La guerra preventiva e gli effetti collaterali

 la zona di guerra vista da Google Earth

editoriale di Gianni Cipriani , numero di oggi de "Il Padova"

La tragedia del Libano ha molti perché. Ma forse l'offensiva scatenata da Olmert dopo il rapimento dei soldati israeliani può essere chiamata in un solo modo: guerra preventiva.Proprio così. Dal momento che la “rappresaglia” o la reazione israeliana è stata poco più che un pretesto per dare legittimità internazionale ad una operazione militare che il governo di Tel Aviv aveva già intenzione di fare: smantellare la struttura politico-militare sciita che sempre di più rappresentava una minaccia per la sicurezza lungo i confini nord e – in prospettiva – avrebbe potuto diventare la testa di ponte di spregiudicate iniziative iraniane. Del resto sia il Mossad che molti servizi di intelligence europei avevano da tempo segnalato le intenzioni di Teheran (e della Siria) di rafforzare gli sciiti libanesi di Hezbollah e prepararsi ad un conflitto di lunga durata con Israele, ossia uno stato che nessuno avrebbe mai dovuto riconoscere.Vero o solamente verosimile che fosse questo scenario, ciò è esattamente quello di cui si è convinta l'intelligence israeliana e, di conseguenza, il governo. Da qui la scelta di scatenare la guerra preventiva contro il Libano, per distruggerne non solo gli eventuali arsenali militari e disarticolare le milizie, ma soprattutto per colpire tutte le infrastrutture strategiche e civili, come strade, aeroportie ponti, per mettere il paese in ginocchio e in condizioni di non nuocere a lungo.Con ragionevolezza e senso della realtà il ministro D'Alema ha parlato di reazione “s p r o p o s i t at a ”. Ma in realtà (D'Alema lo sa, ma in diplomazia non si può dire tutto) non si tratta di un'operazione militare. Ma di una guerra preventiva, fosse anche guerra-lampo (ma non sarà così breve). Ecco allora, al di là dei generici appelli alla pace e alla ragionevolezza, l'idea molto penetrante di lavorareda subito perché si arrivi ad un “corridoio umanitario”tra Cipro e il Libano attraverso il quale poter aiutare lapopolazione civile ostaggio dei bombardamenti e già stremata. Una popolazione civile che sta pagando un prezzo altissimo: ed è sconsolante vedere come i bambini libanesi uccisi già non facciano notizia, ma vengano catalogati cinicamente come i nuovi “effetti collaterali” diun conflitto giusto. C'è molto poco di giusto per chimuore innocente. Soprattutto se è un bambino.

Un commento su “La guerra preventiva e gli effetti collaterali”

  1. Certo che le cerchi per benino queste notizie 😉
    Mi par di capire che l’uccisione degli 8 soldati israeliani e la “confisca” dei 2 in territorio israeliano non valgano come atto di guerra…
    Ma almeno i bambini israeliani morti contano? O sono meno bambini e meno innocenti di quelli libanesi o palestinesi?

    http://www.jnewswire.com/article/989

    Basta così, altrimenti ti riempio tutto il blog 🙂 però voglio consigliarti di leggere un articolo tradotto e pubblicato nel Corsera, magari se ti va commentalo pure

    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/07_Luglio/20/bernardlevy.shtml

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