11 settembre: per non dimenticare

11 settembre: una data tragica, due anniversari drammatici.

11 settembre 2011

Qui l’11 settembre c’erano due torri: un simbolo dell’America. Adesso è soltanto un cimitero. E’ entrato nel linguaggio corrente con l’inedito termine di “Ground Zero”. Gli operai fanno turni di quattordici ore e hanno già sgombrato seicentomila tonnellate di macerie. Ne rimangono quasi altrettante. Qui si sono concluse le storie umane di 3000 persone. Poi ci sono quelle che viaggiavano sui due aerei pilotati dai terroristi, altre 157. Nelle loro tasche passaporti di sessanta nazioni. Tra i morti anche 479 vigili del fuoco, poliziotti, soccorritori. Finora poco più di 500 le vittime recuperate. Poi c’è il seguito del dramma: attacco al Pentagono, 189 morti. E ancora 44 defunti per quell’aereo che si è schiantato in Pennsylvania dopo che i passeggeri si erano ribellati ai pirati dell’aria. Forse quelle torri rimarranno soltanto nei ricordi e nelle cartoline illustrate. […]

Chiesi allo scrittore Paul Austen che cosa era cambiato nella vita della città: “Quasi tutto e quasi nulla. Ha sofferto, è stata in lutto. E’ come se a qualcuno di noi fosse morta una persona cara, la mamma, il fratello, un parente. […] C’è stata una enorme fiaccolata per strada: all’inizio erano cento persone, si è conclusa con un corteo di migliaia, che procedevano con le candele verso la caserma. […] Per la prima volta l’America è stata vulnerabile agli attacchi del mondo esterno. E’ stato un trauma psicologico, una forte emozione: forse siamo stati un po’ ingenui. L’ansia è una conseguenza di questa situazione: è difficile assorbire quello che è successo. Cosa ci aspettiamo dal nuovo anno? A questo punto molti di noi sono felici di essere vivi.”

(Enzo Biagi, Era Ieri, Rizzoli, 2005)

 

 

11 settembre 1973

A onor di cronaca e nel pieno rispetto delle circa 3.000 vittime del più grave atto terroristico della storia avvenuto l’11 settembre 2011 a Manhattan, va detto che  la data in questione non può e non deve riguardare esclusivamente l’attentato al World Trade Center di New York.
L’11 settembre 1973 infatti, a Santiago del Cile, un colpo di stato militare deponeva e causava la morte del presidente socialista Salvador Allende e instaurava la dittatura del generale Augusto Pinochet, che di morti ne avrebbe causato oltre 40mila. Un colpo di stato nel quale, storicamente, è provata l’influenza dei servizi segreti americani, ovvero, la CIA.
Salvador Guillermo Allende Gossens, nato a Valparaíso il 26 giugno 1908, fu ucciso durante il golpe a Santiago del Cile l’11 settembre 1973. Era stato eletto il 3 novembre 1970.
Laureato in medicina all’Universidad de Chile, ne venne allontanato per motivi politici alla fine degli studi. Nel 1933 partecipa alla fondazione del Partito Socialista Cileno e quindi è eletto deputato al Parlamento nel 1937. Nel 1943 è nominato Segretario del partito e in seguito è chiamato al governo come ministro della sanità e poi senatore nel 1945.
Le circostanze della morte sono ancora oggi avvolte nel mistero, almeno sotto l’aspetto pubblico. Alcuni dicono che si sarebbe suicidato all’interno del palazzo assediato dai militari comandati da Augusto Pinochet, che poco dopo inaugura una dittatura militare. I sostenitori si riferiscono ad Allende come Compañero Presidente (“Compagno Presidente”) e lo ricordano come uno dei pochi rivoluzionari non violenti.
La storia ha reso celebre le sue ultime parole alla radio prima della morte. “Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento“.
Secondo una delle diverse ricostruzioni storiche Allende si sarebbe barricato con la sua guardia di sicurezza, un pugno di uomini conosciuti come “Grupo de Amigos Personales” o “Grupo Amigos del Presidente” (GAP) all’interno degli uffici della Palacio de la Moneda. Tra le persone rimaste vi era anche Luis Sepúlveda e la segretaria personale di Allende, Miria Contreras detta Payita, che si era trattenuta contro il volere del Presidente.
Allende, ignaro che la sua casa era anch’essa stata bombardata, respinse ogni ipotesi di fuga, sia organizzata dai suoi uomini, sia come un possibile aiuto fornito dalla Massoneria ad un confratello in grave pericolo.
La versione ufficiale della morte, confermata dal medico personale, Patricio Guijon, è che il Presidente si sarebbe tolto la vita con un fucile AK-47 donatogli da Fidel Castro, mentre altri sostengono che fu ucciso dai golpisti di Pinochet mentre difendeva il palazzo. Sono anche state avanzate ipotesi circa il fatto che potrebbe essere stato ucciso da una guardia del corpo cubana su ordine di Castro, per poterne usare la morte a fine propagandistico, ma tale ipotesi, propugnata da storici ostili ad Allende, non ha mai trovato riscontri. L’autopsia, per altro svolta in modo superficiale, ha confermato la versione del suicidio. Tesi che va a sostenere l’ipotesi di una delle figlie, secondo la quale il presidente si sarebbe ucciso pur di non arrendersi a Pinochet, che voleva offrigli l’esilio al posto dell’arresto, almeno a parole.
Italia e Svezia furono le uniche nazioni a non riconoscere mai il regime di Pinochet e per tutti i 17 anni di dittatura ufficialmente rimasero in carica gli ambasciatori accreditati da Salvador Allende.
Il 13 settembre la Giunta Militare sciolse il parlamento e proibì i partiti politici. Alla famiglia Allende fu concesso di andare in esilio all’estero, prima a Cuba e poi in Messico o negli Stati Uniti.
Pinochet avrebbe di fatto regnato con autorità e terrore per i successivi 17 anni. La violazione dei diritti umani da parte del suo governo è stata, come testimoniano prove inconfutabili, sistematica prassi quotidiana.
Documenti americani declassificati a partire dalla presidenza Clinton indicano come la CIA, il servizio segreto degli Stati Uniti d’America, abbia finanziato e appoggiato il rovesciamento di Allende, incoraggiando l’uso della tortura da parte delle forze armate di Pinochet

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