Falce e carrello: la recensione

E così, dopo soli cinque mesi, sono riuscito a finire di leggere un libro di appena 188 pagine che parla di come la Coop, con la complicità interessata di molte amministrazioni comunali (e non solo) in Liguria, Toscana ed Emilia-Romagna, abbia impedito l’apertura di negozi Esselunga in queste regioni. E nelle regioni dove Esselunga non c’è, gli stessi prodotti costano più che nelle altre regioni dove c’è più concorrenza.
Documenti e originali di articoli di quotidiani alla mano, come quello della Gazzetta di Modena dove si mostra come Coop pur di non lasciare un piccolo appezzamento di terreno ad Esselunga per aprire un punto vendita, abbia pagato 23 miliardi di lire una zona che ne valeva 5.
Nel momento in cui le cooperative fanno business speculativo anzichè fare quello che dovrebbe fare una cooperativa, si pone davvero il problema di perchè debbano avere dei privilegi particolari. Senza contare il fatto che i Comuni e altri organi statali non dovrebbero interferire nella cessione delle aree commerciali.

Non ho una passone per il signor Caprotti. Non mi è piaciuto più di qualche punto del suo pensiero. Non parliamo poi di quello che è accaduto – violazione dei diritti della persona – nel punto vendita Esselunga di Milano..
Mi ero già accorto che il modo di pensare – questo sì, molto liberale all’italiana – di questo signore non mi piaceva per il fatto di non aver mai citato l’importanza del personale, dei dipendenti, in alcuna parte del libro.
Ha citato invece un sacco di volte la redditività per metro quadro. Dei dipendenti ha parlato solo quando – negli anni 70 e 80 – i sindacati hanno organizzato scioperi e rallentato l’attività dei punti vendita.
Una visione del personale – visti unicamente come costo e non anche come risorsa- attualissima quando vecchia e retrograda.
E d’altra parte una frase come quella che nella prefazione dice Geminello Alvi: ” Tasse e corporazioni: i due mali ricorrenti che non c’è bisogno di essere storici economici per riconoscere anche in questa Italia. Basta essere uomini liberi per sentire come nel presente riviva troppa di quella ipocrisia che già in passato ha rovinato tutto, e generato umiliazioni, povertà e male morale. Anzitutto quella doppiezza per cui si predicano liberalizzazioni ma appunto riguardano sempre gli altri . Mai che neppure si riparli di liberalizzare le mutue e smontare l’INPS , eppure ci sono in Italia 15 milioni di pensionati e solo cinquantamila tassisti .” non mi trova d’accordo.

Senza nulla togliere all’importanza di questo testo che dovrebbe far riflettere e far cambiare la sinistra italiana, Caprotti non è il mio idolo.

Caro signor Alvi, ringraziando IL CIELO abbiamo abolito le mutue negli anni ’70 creando una assistenza sanitaria e previdenziale per tutti senza differenza di reddito, ci fa paura le pensione integrativa fatta da grandi società bancarie e assicuratrici che quando non falliscono fanno ricadere sui lavoratori “i fallimenti del mercato”, mentre in Italia abbiamo i taxi più cari d’Europa. Caro signore, voi siete – con Berlusconi e AN – i difensori dei taxisti italiani , siete quelli che vorrebbero privatizzare le cose che funzionano e che altri paesi come gli USA non hanno e ci invidiano. Siete imprenditori e il vostro obiettivo è fare soldi. Ma parlare di povertà morale, è altra cosa.

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