinema per milioni di famiglie è un’isola felice ove trascorrere serenamente una serata o una domenica pomeriggio. Non è forse questa una limitazione di libertà? La paura poi di non poter più fumare nemmeno per strada è percepibile. Limitiamo tra mille difficoltà l’uso delle automobili nelle città perché la soglia del PM10 supera i limiti di periciolosità, ma nessuno informa del fatto che in una stanza chiusa dove una sola persona fuma il livello del PM10 supera fino a 10 volte tale limite. E così l’assioma "l’automobile, sebbene necessaria, inquina, la sigaretta, quantunque inutile, è un piacere irrinunciabile" prende corpo. Purtroppo viviamo in un ordinamento democratico e tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione; dico "purtroppo" perché tanti associano i valori della democrazia con il diritto di fare ciò che si vuole. Tuttavia di fatto non è così ed un compositore di canzoni può fare sentire la propria voce mentre un lavoratore, padre di famiglia come me, non essendo pubblicamente noto, deve subire tali opinioni senza disporre della facoltà di controbattere e di difendere il diritto dei propri figli alla salute.

Complimenti al sig. Dalla, una bella lezione di inciviltà.

Dott. Massimiliano Cuneo



	

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