Quando la trasparenza ed il diritto di parola ed espressione sono vietati dal contratto di lavoro.

“Oggi intendo rompere quel silenzio cui si è condannati quasi contrattualmente da regolamenti di servizio che impongono e mitizzano l’obbedire tacendo, perché le parole pronunciate dal Segretario nazionale del Sap all’esito della pronuncia di assoluzione non restino consegnate anch’esse al fenomeno di cui sopra” dice un poliziotto bolognese a proposito delle dichiarazioni del sindacato di destra Sap sulla assoluzione di tutti gli imputati per la morte di Stefano Cucchi. (sì, la destra, quella della difesa dell’embrione e dell’abuso di potere sui vivi).
Uno dei perni della mancanza di democrazia nel nostro paese è costituito da codici di comportamento , regolamenti e contratti di lavoro che vietano al dipendente di un ente , che sia pubblico o privato, il diritto di parola e di espressione sui mezzi di comunicazione sotto minaccia di provvedimento disciplinare e del licenziamento, come è avvenuto per i due autisti di TPL Roma Ilario e Valentino ,rei di aver spiegato ai microfoni di Presa Diretta come viene “amministrata” la società a capitale pubblico del trasporto romano. Ma casi simili in Italia ce ne sono a migliaia.

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