Un Paese raccontato dai redditi

dall’ultimo numero dell’interessante rivista Consumatori della Coop, scaricabile gratis in PDF da qui 

In Italia su 42 milioni di contribuenti solo lo 0,95% dichiara più di 100 mila euro di reddito

•  Dal 1993 al 2007 il peso degli imprenditori sul totale dei redditi Irpef pagati in Italia è sceso dal 13,2% al 5%

•  Dal 1993 al 2007 il peso dei liberi professionisti sul totale dei redditi Irpef pagati in Italia è sceso dal 7,6% al 4,2%

•  Tra le circa 400 mila persone che dichiarano più di 100 mila euro, il 20% sono lavoratori autonomi, il 5% imprenditori. Il restante 75% dipendenti e pensionati

•  Nel 2009 il reddito medio dei notai era di 402 mila euro, quello dei farmacisti 126 mila, quello degli avvocati 49 mila, quello dei dentisti 45 mila, quello di gioiellieri e orologiai 15.800, quello dei tassisti 13.600

Roma

Dopo oltre due anni che non tornavo nella Capitale, l’occasione buona per ritrovarsi con Sebastian e Ivana , che mi hanno fatto conoscere Palermo e dintorni nella mia prima volta in Sicilia di novembre 2009, è stata una gita a Roma (questa volta con i carissimi treni di Trenitalia, 92 euro in offerta con lo sconto del 30% ,2 euro in più di quanto spenderò per andare a Ibiza in luglio imbarcando la valigia!).

Le temperature erano abbastanza miti, un bel sole ci ha accolto , e la mia seconda volta in un bed & breakfast (la prima fu nel meraviglioso Bed & Breafast roserosse di Cagliari, nella zona del Castello , nel maggio dell’anno scorso) ancora una volta mi ha stupito per la qualità del servizio e per la pulizia dei locali. Un plauso a Sebastian che ha prenotato il tutto al bed & breakfast “HolidayaSanPietro” , una stanza quadrupla in zona S. Pietro , servita sia dal famigerrimo (per i furti)  bus 64 anche se io ci sono arrivato in modo ancora più comodo (e cioè seduto) utilizzando un regionale della linea per civitavecchia , che in 18 minuti da Termini mi ha portato alla stazione di S. Pietro !

Purtroppo a differenza dei miei amici il crollo fisico che mi prende nel tardo pomeriggio non mi ha fatto sconti, e così nè sabato sera (dopo un ottimo aperitivo-cena proprio fuori dalla Metro Subaugusta) né domenica sera ce l’ho fatta ad uscire dopo cena.

Inutile parlare ancora una volta (ed è il confronto con la civilissima Barcellona è a dir poco drammatico) del grado di sporcizia della città , delle automobili presenti ovunque , parcheggiate sopra i marciapiedi, a cui negli ultimi anni si è aggiunta la moda del “cane per amico”, possibilmente da portare fuori per farlo cagare sui marciapiedi, sulle strade o sulle aiuole e nei prati dove gli esseri umani è bene non si sdraino più per vedere il cielo , unica zona per ora non invasa dalle automobili.

Dopo ore di passeggiata in giro per Roma (immancabili Colosseo, Terme di Caracalla, Bocca della Verità ecc. il tutto in mezzo a centinaia di turisti spagnoli tra l’altro) , io e Peppe siamo andati a fare l’aperitivo al Fluid (alla gente di Bergamo questo nome ricorda qualcosa….;) , lounge bar molto carino vicinissimo a Corso Vittorio Emanuele ed a pochi passi da Piazza Navona ! Questo posto merita davvero , io ho assaggiato il cocktail della casa (ottimo, il Fluid appunto) ed un Perfect Manhattan, anche un po’ troppo perfect 😉

Il lunedì il ritorno a casa su un Frecciargento , tra porte che non si aprivano, bagni non funzionanti ma tutto sommato puntuale. 3 ore e 20 minuti per coprire la distanza tra Roma e Padova sono davvero poche !

La stazione c’è ma resta chiusa

dal “Mattino” di oggi

PONTE DI BRENTA. Al di qua del Brenta, nonostante sia stata «impresenziata» (senza ferrovieri) da 10 anni, la stazione Fs Padova-Ponte di Brenta è ancora aperta ma nel degrado totale. Al di là del fiume, già a Vigonza, località Busa, è pronta da un anno la nuova stazione che, però, non viene utilizzata perch? la Metropolitana di Superficie, gestita dalla Regione, è ferma su un binario morto. In mezzo ci sono centinaia di utenti, quasi tutti residenti nella zona di Padova Est, che ogni giorno devono fare i conti con il letamaio in cui si trova la stazione di Ponte di Brenta,
gestita da Rete Ferroviaria Italiana. Dove i viaggiatori devono tapparsi il naso e stare attenti a non pestare siringhe,
preservativi ed escrementi. «E un paradosso – sottolinea Marzia Cervellin, pendolare – La stazione vecchia (seconda metà ‘800, costruita dagli austriaci ndr) dovrebbe essere chiusa anche per motivi igienico- sanitari. Quella nuova resta chiusa per un motivo assurdo e rischia il degrado». (f.pad.)

C’è il mercato e puoi scegliere.

Arrivo in stazione a Padova alle 13.45 e aspetto un treno per Venezia. Il primo treno , uno dei 4 regionali rimasti (ce n’era uno ogni ora fino a 5 anni fa) tra Milano e Venezia, è alle 14.22. In mezzo un intercity e 4 , dico 4 tra Frecce di vario colore ecc. Il mio regionale è annunciato prima 15, poi 20, poi 25 minuti di ritardo, il biglietto costa 2,90 euro (sono arrivato a Venezia alla fine con un regionale Bologna-Venezia , alle 15.05, per inciso). Ci sono prezzi e servizi di mercato, posso scegliere. Posso scegliere un Frecciarossa, che mi porta a Venezia in 5 minuti in meno, e pagare 14 euro in seconda classe. No, la verità è un’altra: hanno tagliato il 50% dei treni non Frecciaqualcosa (in particolare appunto i vecchi interregionali Milano-Venezia) , e quei treni tra cui potevo scegliere non ci sono più. Sono rimasti i Bologna-Venezia (forse perchè la Regione Emilia-Romagna , a differenze di Veneto e Lombardia , i soldi per pagare i treni regionai li caccia fuori), ringraziando il cielo. I prezzi di mercato sono quasi 5 volte più cari. FANCULO ITALIA.

Devianza e ordine sociale

Io questo Giddens lo adoro.

Il prezzo pagato da una società che lascia considerevole spazio alle attività non conformiste deve essere la “devianza distruttiva” ? In cambio delle libertà individuali concesse ai cittadini , ad esempio, una società deve forse accettare alti tassi di criminalità violenta ? Certamente alcuni ritengono di sì , sostenendo che i delitti violenti sono inevitabili in uan società nela quale non vige una rigida definizione di conformità. Ma questo punto di vista non regge ad un esame accurato. In alcune società che riconoscono un’ampia gamma di libertà individuali e tollerano le attività devianti (come quella olandese)  i tassi di criminalità violenta sono bassi. Quei paesi dove, al contrario, l’ambito della libertà individuale è ristretto (come alcune società latinoamericane) , possono presentare alti livelli di violenza.

Una società tollerante verso il comportamento deviante non deve necessariamente andare incontro alla disgregazione. Questo risultato probabilmente può essere raggiunto solo se le libertà individuali sono accompagnate dalla giustizia sociale, cioè nel contesto di un ordine in cui le disuguaglianze non siano troppo ampie e lintera popolazione abbia la possibilità di condurre una vita piena e soddisfacente. Se la libertà non è bilanciata dall’uguaglianza e se molti considerano irrealizzata la propria vita, il comportamento deviante ha molte probabilità di orientarsi verso scopi socialmente distruttivi”.

E Matteoli (AN) disse:” chiederemo una deroga all’UE”…

Il ministro Matteoli (Alleanza Nazionale) , responsabile dei trasporti, dichiara pubblicamente che chiederà una deroga al regolamento CE 1371/2007 adottato di recente dal Governo Italiano per consentire l’indennizzo per i viaggiatori che hanno subito disagi per le condizioni meteo.

Che pena sentire tante sciocchezze.  Nulla vieta alle imprese ferroviarie di risarcire fattispecie più estese di quelle minime stabilite dal regolamento. E infatti, parlando di ritardi che danno origine al rimborso, la direttiva stabilisce “I risarcimenti minimi in caso di ritardo sono fissati come segue: a) il 25 % del prezzo del biglietto in caso di ritardo compreso tra 60 e 119 minuti; b) il 50 % del prezzo del biglietto in caso di ritardo pari o superiore a 120 minuti. I passeggeri titolari di un titolo di viaggio o di un abbonamento che siano costretti a subire un susseguirsi di ritardi o soppressioni di servizio durante il periodo di validità dello stesso possono richiedere un indennizzo adeguato secondo le modalità di indennizzo delle imprese ferroviarie. Tali modalità enunciano i criteri per la determinazione dei ritardi e il calcolo dell’indennizzo“.

Trenitalia si è adeguata agli standard minimi previsti dalla Direttiva, un film visto già altre volte. Ma non si attribuiscano all’Unione Europea colpe che non ha. In Spagna la RENFE indennizza per i ritardi dei treni AVE (equivalenti dei nostri Eurostar con materiale ETR, mi si perdoni se mi rifiuto di chiamare Frecciabianca i treni Intercity con i sedili nuovi e con una nuova colorazione , e prezzi aumentati del 30% rispetto a quando si chiamavano Intercity!) il 50% del biglietto per ritardi contenuti tra i 16 ed i 30 minuti, e del 100% per ritardi superiori a 30 minuti. Giusto per parlare di Europa.

E intanto l’Unione Consumatori si prepara ad una class action, con un sito dove si possono segnalare i propri casi di ritardi. Sulla Milano-Venezia, dove gli intercity sono stati ricolorati , cambiati i sedili interni e i prezzi aumentato del 30% per classificarli come Eurostar City, con gli stessi tempi di percorrenza che avevano gli Intercity 15 anni fa, ritardi compresi tra i 20 e i 40 minuti sono ormai la normalità . E non danno diritto ad alcun rimborso.

Gli alibi della sinistra

La storia degli ultimi vent’anni è stata fatta dalla destra, ma ha dato ragione alla sinistra. Con un briciolo di onestà intellettuale, gli ideologi della destra neoliberista oggi dovrebbero scriere un biglietto di scuse al mondo e suicidarsi, o almeno ritirarsi in un convento. Non ne hanno azzeccata una. La crisi economica e quella ambientale, il fallimento militare in Iraq e Afghanistan , gli sconquassi della globalizzazione selvaggia e il tramonto definitivo dell’idea di un mondo governato unilateralmente dalla potenza americana, tutti questi fatto hanno sgomberato il campo una volta per tutte dalle cianfrusaglie teoriche dei necoconservatori. quelli per cui la storia era finita con il trionfo planetario del liberismo. Avevano ragione su tutta la linea i movimenti della sinistra, il pacifismo , l’ambientalismo , i no global. Ora, la domanda da un milione di dollari sulla quale si arrovellano le migliori menti del riformismo è la seguente: se la destra ha avuto torto e la sinistra ragione, perchè nella crisi i partiti di sinistra perdono consensi ? Ma la risposta è banale: perchè la sinistra in questi vent’anni non ha mai fatto la sinistra. Ha imitato la destra. Si è proposta di fare lo stesso lavoro del liberismo, ma in maniera piu’ gentile e moderata , promettendo di applicare le ricette conservatrici con un grado inferiore di conflitto sociale. [..] Ha esaltato la globalizzazioen senza regole, come prova della propria “modernità”, smantellato altri pezzi di welfare, appoggiato le missioni di guerra, devastato l’ambiente, sia pure con maggior discrezione. Ma soprattutto, ed è il dato più grave, le sinistre al governo non si sono mai opposte in concreto ad una distribuzione del reddito dal basso verso l’alto, all’impoverimento dei ceti popolari, alla perdita progressiva dei diritti e di potere d’acquisto dei lavoratori .

(dal bellissimo libro di Curzio Maltese, “La bolla- la pericolosa fine del sogno berlusconiano” che sto leggendo in queste settimane).

Siamo primi !

Siamo primi !
L’ Italia, con 4.739  morti nel 2008, è prima in Europa per vittime degli incidenti stradali. Lo affermano i dati del Consiglio europeo per la sicurezza nei trasporti (Etsc). Al secondo posto del triste primato la Germania, che ha  contato 4.467 vittime. Ma il nostro paese supera di molto la Germania per
numero di morti in proporzione alla popolazione: 79 contro 54. Il terzo paese europeo è la Francia.

Infine, in Italia perde ancora quota il traffico su rotaia, sceso al 9,9% contro il 62% del traffico su camion. I dettagli sul sito ferrovie.it

Mestre, se un’opera riesce a peggiorare le cose

da “Repubblica” di oggi

Cinque ore per fare trenta chilometri, esplode la rabbia degli automobilisti: “Maledetti è peggio di prima”. Questo in sintesi il primo test del famoso passante di Mestre, un’opera folle che non ha tenuto conto dei più basilari concetti di viabilità moderna: quelli legati allo studio, complicatissimo, dei flussi di traffico.

In nessun angolo del mondo infatti ormai si costruiscono più strade senza i cosiddetti studi di ‘fattibilità stradale’, approfondite analisi statistiche su come una nuova opera andrà a modificare tutta la viabilità della zona. Si ricorre alla matematica quantistica, alle università di statistica, ci si tuffa in sostanza in un mondo dove due più due non fa più quattro, ma sette, otto, e chissà cos’altro. Così quando presi dalla rabbia gli automobilisti dicono “E’ peggio di prima”, non solo hanno ragione, ma senza saperlo divulgano una profonda verità scientifica: il passante di Mestre ha peggiorato la situazione.

Possibile? Possibile che si sia speso un miliardo di euro per fare danni? Purtroppo sì, perché questa superstrada è la principale responsabile della creazione di un gigantesco imbuto a Quarto d’Altino, quando le corsie passano da tre a due.

“Imbuto”, proprio il principale problema che tutti gli esperti di traffico americano cercano sempre di evitare. E per capire quanto sia lontana la nostra politica dei trasporti da quella – la più evoluta al mondo – degli Usa, basta leggere le dichiarazioni del governatore della regione Galan e del commissario per il Passante Silvano Vernizzi che invece di cercare di cancellare l’imbuto, cercano a loro insaputa – di fatto – di peggiorare ancora di più la situazione: “Non è il passante che non ha funzionato – spiega il commissario con il pieno appoggio politico del presidente della regione – la questione è la terza corsia da Quarto d’Altino a San Donà del Piave”.
L’idea è quella aumentare il tratto a tre corsie, ma così si sposterà solo l’imbuto, aumentando paradossalmente il traffico nel tratto a tre corsie perché una cosa è certa infatti: non si può trasformare tutta la viabilità a tre corsie visto che all’uscita dell’autostrada la viabilità torna a una corsia sulle statali.

La “buona politica del traffico” vorrebbe invece che si annullassero il più possibile le differenze di velocità fra le strade. In sostanza, così come si lavora per aumentare la velocità di percorrenza su alcuni tratti, così si deve lavorare per diminuire la velocità su altri percorsi. Il problema infatti non è costituito – come erroneamente pensano Galan e soci – da sezioni autostradali lente, ma dalla convivenza di arterie velocissime e ad alta capacità con altre strozzate. E’ per questo che negli Usa tutte le autostrade hanno il limite di 90 orari: fin dagli anni Settanta lì hanno capito che rendere simili le velocità di spostamento fra autostrade e strade statali era l’unico modo per evitare, o meglio, rendere meno pericolosi gli imbuti. Già perché gli imbuti non si possono eliminare del tutto, è ovvio, ma si possono rendere meno pericolosi abbassando la velocità di ingresso e aumentando quella di uscita. Proprio l’opposto di quello che fa il passante di Mestre.

Il punto ora è semplice: cosa fare? Prendere questa specie di mostro (sembra il rettilineo di Monza che finisce di colpo della curva delle piscine di Montecarlo) e farlo oggetto di approfonditi studi di viabilità per cercare di rendere più fluido il passaggio da tre a due corsie, magari con interventi che già 5 o 6 km prima dell’imbuto aiutino le auto a disporsi su due file.
Non solo: ieri mentre il passante di Mestre era paralizzato, paradossalmente la vecchia tangenziale di Mestre era deserta. E sui pannelli luminosi dell’autostrada invece di apparire annunci che spiegavano la situazione c’era scritte folli come “consultate il sito della società autostrade” o “Un incidente su due è dovuto alla distrazione”. Se ci scrivevano un insulto agli automobilisti di passaggio avrebbero fatto più bella figura…