Sono riuscito – grazie ai vari viaggi in treno che mi danno tempo libero per riposare e per leggere – a terminare in soli quattro mesi questo libro di poco piu’ di 300 pagine scritto dal magistrato antimafia Raffaele Cantone. Già in passato vi ho citato un passo che quasi sembrava raccontare un momento importante della mia vita – quello del concorso di categoria D. Ora che ho terminato questo libro posso confermarvi che è semplicemente appassionante, bello, e insegna un sacco di cose.
Mi sono segnato i passi più interessanti per poterli condividere con voi , ma davvero sono tanti; da una descrizione semplice di come funziona il Csm, il Consiglio Superiore della Magistratura, con tutte le varie correnti, al rapporto con la sua famiglia ed i figli – lui che ha vissuto per anni sotto scorta per le minacce alla sua vita , ai racconti di tante e tante indagini. al ruolo che hanno avuto due leggi approvate dal governo Berlusconi (la ex Cirielli e la legge “del giusto processo”) nel dare una mano ai camorristi per fare in modo che i pentiti e i collaboratori di giustizia ritrattassero le loro accuse , alle soddisfazioni per i risultati ottenuti e altrettante volte lo sconforto per il lavoro reso inutile dai tempi troppo lunghi delle indagini.Nel libro si parla anche di Roberto Saviano – che ha spinto l’autore a scrivere questo libro e pure delle infiltrazioni della camorra a Parma , proprio mentre poche settimane fa si è consumato uno scontro tra l’autore del libro Gomorra (che non ho letto) ed il prefetto di Parma.
Un libro quindi scritto alcuni mesi fa ma che è e sempre sarà di attualità perchè racconta il mondo che ci circonda, nel bene e nel male, e dà anche un sacco di messaggi positivi , scritto da una persona che rischia la vita tutti i giorni e che non è un eroe ma si sente una persona qualunque (non è vero, in realtà, perché io non riuscirei mai a fare quello che fa lui).
Non posso citare per ovvi motivi di coyright tutte le parti del libro che vorrei condividere con voi (e questo per consigliarvi di acquistarlo e leggerlo) , ma ne cito alcune: “Il campo che mi incuriosiva di più era quello dei processi per bancarotta. Guardavo con una sorta di sinistra fascinazione come quello che doveva apparire l’inevitabile disastro di un’azienda nascondesse a volte vere e proprie truffe e come spesso il fallimento fosse un modo per acquisre denaro e merci da reinvestire subito in altre attività imprenditoriali. Con sconcertante frequenza, poi, dietro tutto ciò era possibile intravedere l’interess delle criminalità organizzata , pronta a sfruttare anche queste occasioni per arricchirsi ulteriormente”. [..] Nel libro si racconta anche come la camorra utilizzasse ogni mezzo, come quotidiani e tv locali di persone conniventi per screditare la sua persona, parlando di presunti scandali (mi viene in mente l’opera quotidiana del “Giornale” di Berlusconi ) che avrebbe riguardato la persona di questo magistrato, e addirittura un parlamentare di AN che sulla base di questi articoli aveva chiesto addirittura un’interrogazione parlamentare. Il tutto falso, ma utilissimo per evitare che eventuali collaboratori di giustizia potessero fare affidamento su quel magistrato della Direzione distrettuale antimafia (pgg. 104 e seguenti) (“La calunnia è un venticello che passa, ma qualcosa lascia” – dice un detto popolare.[…] Perchè si può distruggere un uomo, annientarlo, senza nemmeno torcergli un capello, E paradossalmente è molto difficile che ciò accada quando si uccide veramente . Credo sia questa la ragione perchè anche ne momenti di maggior pericolo per la mia vita non mi sono mai sentito così in affanno , così impotente, così annichilito come in quei giorni”).
Nel libro, un libro scritto prima delle gravi limitazioni all’uso delle intercettazioni come strumento di indagine effettuate dall’attuale governo Berlusconi (ha poco da dire Fini che sempre vuole smarcarsi dall’amico alleato di cui vota compatto tutte le leggi , che per i reati di mafia si potranno fare le intercettazioni – come si fa a stabilire prima di effettuare l’intercettazione se il reato in oggetto è di tipo mafioso o meno ? o che la persona da intercettare sia un insospettabile o un mafioso ?) , l’autore non si stanca mai di ripetere l’importanza strategica , fondamentale, delle intercettazioni per la soluzine di innumerevoli reati (“Per catturare il boss Fabbrocino erano state addirittura sottoposte a intercettazione numerose cabine telefoniche sull’autostrada, perché per contattarlo le cambiavano ogni volta in modo imprevedibile e casuale.”, pg. 139).
Un libro che parla di un magistrato che prima di tutto è un uomo, con poche certezze e molti dubbi, soprattutto nel ruolo di pm che può pronunciare una sentenza di condanna (“Il terzo killer era invece l’imputato più gravemente incriminato ed è stato anche il primo in assoluto per il quale io abbia chiesto l’ergastolo. Quando, alla fine della mia prima requisitoria , pronunciai quella parola che pure in seguito non sarebbe mai uscita dalle mie labbra con leggerezza, mi tremò la voce “, pg. 149).
Dopo aver visto i reati perpetrati dai poliziotti (tutti di Napoli, tra l’altro) del G8 di Genova , non mi sono stupito di leggere cose tipo “Malgrado [..] avessi già avuto a che fare con comportamenti illeciti anche gravi da parte di appartenenti alle forze dell’ordine , queste connivenze e complicità con la camorra mi sconcertarono non poco . Facevo fatica a credere che un uomo che ha scelto di vestire la divisa potesse svenderla in tal modo, e ancora oaggi mi sembra impossibile considerarla alla stregua di una comune corruzione e non piuttosto di una storia di intelligenza con il nemico.”, pg. 156. “La riforma del giusto processo – votata quasi all’unanimità – e salutata da tutti come un’importante conquista di un principio di civiltà. non c’è dubbio che lo sia. Ma quali effetti potesse avere in una terra di mafia dove i principi di civiltà sono annullati dall’altra parte , era purtroppo facilmente prevedibile. [..] Quante volte in n processo i testi hanno finito per negare tutto quel che avevano dichiarato in precedenza e quante volte questo ha poi portato all’assoluzione dei presunti colpevoli ? La camorra sapeva che bastava intimidire i testimoni, e lo faeva ogni volta che poteva. Un imprenditore di quelle zone mi disse:” sino a oggi, chi rendeva dichiarazioni alla polizia, poteva dire ai camorristi che era stato minacciato o comunque intimidito dalle forze dell’ordine. Poi, in dibattimento, poteva anche negare, tanto sapeva che non sarebbe servito a invalidare le sue precedenti dichiarazioni. E questo bastava per metterlo al riparo. Invece adesso i camorristi sanno che basta farci ritrattare in dibattimento per averla vinta”. Possibile che nessun parlamentare ci abbia mai pensato ?
Ci sono ancora una decina di passi che davvero vorrei citare perché ancora tanto importanti a mio parere quanto quelli che vi ho scritto, ma non vorrei davvero citare troppi pezzi del libro – è vietato, come sapete. Se avrò trasmesso in voi la curiosità e l’accrescimento etico e culturale che a me questo libro ha dato, sarò riuscito nel mio scopo. Buona lettura.