Invece di tagli alle tasse favori a chi ha redditi alti e tagli ai Comuni
di Paolo Giaretta
I l Presidente del Consiglio per la terza campagna elettorale consecutiva ci promette che ridurrà le tasse (dopo la campagna elettorale, in questo caso nel 2005). Nel frattempo la pressione fiscale é aumentata l’anno scorso (dati ufficiali Istat) dello 0,9 a cui vanno aggiuntigli aumenti della fiscalità locale. Apprendiamo dalla stampa però che ci sono anche persone fortunate. Ad esempio l’on. Zanettin di Forza Italia risulta il più «povero» dei parlamentari con un reddito di poco superiore a 6.000 euro. Spiega l’on. Zanettin che questo é accaduto perché ha utilizzato la legge Tremonti bis per acquistare il proprio studio professionale, ottenendo una deduzione del proprio reddito per oltre 235.000 euro. Naturalmente il nostro paese non ha avuto alcun vantaggio in termini di produttività e di competitività dal fatto che l’on. Zanettin, e con lui molti altri, invece di stare in affitto stanno in proprietà, né dal fatto che molti altri si siano comprati la berlina di lusso (ha festeggiato però la Bmw).
E’ solo colpa di una legge che lasciando varchi troppo larghi ha finanziato spese che non sono produttive: così il pensionato di Vicenza, magari elettore di Forza Italia, avrà avuto la soddisfazione di aver contribuito con la propria Irpef all’acquisto dello studio dell’on. Zanettin a prezzo scontato. In compenso con il condono il gruppo Mediaset in due anni ha risparmiato 130 milioni di imposte, a riprova che il conflitto di interesse non é una invenzione. Si sono trovati i soldi per fare queste cose, ma dai giornali apprendiamo, ad esempio, che i tagli del Ministro Tremonti ai fondi per le regioni stanno creando conseguenze pesantissime per i settori produttivi: il direttore di Confartigianato veneto dice ((qui é tutto fermo», il Presidente delle Piccole imprese afferma: «la strada imboccata dal Governo é contro ogni logica di sviluppo». I sindaci veneti di ogni colore sono venuti l’altro giorno a Roma per manifestare ai parlamentari lo stato di sofferenza dei Comuni: tagli tra il 5 ed il 10% dei trasferimenti, ma con punte per oltre 100 comuni che superano il 15%. E’ bloccato il Fondo Sociale, che trasferisce alle regioni la maggior parte delle somme necessarie a far funzionare il welfare locale. L’Unione Europea avverte l’Italia che si sta sfondando il tetto del 3% sul deficit. Berlusconi pensa di cavarsela con qualche battuta volgare, convincerà forse qualche elettore di bocca buona, non certamente i mercati finanziari che delle battute se ne fanno un baffo.
In questo quadro si promette per l’ennesima volta una riduzione delle tasse. Noi siamo favorevoli ad una ragionevole riduzione delle tasse, purché sia credibile ed equa. Quella promessa di Berlusconi non ha queste caratteristiche e vediamo il perché. Tutto si può fare, l’importante é capire chi paga. La riduzione delle aliquote al 23% per i redditi fino a 200 milioni delle vecchie lire e del 33% per i redditi superiori costerebbe, secondo le stime del Governo, tra i 23 e i 26 miliardi di euro. Per diversi istituti di ricerca il costo sarebbe superiore, ma prendendo per buona la stima del governo occorre trovare nel bilancio dello stato (ogni anno, e quindi non valgono le una tantum del Ministro del Tesoro) una cifra attorno ai 50.000 miliardi di lire. Nella finanziaria del 2005 già bisognerà trovare i soldi per sostituire le una tantum di Tremonti (condoni edilizi e fiscali, vendita immobili, cartolarizzazioni varie, cosmesi contabili, ecc). Se si volesse aggiungere l’onere anche solo parziale per la riduzione delle tasse ci sono solo due strade: sfondare i parametri di Maastricht oppure introdurre ulteriori drammatici tagli per le grandi voci del bilancio dello stato: sanità, pensioni, scuola, trasferimenti a regioni ed Enti locali. Nell’uno e nell’altro caso le conseguenze sarebbero disastrose. Dobbiamo sempre ricordarci che aumentare il deficit annuo oltre il 3% del Pil non vuol dire solo venir meno ad un impegno preso con i partners europei ma vuol dire fare nuovi debiti che poi vanno pagati. Lo hanno fatto anche Francia e Germania (aiutati irresponsabilmente dall’Italia) ma questi paesi hanno la metà del nostro debito: pagano perciò ogni anno meno della metà dei nostri interessi. Un paese indebitato come il nostro se non contiene il debito sarà penalizzato dai mercati finanziari e vedrebbe salire vertiginosamente la già altissima spesa per gli interessi. Tagliare la spesa sanitaria, pensionistica e dell’istruzione e per gli enti locali sappiamo già cosa significa: a fronte di una minore imposta di 2/300 euro annui dovremmo acquistare, caro prezzo sul mercato beni essenziali. medicine, cure ospedaliere, servizi pubblici locali, istruzione, ecc. Tutto questo sarebbe fatto per dare attuazione ad una iniqua riforma fiscale che toglie ai più deboli per dare ai più ricchi: é già stato dimostrato che con la riforma Tremonti il 77% degli operai non avrebbero alcun vantaggio, mentre il vantaggio per un contribuente con un reddito di 18.000 euro sarebbe meno di 1/10 del vantaggio che avrebbe un contribuente con un reddito solo doppio. Una riforma iniqua perciò, pagata dai redditi minori in termini di minori servizi e minori garanzie. Il gesto disperato di un presidente irresponsabile alle prese con una maggioranza rissosa ed una difficile campagna elettorale: molti italiani hanno capito che conto fare di promesse di questa natura.
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