Mentre in Camera di Commercio a Padova di concorsi interni negli ultimi 3 anni non se ne sono fatti e ora non se ne possono fare per una discutibile sentenza del Consiglio di Stato, che dice che fare un concorso interno per avanzare di categoria è come assumere una nuova persona, vediamo cosa ha fatto Storace (uomo di AN, il partito del rigore) in Regione Lazio. (tratto da google).
Todos caballeros: una storia indecente
E’ la cosiddetta “perequazione”, con la quale Storace ha permesso a decine di “finti” dirigenti, senza laurea e senza titoli, di ricoprire incarichi dirigenziali per poi “rottamarli” (pensionamenti di favore o estromissioni concordate) con un costo aggiuntivo di soldi pubblici. Vediamo i fatti. La Giunta Badaloni aveva previsto che tale perequazione, da realizzare in obbedienza alla legge regionale n.15/88, potesse riguardare 70/100 unità. Invece Storace ha ampliato, a tal punto e contro la legge, le maglie di selezione che si è giunti a 480 unità. Ma quanto costa alla comunità tutto questo? Ai dirigenti “perequati” è stato riconosciuto da subito, oltre allo stato giuridico di dirigente anche quello economico pari a 36.151,98 € di stipendio base con l’aggiunta di un’indennità minima di posizione, pari a 8.779,76 €, una retribuzione totale di 44.931,74 €. Ma siccome non c’erano funzioni da dirigente nella pianta organica della Regione, quei soldi li prendono per continuare a svolgere le stesse funzioni di funzionari direttivi – VII o VIII qualifica funzionale – che svolgevano con uno stipendio più basso in media di almeno 10.730 € all’anno.
Questo fatto è andato incontro alle contestazioni della Procura Regionale della Corte dei Conti. In buona sostanza, la Procura Regionale della Corte dei Conti sembra sollevare una questione semplice: non si può pagare con soldi pubblici, qualcuno per un lavoro che non fa e per delle responsabilità che non ha. Quantificandolo solo fino alla fine dell’anno 2002, si è prodotto un danno erariale pari a 3.026.000 € del quale dovranno rispondere, se condannati, l’Assessore al Personale dell’epoca e i dirigenti che hanno firmato gli atti.
Per l’accesso alla dirigenza tutte le leggi regionali vigenti prevedono come pre-requisito il possesso del diploma di laurea, così è anche per le leggi nazionali, e questo è un principio più volte presente nelle sentenze della Corte Costituzionale. Alla Regione Lazio, la regione del buon cuore di Storace, invece no. Soprattutto se si tratta di amici. Così il capo della segreteria del Presidente della Giunta regionale, con il diploma di “applicato servizi amministrativi”, inferiore alla durata quinquennale immediatamente successiva alla scuola media inferiore, è potuto essere re-inquadrato alla dirigenza per poi assumere l’incarico di Segretario dell’attuale Giunta, con una retribuzione superiore ai 110.000 € l’anno. Ma non basta. Siccome, come si diceva, alla Regione Lazio non ci sono i posti in organico, nell’agosto del 2002 si “rottamano” molti dirigenti, appena nominati, in base al noto principio del “prendi i soldi e scappa”. Costo dell’operazione 9,9 milioni di euro.
In 4 anni, il costo totale dei dirigenti passa da 17 milioni di euro a 40 milioni di euro, 23 milioni di euro in più, senza che sia intervenuto un contratto a incrementare gli stipendi. Niente male per un presidente populista che si proclama difensore dei meno abbienti.
Per capirci meglio in Consiglio regionale, prima della perequazione e di varie leggi approvate da Storace, c’erano:
2 Direttori di dipartimento (ciascuno circa 135.000 euro all’anno).
Oggi abbiamo:
1 Segretario generale (poco meno di 200.000 euro annui)
7 Dirigenti di servizio (circa 180.000 euro ciascuno),
1 posizione individuale (circa 150.000 euro annui).
In Giunta, prima c’erano:
13 Direttori di Dipartimento (135.000 euro annui ciascuno).
Oggi sono:
1 Segretario Generale (poco meno di 200.000 euro annui),
4 Direttori di Dipartimento (poco meno di 200.000 euro annui per ciascuno);
21 Direttori regionali (circa 180.000 euro ciascuno).
Ma quel che è più grave 165 persone, che hanno fatto un corso/concorso, di grande qualità presso le tre Università di Roma, costato ingenti risorse pubbliche, non potranno mai essere inserite nelle strutture dirigenti perché i posti sono stati ingiustamente occupati dai caballeros.
Come sovrappiù, si tratta delle uniche persone preparate e competenti a svolgere i compiti della Regione, il che significa un danno ulteriore alla gestione della macchina regionale.