In carcere un ragazzo rischia di peggiorare

dalla rubrica “Lettere dal carcere ” del Mattino di oggi

Quando gli studenti ci hanno chiesto come abbiamo vissuto il primo impatto con il carcere,ho risposto che mi ricordo bene il mio primo arresto, era il 1987,avevo una pistola, trovata diverso tempo prima sull’argine del fiume, vicino a casa,dove sono nato. Sono stato portato in carcere,mi hanno fatto fare un mese di isolamento, poi mi hanno messoin sezione assieme ad altri detenuti, e la maggiorparte di loro aveva già fatto diversi anni di carcere, per diversi arresti. Il carcere per tanti di questi detenuti era causato dall’ aver deciso di vivere in una certa maniera, facendo il ladro o il rapinatore di banche. Quando è arrivato il giorno che mi hanno scarcerato, in tasca avevo tutti gli indirizzi di queste persone, che del crimine avevano fatto una scelta di vita. Anche a causa di quelle conoscenze dopo diversi anni, nel1994, sonostato riarrestato e da allora sono ancora detenuto. Quasi sicuramente se al mio primo arresto mi avessero dato una punizione diversa dalla detenzione, come ad esempio svolgere dei lavori socialmente utili, non sarei qui a raccontare questa mia esperienza da detenuto. E sicuramente non avrei conosciuto quelle persone, che mi hanno insegnato a commettere reati per i quali sto scontando l’ergastolo. In Italia avere una condanna all’ergastolo vuol dire davvero fine pena mai, nonc’è limite, sei un morto vivente dentro al carcere, non avrai mai la possibilità di farti una famiglia, di avere una donna accanto, di avere dei figli, niente di tutto questo, rimani solamente un numero, perché non c’è una data di scadenza nel tuo fine pena, anchese tu sei davvero cambiato.

AngeloM.

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