Treni regionali nuovi o ristrutturati già malfunzionanti dopo pochi mesi

Il grande segreto di ogni macchina o opera è la manutenzione. Senza manutenzione , gli acquedotti romani non sarebbero giunti fino ad oggi , le nostre automobili non durerebbero più di tre-quattro anni, e così via.
A quanto pare Trenitalia l’ha dimenticato. Ieri pomeriggio sono stato a Venezia con il regionale veloce 2234 da Bologna. Sette vetture (se ho contato bene) tutte ristrutturate uno-due anni fa , di cui solo due metà (sì, due metà) avevano l’aria condizionata funzionante. Tutte le altre avevano – un regalo della ristrutturazione – i finestrini che si aprivano per una parte talmente piccola (immagino per motivi di sicurezza) che erano dei veri e propri forni.
Non è andata meglio al ritorno , con il regionale 2227 per Verona P.N. delle 17.12. Anche qui , dopo aver passato tutto il treno (pieno), l’aria condizionata funzionava solo (e in parte, ovvero non in tutta la carrozza) nella prima e ultima vettura.
Non immagino le condizioni dei poveri bolognesi o veronesi che hanno oltre un’ora e mezza di tragitto da fare.
Purtroppo questa è una costante, almeno in Veneto, da mesi e mesi. Appena treni nuovi vengono consegnati (anche i nuovissimi Vivalto a doppio piano sono spesso dei forni o gelidi d’inverno) , funziona tutto bene, ma basta che passino sei-sette mesi e diventano delle vere serre.

Dicembre 2005: il treno Vivalto n.4 in uscita dalla stazione di Santhià, diretto a Roma per l'entrata in servizio. Il treno è composto da una E.464, da 5 carrozze di cui una semipilota
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Poco può fare il personale di scorta del treno, che alza le mani al cielo di fronte alla cronicità di tali disservizi.
Serve manutenzione. Serve manutenzione. Serve farla. Serve a poco comprare treni nuovi e pubblicizzare attraverso giornali, sito di Trenitalia e in TV di aver speso centinaia di migliaia di euro per ristrutturare carrozze adeguandole con l’aria condizionata se poi non viene fatta la minima manutenzione necessaria per farla funzionare.
E’ la differenza tra lo spot e la realtà, uno spread che aumenta sempre più in questa povera Italia.

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