Il caporale, 27 anni…

Il caporale, 27 anni, si era ammalato di ritorno dalle missioni
nella ex Jugoslavia. Era stato abbandonato a se stesso
L’ombra dell’uranio impoverito
sulla morte del caporale Valery

Nessuna risposta agli appelli degli amici e alle interrogazioni parlamentari su una vicenda che rimane oscura

 

CAGLIARI – E’ stato tutto inutile. Le lettere al Presidente della Repubblica, l’interrogazione parlamentare di un deputato dello Sdi, il tentativo di consegnare una petizione al ministro della Difesa perché qualcuno di occupasse di lui. E infine il tam tam degli amici su Internet. Valery Melis, 27 anni, caporale dell’esercito italiano, ridotto su un lettino da un male che uccide, il linfoma di Hodgkin, è morto ieri sera tardi nell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari.

Il forte sospetto è che la sua malattia sia stata conseguente all’inalazione di polveri radioattive, si parla di uranio impoverito. Melis, aveva partecipato alle missioni di pace in Bosnia e Macedonia. Tornato a casa si era ammalato.

Era stato sottoposto a Milano al trapianto delle cellule staminali donate dalla sorella, ma il 23 gennaio le sue condizioni si sono aggravate costringendolo al ricovero in ospedale, in rianimazione.

Ma l’accusa che pesa sui vertici militari è quella di averlo abbandonato a se stesso, di non averlo aiutato a combattere la malattia, a far fronte alle spese per le cure. “Nessun militare è mai venuto a trovarmi”, raccontava Valery dopo la scoperta della malattia, diagnosticatagli nel 1999, al rientro dall’ultima missione di quattro mesi in Macedonia. “Nessuno che mi dicesse: stai tranquillo ti stiamo vicini”. Il suo caso era stato denunciato anche da un amico, il tenente Cristiano Pireddu, con lettere a quotidiani e tv. Pireddu era stato sospeso dal servizio.

Sul suo caso il deputato di Forza Italia Piergiorgio Massidda aveva presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio e ai ministri alla Difesa e alla Salute. “Sembrerebbe che Valery Melis sia stato completamente dimenticato dalle istituzioni”, scrive il parlamentare sardo, “e lasciato solo a combattere contro la terribile malattia, senza adeguati contributi economici da parte dello Stato. Ancora oggi al militare non sarebbe stata riconosciuta la causa di servizio. Addirittura gli sarebbe stato inizialmente sospeso lo stipendio, mentre i rimborsi per le cure mediche sarebbero stati assolutamente inadeguati”.


Ancora ieri Enrico Buemi (Sdi), aveva rivolto un’interrogazione al ministro della Difesa. “I militari ammalati dopo la missione in Kosovo hanno il diritto di ricevere aiuto dallo stato. E tutti i cittadini italiani hanno, inoltre, il diritto di avere le necessarie informazioni su quanto successo nell’ex Jugoslavia.
Perché si stanno ammalando i militari? Quali armi sono stati utilizzate nei Balcani?”

Per domani sera alle 20 in piazza Yenne a Cagliari i suoi amici avevano già organizzato una fiaccolata per contestare chi lo ha dimenticato Nei giorni scorsi, una manifestazione analoga era stata “sedata” con l’intervento della polizia.

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