I reati dei colletti bianchi

L’espressione “reati dei colletti bianchi” fu introdotta da Edwin Sutherland (1949) e si riferisce alle azioni delittuose commesse da coloro che appartengono ai settori più benestanti della società. La definizione copre molti tipi di attività criminose, comprese le frodi fiscali, le pratiche illegali di vendita, le truffe assicurative e immobiliari, le appropriazioni indebite, la produzione e la commercializzazione di merci pericolose e l’inquinamento ambientale illecito, oltre al semplice furto . [..] Gli sforzi fatti per scoprire i reati dei colletti bianchi sono generalmente abbastanza limitati, e soltanto in rare occasioni coloro che vengono colti in fallo finiscono in prigione . Un esempio lampante del diverso trattamento giudiziario riservato a questi reati rispetto a quelli “ortodossi” ci è dato da un caso avvenuto negli Stati Uniti. Un socio di una società d’intermediazione con sede a New York fu riconosciuto colpevole di speculazione illegale attraverso alcune banche svizzere per una somma pari a venti milioni di dollari. Ottenne la sospensione dell apena detentiva e fu condannato a pagare una multa di trentamila dollari . Quello stesso giorno comparve davanti al medesimo giudice un fattorino nero disoccupato che aveva rubato un televisore del valore di cento dolari e che per questo fu condannato ad un anno di carcere [Napes 1970].

(dal libro “Sociologia” di Anthony Giddens, ed. 2003 non più in vendita – la versione in vendita che ho acquistato la settimana scorsa , “Fondamenti di sociologia”, di 1/4 delle pagine di questo, è di difficile lettura perchè troppo concentrata).

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